Una nuova onda sta attraversando il dibattito politica italiana, ed è l’onda che vede un principale responsabile dello stallo, nella persona del Presidente Sergio Mattarella. Si dice, dicono, che se ci fosse stato Napolitano sarebbe stato diverso. Si dice, dicono, che insomma gestendo con più polso o dando più tempo a questi o a quelli, il risultato sarebbe stato diverso.
È tutto perfettamente coerente con la politica italiana degli ultimi anni, e tutto altrettanto falso.
Quando c’era Napolitano la situazione di contesto, ad esempio, era radicalmente diversa. Grazie al meccanismo del premio di maggioranza del Porcellum, che poi portó alla dichiarazione dell’incostituzionalità della stessa legge, il centrosinistra aveva la maggioranza almeno in una delle due camere del parlamento. Si usciva per di più da un anno abbondante di governo tecnico costruito però sulla base di una maggioranza sostenuta da Pd e Forza Italia. E c’era soprattutto la leva politica, non proprio irrilevante, di lavorare insieme a un percorso di riforme istituzionali congiunte. Napolitano aveva altro carattere politico, si dice, ma diverse erano le leve oggettive che poteva muovere.
La verità, brutale e spiacevole, è un’altra. I partiti politici italiani e le delegazioni usciti dalle elezioni del 4 marzo, non hanno nessuna voglia di accettare il compromesso politico che serve per far nascere un governo. Fino ad ora, almeno, é stato così. Tutti i partiti, nessuno escluso, hanno posto una serie di veti che hanno nei fatti escluso la possibilità di formare qualunque maggioranza. I 5 stelle hanno preteso che il centrodestra si rompesse, che è legittimo, ma ovviamente sbatte contro l’altrettanto legittima scelta politica della Lega. Il partito di Salvini esclude di poter governare coi voti del Pd. Altrettanto legittimo, altrettanto impossibilitante. Il pd esclude di poter governare con chiunque: e vale il discorso fatto finora.
Insomma, il gioco semplice dell’aritmetica è diventata l’unica regola – semplice, banalissima – della politica. Scommettendo sul fatto che le prossime elezioni saranno meglio, naturalmente pensando ciascuno per sè. Per definizione, la scommessa premierebbe qualcuno e punirebbe qualcun altro. Vedremo se, dove e quando cadrà la palla, se verso elezioni estive o autunnali – due inediti – oppure a un improbabilissimo governo di transizione, “neutrale”, finalizzato agli adempimenti amministrativi e alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia ricordata da Mattarella, cui tutti hanno già detto in varie forme di no.
Quel che sarebbe strano, alla fine della storia, sarebbe che invece di constatare la volontà dei partiti di tirare dritto, si finisse col dare la colpa a un Presidente della Repubblica che potrà solo constatare la realtà. Un presidente della Repubblica, è bene ricordarlo, che fu scelto dal pd renziano in aperta rottura del patto del Nazareno stipulato con Berlusconi, che voleva invece che si concordasse il nome, e il nome giusto sarebbe stato quello di Giuliano Amato. Davvero sarebbe cambiato qualcosa, e in meglio?
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