Roma, smentisci il pessimismo: sorprendici con l’organizzazione per il Giubileo
Lo ammetto: la mia prima reazione al Giubileo straordinaria è stata “Perché ci fai questo Francesco?”. Ho compreso le ragioni della Chiesa, ci mancherebbe. Ma l’annuncio del Pontefice mi ha provocato una oggettiva destabilizzazione, con il pensiero fisso: Roma non è in grado di affrontare una prova così impegnativa, perché non funziona. La Capitale ha troppi problemi nella quotidianità, nei trasporti, nella gestione del traffico, nella sua (in)vivibilità. E non è capace di accogliere milioni di pellegrini. Ho anche pensato che il sindaco Marino non ha la forza di gestire un impegno così gravoso. Roma sarà così costretta a una figuraccia, amplificata dal palcoscenico internazionale. L’immagine dell’Italia, insomma, potrebbe essere ulteriormente sbeffeggiata all’estero.
Peraltro, rispetto al Giubileo del 2000 la città non ha il tempo di predisporre un piano che possa migliorare le proprie infrastrutture. Quindi la ragione suffraga la reazione istintiva del “Perché ci fai questo Francesco?”. A dire il vero non sono stato il solo: sui social sono fioccate le ironie su Roma invasa per il Giubileo con il corollario di nefaste previsioni di disagi. Insomma, l’Anno Santo della Chiesa viene (pre)visto come l’Anno Nero della Capitale. Tra le pieghe dell’organizzazione si annida un pericolo ulteriore per i cittadini: l’attenzione sulle zone centrali può favorire la tendenza a nascondere la polvere sotto il tappeto. Che tradotto significa: mettere lustrini e paillettes in centro, e abbandonare ancora di più le periferie (do you remeber Tor Sapienza?).
Eppure, superato lo shock iniziale, per una volta voglio immaginare che Roma possa sorprendermi. Per paradosso l’amministrazione può capovolgere lo svantaggio di non avere tempo per prepararsi: è vero, manca la possibilità di varare progetti magniloquenti, ma questo può andare a favore di “piccole opere” che possano rendere più funzionali i servizi. Così, almeno a poco meno di nove mesi dall’inizio, sogno che il Giubileo possa stupirmi.
E per farlo è importante seguire poche semplici linee guida: il rafforzamento del trasporto pubblico, attraverso un potenziamento e una razionalizzazione delle corse di metro e bus (stimando con attenzione gli orari di maggiore afflusso); la predisposizione di appositi spazi pedonali; la chiusura rapida dei cantieri (vedi Metro C, che – guarda caso – fu pensata per il Giubileo del 2000) e di ogni intralcio per la circolazione; il dialogo tra Istituzioni su tutti i livelli e la valorizzazione dei luoghi di pellegrinaggio “meno noti”, in modo da sgravare il centro dall’accoglienza del flusso di fedeli. Una serie di idee semplici, senza grosse pretese. E le prime dichiarazioni di Marino sono incoraggianti: almeno nelle intenzioni, vanno proprio in questa direzione.
L’impegno, insomma, deve essere canalizzato sul “piccolo e facile”, invece del “grande e stupefacente” che spesso si rivela irrealizzabile. Se non addirittura solo un giochino utile per chi vuole soddisfare l’ingordigia alla tavola imbandita dei Grandi Eventi: le italiche cronache sono piene di ruberie connesse a iniziative di respiro internazionale. E in tutto ciò non bisogna dimenticare che la città arriva dallo scandalo di Mafia Capitale, che è sparito dalle prime pagine ma che resta una ferita sulla credibilità politica della città. Così l’Anno Santo straordinario annunciato da Papa Francesco può rivelarsi una straordinaria occasione per Roma. Almeno così voglio sperare, lasciando per un po’ da parte il pessimismo della ragione.
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