Fentanil, il nuovo oppio dei popoli
Per avere un’idea della portatata del problema della dipendenza da oppiacei negli Stati Uniti che continua a causare ogni anno decine di migliaia di morti, partite dalla visione del documentario ” Tutta la bellezza e il dolore”. La regista Laura Poitras riprende la storia intima ed emozionante di Nan Goldin, una delle più influenti fotografe contemporanee. Mitica la scena del flashmob trasformata in una sequenza cardine del suo film Leone d’oro, scena in cui Nan Goldin entra nel museo Guggenheim di New York insieme a decine di altri attivisti. La sua fu una delle più celebri proteste contro la famiglia Sackler, proprietaria della Perdue Pharma produttrice dell’OxyContin( ossicodone) e nata finanziatrice di intere sale dei musei di tutto il mondo, Guggenheim di New York compreso. A spingere la protesta di Goldin è la certezza che la casa farmaceutica, ripulendosi la reputazione in opere di mecenatismo, sia responsabile dell’espansione della dipendenza da oppiacei negli Stati Uniti senza resistenze da parte delle istituzioni. Il legame tragico tra Goldin e Purdue Pharma ha origine dopo un banale incidente e la regolare prescrizione di un antidolorifico, l’OxyContin, molto comune negli Stati Uniti nonostante il forte effetto narcotico. Nella scena del flashmob, la pioggia di prescrizioni mediche, nome della performance, cade fra le spirali bianche del celebre edificio di Frank Lloyd Wright, mentre un coro di voci, fino a quel momento nascoste fra i visitatori abituali, si alza urlando e ripetendo: “Quattrocento mila morti”.
Il fentanil è un potente oppioide sintetico molto usato sia in medicina sia come sostanza stupefacente, che oggi è la prima causa di morte tra chi ha tra i 18 e i 49 anni negli Stat Uniti. Il suo abuso è considerato una delle cause, insieme al Covid 19, dell’abbassamento dell’aspettativa di vita statunitense negli ultimi anni. La maggior parte del fentanil venduto negli Stati Uniti proviene dalla Cina, principalmente attraverso due canali: direttamente per posta, tramite acquisti online, o indirettamente, passando dal Messico. Negli ultimi anni questo secondo metodo ha preso il sopravvento, ed é nata una rete di collaborazione criminale tra i narcotrafficanti cinesi e messicani. I laboratori cinesi producono le sostanze chimiche necessarie alla produzione del fentanil e le inviano in Messico, dove i cartelli della droga le utilizzano per fabbricare il prodotto finito, che viene poi contrabbandato negli Stati Uniti.
I derivati naturali e semisintetici dell’oppio, come l’eroina e la morfina, vengono raggruppati nella categoria degli oppioidi insieme ai composti sintetici che, pur non essendo ricavati dall’oppio agiscono in modo simile sulla percezione del dolore. La morte per overdose da queste sostanze negli ultimi vent’anni sono state superiori alle vittime statunitensi della prima e seconda guerra mondiale messe insieme.
L’origine di questa crisi viene fatta risalire al numero elevatissimo di prescrizioni di oppioidi da parte dei medici e farmacie online che non eseguivano controlli approfonditi e prescrivevano potenti analgesici, come morfina e ossicodone, in modo spregiudicato. Queste prassi hanno portato i pazienti a sviluppare non solo una dipendenza dalla sostanza, ma anche una certa tolleranza, e quindi alla necessità di dosi sempre più forti per sortire gli stessi effetti analgesici. Di fronte all’impossibilità di ottenere continue prescrizioni, o prescrizioni con dosaggi più elevati, moltissime persone sono passate all’eroina o ad altri oppioidi illegali, più potenti, più facili da ottenere e meno costosi dei farmaci.
Il fentanil é un potente oppioide sintetico, prodotto in laboratorio a partire da altri composti chimici, chiamati precursori. Quando è prodotto e venduto legalmente, viene utilizzato in medicina come analgesico e anestetico. Ma il fentanil, oltre a essere un prodotto sintetico, presenta un’altra caratteristica che é fondamentale per capire perché si sia diffuso così tanto: é circa 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte della morfina. Questo significa che per raggiungere un certo effetto, é necessaria una quantità di fentanil molto più piccola rispetto all’erogazione o sostanze simili. Questa caratteristica lo rende molto più facile da contrabbandare e far arrivare negli Stati Uniti, o anche semplicemente da spostare e spacciare all’interno del Paese.
La Cina è uno dei maggiori produttori mondiali di fentanil e sostanze ad esso analoghe. In Cina produrle non era illegale, bastava evitare i controlli alla dogana che non venivano effettuati in modo sistematico. Con l’aumentare della crisi, sono aumentare le pressioni da parte di Wasginghton perché Pechino monitorasse la produzione interna di queste sostanze. Finché durante il G20 i due Paesi hanno raggiunto un accordo : la Cina ha posto sotto controllo la produzione di fentanil, dei suoi analoghi e dei suoi precursori. Poco dopo é scoppiata la pandemia di Coronavirus che se da una parte ha rallentato la produzione di oppioidi, soprattutto perché uno dei principali centri di produzione era Wuhan, epicentro della pandemia, determinando un aumento di prezzi dovuto alla diminuzione dell’offerta, dall’altra parte ha determinato un aumento della richiesta. Il Covid ha contribuito ad un aumento dell’uso delle sostanze stupefacenti negli USA, sia per la facilità di ricevere pacchi a casa sia per lo stress dovuto alla crisi stessa, all’isolamento, alle difficoltà economiche, alla mancanza di una normale routine. Ciò ha portato ad un incremento delle morti per overdose da oppioidi anche nel 2020.
Se è vero che il fentanil e i suoi precursori sono stati aggiunti alla lista delle sostanze che vengono controllate dalle autorità di Pechino, é anche vero che é facile cambiare leggermente la composizione chimica dei precursori per produrne di nuovi, non ancora posti sotto il controllo, ma che funzionano allo stesso modo.
Ridurre l’arrivo di fentanil e analoghi negli Stati Uniti rappresenta una delle possibili strategie per contrastare la crisi degli oppioidi. L’amministrazione del presidente Biden sembra aver abbandonato le politiche della cosiddetta War on Drugs, ovvero la dura repressione e proibizione di sostanze stupefacenti: si é concentrato sull’evitare le morti per overdose, garantire accesso a cure mediche per le persone dipendenti dagli oppioidi, e su prevenzione e sensibilizzazione. Il piano governativo ha stabilito ingenti fondi federali per gli Stati più colpiti dalla crisi, semplificazioni legislative e amministrative per rendere l’accesso alla terapia più facile e infine una massiccia campagna di informazione pubblica.
Biden ad esempio ha approvato misure per facilitare la prescrizione di buprenorfina da parte dei medici. Il trattamento della dipendenza con buprenorfina o metadone, sebbene sembra contraddittorio trattandosi di due oppiacei, se somministrati seguendo le giuste indicazioni, aiutano i pazienti a superare le crisi di astinenza, e quindi a evitare ricadute, senza produrre effetti euforici o di sonnolenza tipici dell’eroina, fentanil o altri oppioidi. Per contenere il numero dei morti da overdose, l’amministrazione Biden punta a rendere l’accesso al naloxone più semplice, è possibile, infatti, acquistabile in alcune farmacie senza prescrizione. Questo farmaco, in situazione di emergenza, agisce come antitodo durante un’overdose da oppioidi, permettendo alla persona di ritornare a respirare. Persino le forze dell’ordine sono ormai munite di naloxone, nelle zone più colpite dalla crisi.
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