Come abbiamo smesso di imparare. Al tavolo

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25 Aprile 2021

Di ciò che manca, bisogna fantasticare.

Il tavolo era vuoto.

Il fantasma delle uova, del caviale e delle spremute, stava a guardare la delusione di AMM.

Una lista laconica di un amanuense elettronico invitava a inquadrare un codice QR e inviare l’ordine in cucina. Sedeva in sala, sul lato opposto, incorniciato da una porta a vetri sul giardino con ulivo e lavanda, un solo altro avventore già pronto a partire, che sbirciava sul telefono il ritardo del taxi.

Nessuno schermo era consolante. Il monitor acceso sulla porta di servizio mostrava il lavoro in cucina, il suo del telefono raffigurava la stessa tavola imbandita a festa, proprio mentre nulla di tutto questo stava accadendo in sua presenza. Una colazione a distanza, per garantire la sicurezza e tornare presto insieme, la sua memoria era colonizzata dal refrain delle casse al supermercato. Per il cuore di AMM era la fine dell’innocenza. Dopo una prenotazione per un albergo dalla vita sospesa, seguita dal martirio della vasca da bagno, l’ablazione del buffet era un segno irrevocabile. La fine del mondo come lo aveva conosciuto fino ad allora era arrivata. Il deserto di Gigabyte lo abitava fino alle più intime corde della sua memoria.

Non restava più nulla da imparare, non il mangiare composto nel teatro di una sala colazione piena di specchi, non il pubblico di avventori e camerieri cui era abituato da bambino, non l’imbarazzo di non avere ancora finito mentre la sala si svuotava e il rumore delle voci cedeva a quello della posate da sparecchiare. A tutto questo il codice QR metteva la parola fine.

Iniziava a fantasticare di una preside elettronica, che c’era ma non in presenza, dunque mai assente e, al contrario della tavola deserta, questa idea lo consolava.

Fino a quando, insieme con il pensiero che anche il suo lavoro potesse essere sostituito da un robot che disegnava grafi di argomenti personalizzati in base a risultati di test per gli studenti, si manifestava in tutta la sua semplice magnificenza un uovo sodo in una lago di sale grosso, finalmente fra le mani di un essere umano in carne e ossa.

Immaginando il virus in agguato, l’unica reazione era stata assicurare meglio la mascherina, abbassare lo sguardo sul tovagliolo, e disinfettarsi le mani.

L’apparizione di due occhi umani, solo per lui, era un peso troppo grande da sostenere.

TAG: apprendimento, coronacene, tecnologia
CAT: Letteratura, Precari

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