Dei diversi usi di una parola: «genocidio» o «massacro» degli armeni?
In qualsiasi momento di una discussione che miri a risolvere una divergenza di opinioni (cioè a raggiungere una conclusione condivisa), deve essere consentito chiedere di […]
Alcuni errori e alcune difficoltà nei ragionamenti possono essere dovuti ad assunzioni ingiustificate. Da un punto di vista retorico questo può trasformarsi in un tentativo di indurre ad assumere la verità di qualche proposizione non provata e non giustificata. Le fallacie di presunzione rappresentano salti ingiustificati nelle argomentazioni: le premesse sono cioè spesso irrilevanti per la conclusione. Se è vero che in ogni fallacia c’è un salto o un’assenza di rilevanza per la conclusione, la particolarità delle fallacie di presunzione è di esibire la supposizione tacita di qualcosa che non è stato presentato come sostegno (e che spesso non può esserlo). Una mera ipotesi viene presa come se non fosse da dimostrare o da argomentare.
Le fallacie di presunzione operano a ogni livello di argomentazione:
· possiamo supporre che un evento ne causi un altro in assenza di prove contrarie, così come possiamo considerare che la causa ipotizzata non sia quella vera in assenza di prove di conferma (in entrambi i casi commettiamo la fallacia detta non causa pro causa);
· possiamo supporre che tra due casi sussista qualche analogia quando invece sono diversissimi (falsa analogia);
· oppure che l’autorità di qualcuno sia decisiva per deliberare su un determinato argomento mentre invece questo qualcuno si è semplicemente fatto passare per un esperto (ad verecundiam);
· possiamo, infine presupporre che un esempio (o alcuni) possa bastare per ricavare una regola, come quando dal comportamento di una persona di una determinata etnia o cultura ricaviamo caratteristiche riguardanti l’intero gruppo del quale si presume che l’individuo faccia parte o nel quale (forse) si riconosce (generalizzazione abusiva);
· una presupposizione è anche la tesi secondo cui l’eccezione conferma la regola;
· sulla presunzione si può basare anche l’argomento detto ad consequentiam, o della brutta china.
I diversi tipi di fallacie di presunzione spesso possono interagire. Se una regola viene confutata tramite un esempio contrario, che rischia di non essere isolato, deve allora essere riformulata la regola stessa. La formuletta “l’eccezione conferma la regola” ha però un aspetto quasi magico, permettendoci di immunizzare la regola anche di fronte a eccezioni sempre più numerose. È la base per un pregiudizio, quando è associata a determinazioni d’essenza come “Tutti gli italiani sono mafiosi” o “Tutti i musulmani sono bombe umane”. Se prendiamo in considerazione l’ultimo esempio, oggi particolarmente rilevante per la sopravvivenza dello stato di diritto, se formulato come: “I musulmani sono tutti attentatori suicidi, quindi dobbiamo cacciarli, in quanto la loro semplice presenza determinerà la scomparsa della nostra civiltà”, introduce il modello argomentativo della brutta china, ma è basato su una presunzione divenuta regola. Si presume che un determinato atto (o omissione) determini delle conseguenze gravissime (quindi agisce sulle nostre paure), ma non si spiega perché.
Sulla presunzione si basano alcuni luoghi comuni utilizzati nelle dispute quotidiane:
· Gli argomenti detti “a priori”, nei quali, a prescindere dall’esperienza o dalla possibilità pratica di una prova, la premessa di una conclusione è data per scontata, e la conclusione ricavata con una parvenza di necessità deduttiva. Di questo tipo sono gli argomenti basati sulla natura o essenza, sull’etimologia (che celerebbe il vero significato della parola, quello originario).
· A tali argomenti si replica generalmente con altri argomenti a priori, ma uguali e contrari, con argomenti strutturali (analogia, paragone), oppure con argomenti “a posteriori”, basati sull’esperienza come fonte di validità (la storia, la generalizzazione stastistica) ovvero con argomenti affini a questi ultimi, detti pragmatici, basati sull’uso, sulle tradizioni o sulle conseguenze.
In generale, nelle nostre argomentazioni, sono presenti delle presunzioni quando:
· diamo per accertato ciò che dobbiamo dimostrare o una premessa indispensabile alla sua dimostrazione (petitio principii);
· analizziamo un problema come se tra le due possibilità da noi proposte, le quali potrebbero persino avere una sola conclusione pratica, non ce ne fossero altre (dilemma o falsa disgiunzione);
· colleghiamo premesse e conclusione senza che siano davvero collegabili o ignoriamo eventi che potrebbero mettere in discussione le nostre conclusioni (ignoratio elenchi o non sequitur);
· supponiamo una tesi essere vera in assenza di prove incontrovertibili a sostegno della tesi contraria (argomento ad ignorantiam), il che costituisce una fallace inversione dell’onere della prova.
La forma incompleta o implicita di un argomento deduttivo utilizzata nel linguaggio quotidiano e che ha un travolgente effetto persuasivo è l’entimema. Tale strumento è particolarmente usato nelle dispute, perché più difficile è riconoscerne l’invalidità. Può assumere l’aspetto di una domanda tendenziosa, che ci spinge a dire qualcosa che ci potrebbe mettere nei guai, obbligandoci a rispondere con un semplice “sì” o “no” quando ci viene chiesto, per esempio, “Ha smesso di attentare alla sicurezza dello Stato?” o (ripensando all’epoca di McCarthy) “Quanti sono i pericolosi comunisti che lavorano presso la CIA, 110 o 175?” (senza prima chiedersi se ci sono davvero).
Quali strategie argomentative si possono mettere in atto al fine di replicare a una fallacia di presunzione?
Replica alle fallacie di presunzione
1) Innanzitutto si tratterà di richiamare l’attenzione sulle premesse contrabbandate. Questo presuppone (e implica) che non si ragioni con i paraocchi, dando troppo spesso per scontati i luoghi comuni che usiamo nell’argomentazione quotidiana.
2) In secondo luogo occorrerà controllare tali premesse. Così occorrerà verificare se l’essenza, la regola, le generalizzazioni, l’autorità di qualcuno, le etimologie, l’uso, le conseguenze ecc. siano davvero tali, se le analogie tengano, se le generalizzazioni non siano affrettate o abusive, se le regole non siano piene di eccezioni.
3) In terzo luogo si verificherà la connessione tra premesse e conclusioni, che potrebbe non essere legittimata o essere molto debole.
4) In particolare, per quanto riguarda le conclusioni determinate dagli argomenti ad consequentiamo o della brutta china, occorrerà prendere in considerazione se le conseguenze gravissime siano davvero legittimate. È infatti sempre possibile che:
– le conseguenze temute non derivino necessariamente dalla decisione che si vuole prendere;
– il futuro sia incerto;
– la scelta di un altro scopo elimini le conseguenze negative;
– prevalgano conseguenze positive;
– mezzi alternativi per raggiungere il medesimo scopo siano esenti dalle temute conseguenze negative;
– diversamente si abbiano conseguenze peggiori.
Riferimenti
Douglas Walton, Slippery Slope Arguments, Cambridge 1992.
Adelino Cattani, Discorsi ingannevoli. Argomenti per difendersi, attaccare, divertirsi, Padova 1995.
Giovanni Boniolo & Paolo Vidali, Strumenti per ragionare, Milano 2002
I.M. Copi & C. Cohen, Introduzione alla logica, Bologna 1999.
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