Un delitto: il narcisismo simbiotico nella morte

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29 Giugno 2020

La terribile storia del padre separato che uccide i due figlioletti e poi si ammazza, aldilà dello sgomento e della compassione, pone dei problemi sia a chi si occupa professionalmente degli sconvolgimenti psicologici sia anche alla gente in generale, che può avere tanti difetti ma che, a grande maggioranza, ha una stabilità affettiva nei riguardi dei figli e dei bambini molto salda.
Qui va anzitutto fatta una premessa, diciamo di carattere prognostico, e cioè che nonostante le premesse, la predizione di comportamenti di questo tipo, è quanto mai fragile. Anche perché sembra che lui non avesse il “normale” bagaglio delirante che spesso qualche violento manifesta. Purtroppo, noi che facciamo questo mestiere dobbiamo avere lo stesso atteggiamento che hanno poliziotti e magistrati, rispetto a chiunque: cioè una cauta sospettosità, anche se vissuta come offensiva, ovviamente, da tutti. Cioè le potenzialità violente sono presenti ovunque. Il problema è non metterle in atto.
Ma sulla terribile tragedia che è avvenuta noi possiamo ipotizzare che ad un atteggiamento paranoide contro la moglie con una delirante accusa(magari non manifesta) di volergli togliere i figli, è probabilmente subentrata, sulla scia della vendicatività, una visione,anche questa delirante, di una “partenza” di sé con i bambini verso una nuova condizione umana: quella di una simbiosi narcisistica di allontanamento dal mondo. Questo è quello che accade spesso negli omicidi-suicidi. Ce ne andiamo insieme ma non perché ti possiedo, ma perché nella morte diventiamo una cosa sola, in un luogo idealizzato. La tentazione simbiotica nasce dentro di noi già nel ventre materno e si prolunga nei primi mesi di vita con quel legame corporeo dell’allattamento e delle cure materne. E continua essere un’aspirazione costante. L’odio e la vendicatività ne traggono, purtroppo, vantaggio.

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CAT: Psicologia

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