Che differenza c’è tra il gas di Putin e quello dell’Egitto di Regeni?

13 Aprile 2022

Morto un dittatore indispensabile se ne fa un altro.
Sul Corriere della Sera si racconta infatti che per sostituire già dal prossimo inverno il gas sporco di sangue di Putin si è stretto un accordo importante con l’Egitto. Dopo quello con l’Algeria dei giorni scorsi, dunque, altro gas mediterraneo si prepara a sostituire quello russo. Con questi accordi – spiega Federico Fubini – ci si appresta dunque a rimpiazzare già quasi la metà del gas dell’invasore russo.

Bene, naturalmente. Non benissimo, però, se appena ci si ricorda che l’Egitto è lo stesso paese che non sta collaborando con le autorità italiane per scoprire chi, come e perché ha ucciso Giulio Regeni. Nonché lo stesso paese che sta mostrando un concetto di “giusto processo” molto particolare – diciamo così – sulla pelle di un altro cittadino italiano, Patrick Zaki. Proprio per queste ragioni – si legge nell’articolo -, ed in particolare per la vicenda Regeni, il governo ha deciso di tenere un “basso profilo”, su questo accordo, e non sono previste visite ufficiali di Draghi.

Dalle parti di Palazzo Chigi, evidentemente, devono credere che fare o non fare la visita ufficiale faccia tutta la differenza del mondo. E che comprare 3 miliardi di metri cubi di gas sia un gesto molto meno politico se non viene suggellato da una foto opportunity. Qui, invece, siamo all’antica, e pensiamo che fare o non fare accordi economici sia la sostanza della politica, sia quel che costruisce poi gli equilibri di oggi e i diritti di domani. Valeva ieri, quando consegnavamo le chiavi delle nostre industrie e delle nostre case riscaldati a Putin. E vale oggi, quando facciamo lo stesso con l’Egitto. Varrà domani mattina, quando una famiglia italiana continuerà ad aspettare verità e giustizia. Con un po’ meno di speranza, rispetto a ieri.

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CAT: Geopolitica

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