L’inventore e padrone dei sondaggi politici

12 Giugno 2023

Altri parleranno delle centinaia di sfaccettature, dei molteplici interessi che hanno posto Silvio Berlusconi al centro di quasi tutti i mondi conosciuti, dal calcio alla finanza, dall’editoria alle costruzioni, dalla politica alle donne, e di infiniti altri ancora. Qui vorrei parlarvi invece di un campo di attività di cui mi occupo piuttosto spesso, e che in qualche modo lo ha visto grande protagonista, specie nel nostro paese: il terreno della ricerca demoscopica o, se volete, dei sondaggi politici.
Si potrebbe quasi affermare che, senza il suo stimolo, questo terreno sarebbe rimasto incolto, in Italia, probabilmente per molti anni ancora. Siamo all’inizio degli anni Novanta, poco più di un trentennio orsono. A quel tempo, erano ancora in pochi a credere alla potenzialità dei sondaggi; non si contavano gli scettici sull’utilizzo delle rilevazioni demoscopiche per comprendere gli umori del pubblico. Erano in molti a diffidare di questo strumento, ritenuto acerbo e superficiale, incapace di cogliere in profondità i complessi meccanismi che regolano il rapporto tra attitudini e comportamenti, tra valori e abitudini di vita. Nonostante le pressanti sollecitazioni dei più avveduti ricercatori, aziende e partiti politici, media e istituzioni preferivano evitare di ricorrere alle tecniche demoscopiche per rilevare la portata di un certo fenomeno, per comprendere la diffusione di certi atteggiamenti.

Poi, all’inizio degli anni Novanta, la svolta. Cosa accadde dunque in quel periodo? Due furono gli elementi alla base della rapida crescita demoscopica italiana: la diffusione del telefono e, soprattutto, la cosiddetta “discesa in campo” di Silvio Berlusconi nell’agone politico. La capillare diffusione delle linee telefoniche fino alla quasi totalità delle famiglie italiane (95%) permetteva di avere campioni finalmente rappresentativi della popolazione, attraverso appunto accurate ed economiche interviste telefoniche. Ancora una volta però, il mondo politico non appare subito particolarmente sensibile né interessato a questo nuovo strumento. Già prima i politici si dimostravano diffidenti nei confronti della vecchia e nobile ricerca, i cui risultati cozzavano spesso con la diffusa metodologia del “bagno di folla” o del “fiuto” personale. In quei primi anni, i nuovi metodi di indagine sembrano loro (a volte non senza qualche ragione) ancor meno affidabili, meno approfonditi dei precedenti, troppo superficiali e, tutto sommato, un po’ inutili.

È soltanto grazie all’entrata in politica di Berlusconi che si assiste ad un cambiamento senza precedenti nel rapporto tra politici e sondaggi. Questi cominciano ad essere realizzati non solo per finalità conoscitive, ma anche per il loro possibile utilizzo come strumento di comunicazione e persuasione politica: nel corso della campagna elettorale del 1994, facendo appello alla presunta obiettività dell’indagine demoscopica, gli orientamenti di voto (a volte “gonfiati” ad arte) vengono divulgati con il preciso scopo di testimoniare il consenso crescente per la neonata Forza Italia.
Indifferente alle critiche e ai richiami dei settori specialistici, la strategia mediatica di Berlusconi continuava a concentrarsi sull’enfatizzazione del consenso per la sua nuova creatura politica. I sondaggi venivano dunque utilizzati da Berlusconi con un duplice obiettivo. Da una parte, per registrare gli orientamenti e gli atteggiamenti degli elettori, fornendo quindi elementi precisi per impostare e condurre la campagna elettorale. Dall’altra, per farli diventare efficaci strumenti di persuasione nei confronti in particolare di tre soggetti: i media, che indotti quasi quotidianamente a testimoniare la presenza del suo nuovo partito, agiscono come cassa di risonanza dei positivi risultati virtuali di Forza Italia; gli elettori, soprattutto quelli incerti, che vengono costantemente “confortati” nella loro possibile futura scelta in direzione del partito di Berlusconi; il personale politico di Forza Italia, che partecipa attivamente alla campagna e ha bisogno di mantenere alta la soglia dell’entusiasmo.

Come oggi sappiamo, la strategia del costante controllo delle opinioni e dei bisogni degli elettori si rivelò vincente, riuscendo a garantire a Forza Italia, accanto naturalmente agli altri fattori più prettamente legati all’offerta politica e alla capacità comunicativa, un deciso ed elevato consenso da parte dell’elettorato, che lo fece diventare per molti anni il partito più votato.
L’utilizzo da parte del leader di Forza Italia dello strumento demoscopico è stato costante e, a volte, talmente pervasivo da farne oggetto di pesanti ironie provenienti dai suoi detrattori. Ma era ben nota la maestria di Berlusconi nel campo del marketing e la sua capacità di utilizzarlo a fini elettorali; è quindi possibile che l’ironia intorno all’uso che egli faceva delle indagini demoscopiche scaturisse da una malcelata invidia sulle sue indubbie capacità di gestire queste tecniche di analisi e di comunicazione. Il persistente successo politico di Forza Italia avrebbe dovuto peraltro indurre a valutare con maggiore prudenza i suoi sondaggi, distinguendo quelli riservati, mirati a mettere a punto tattiche e strategie, da quelli usati per comunicare, per persuadere gli elettori ancora incerti mostrando, attraverso la divulgazione degli orientamenti di voto, quanto fosse generalizzato il suo consenso e la sua popolarità come capo del governo.

Crisi di immagine della politica, tramonto delle ideologie, minor presenza di “terminali” dei partiti sul territorio, maggiore mobilità elettorale, elezione diretta degli amministratori locali, personalizzazione della politica e, a volte, sistema maggioritario a livello di collegio: sono stati dunque questi i principali motivi della crescente “fortuna” dei sondaggi in ambito politico, da quei primi anni in poi. E poco alla volta i più avveduti hanno compreso meglio i limiti e i vantaggi della ricerca demoscopica. Insomma, nonostante la sua figura sia stata accompagnata da reazioni talvolta molto negative, la capacità di Berlusconi e del suo staff di utilizzare al meglio uno strumento così potenzialmente ricco come la rilevazione demoscopica ha prodotto buoni frutti per tutte le aree politiche, e ha di fatto mutato il rapporto tra cittadini, politica e partiti. Tanto che oggi, senza sondaggi, tutti si sentono un po’ nudi. Senza rete di protezione.

Università degli studi di Milano

TAG: berlusconi, sondaggi politici
CAT: Partiti e politici

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