Attenti a quei due

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14 Febbraio 2019

Il provincialismo italico è rimasto colpito dall’idea che qualcuno in un dibattito parlamentare possa dare del burattino a un premier che noi sappiamo benissimo esserlo ma ci inalberiamo se ce lo dice qualcun altro. Va bene, arrabbiamoci, tanto sappiamo che anche tutte le altre cose del discorso di Verhofstadt sono ineccepibilmente e crudamente vere e sono frutto di un governo che sul serio rischia di non avere mai fine per due ragioni che hanno a che fare con il sistema di voto italiano, proporzionale, e la ricerca del potere che solo il maggioritario con questi dati elettorali darebbe. E chi sostiene alacremente il governo sono i due principali, si fa per dire oppositori dello stesso, il duo al quale dobbiamo non lo sfascio ma la origine dello sfascio nel quale ci troviamo: Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
Partiamo dal secondo perché la sua è la classica scommessa a perdere: essendo sicuro di poter avere una seconda e forse chissà una terza chance nella arena politica serve un pessimo risultato del PD alle europee, così pessimo da permettergli di dire che mentre lui presentava libri e faceva spot per la sua città gli altri hanno litigato, discusso, promosso e disdetto cene, messo insieme e poi disfatto liste di Fronte Repubblicano, iscriversi e minacciare di dimettersi senza che le due cose abbiano un senso politico ma solo personale, andare con o senza il simbolo e l’appoggio di Repubblica ma alla fine sono tutti dei nulla al suo confronto. Il giglio magico rimane come unica opzione per salvare un PD ripulito da mezze figure, cioè un atomo, forse. Peccato che una scommessa a perdere va bene a lui ma non all’Italia perché ciò che servirebbe è o una opposizione sufficientemente solida da fare l’opposizione sul serio a questa banda di incompetenti o una opposizione così solida da candidarsi come forza credibile di governo. Mi pare che il disegno renziano, e non solo, non sia questo e non posso che esserne dispiaciuto se non altro ricordando i motivi che portarono il PD al 40% cinque anni fa: la immagine di un giovane leader che aveva sconfitto il passato e la contemporanea assenza di una alternativa sul fronte berlusconiano, disegno frantumato da una mai più  emendabile sconfitta referendaria, sarebbe il caso di britannicamente rendersene conto. Ma ancor più a sostegno del governo, e passiamo all’eterno primo, troviamo colui che ha inventato il maggioritario in Italia e ora dimostra di saper giocare al meglio nel proporzionale, per i suoi interessi o altro ora non voglio discuterne. Conscio di non avere chance di recupero sa che di fronte a una crisi di governo e a nuove elezioni un risultato che oscilli tra il 5% (il 95% degli italiani sono matti, lo ha detto lui) e il 10% abruzzese lo rende partner indispensabile per un governo di centrodestra, governo certo con Salvini presidente perché eletto a suon di voti ma dipendente dalla pattuglia di fedelissimi di Arcore come accadeva nella Prima Repubblica. E questa è per Salvini la sciagura delle sciagure perché vince ma non comanda e i suoi nel partito intanto crescono. E, si sussurra, che dopotutto anche al Quirinale proporzionalista per storia e vocazione una soluzione più tradizionale, cioè con un governo di centrodestra più affidabile sulla scena internazionale, certo non brillante ma migliore dei filomaduristi, non sarebbe ipotesi sgradita.
Per questo Salvini e Di Maio sono costretti a stare insieme almeno fino a quando la divina provvidenza non ci metta del suo per aiutare Salvini, non cambi lo statuto dei 5S sui due mandati che seppellirebbe un bel po’ di gente o, improbabilissimo ma possibile, non si cambi la legge elettorale.
Questo mi pare lo scenario dove chi è al governo comanda, è condannato a convivere nella insofferenza reciproca ma ha perso la partita  (lo avevo già scritto qui, mi si conceda) perché dopo le europee l’Italia sarà completamente isolata come ha anticipato Verhofstadt, piaccia o non piaccia; perché l’elettorato del Nord sta dando segni di inquietudine e pare fidarsi più dei governatori che dei ministri; e perché il Paese, la sua economia e le nostre vite stanno andando a rotoli ingrossando quel 41% di astenuti che attendono che arrivi sulla scena un cavaliere bianco a toglierci d’impaccio. Si sa, noi abbiamo sempre creduto alle favole, allo stellone e all’unto del signore nelle vesti dell’uomo forte: si sa mai che capiti perché a volte anche le favole, il giorno di San Valentino si avverano……

TAG: politica
CAT: Governo

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