Una sinistra che non gioisce per una legge così importante non batterà mai Renzi

12 Maggio 2016

Non esistono gli odiatori di Renzi, sono un’utile invenzione degli amatori alla Velardi/Rondolino (fanno comunque coppia anche se scoppiati) fulminati sulla via della convenienza sentimentale. Non esistono gli odiatori giacchè l’odio, che è un’inclinazione molto definita dell’animo umano, ha bisogno di sedimentare, d’essere coltivato con amore nel tempo, di potersi insinuare nelle pieghe, nelle fibre, e lì rimanere. Per sempre. Renzi non ha storia, non ha una storia così complessa per contemplare un destino ineluttabile, persino definitivo, come l’odio imporrebbe. Nella nostra storia contemporanea, quel sentimento venne riservato, come tutti sapete, soltanto a Lui. Una bellissima storia di odio, ch’ebbe momenti di assoluta purezza. Pensare che possano esistere degli odiatori di Renzi è un pensiero sin troppo ingenuo, da discount dei sentimenti. E allora, quale configurazione dare a quella materia piuttosto vasta, che si può rubricare sotto due sostantivi: «avversione» e «ostilità»?

Per il momento, ciò che anima la vasta platea degli anti-renziani – e qui ovviamente ci riferiamo a uomini e donne di sinistra – è il sentimento dell’usurpazione. Che può trasformarsi in rabbia, che toglie particelle di freschezza, che non rende merito alle singole intelligenze, le quali, unendosi nei due sostantivi di cui sopra, avversione e ostilità, creano una somma che non fa il totale.

Ciò che è accaduto in occasione del varo della legge sulle Unioni Civili, un momento  davvero importante per il nostro Paese, è quanto di più malinconico si potesse vedere nel campo della sinistra. Fate voi stessi la prova: riprendete in mano i social, i siti dei giornali, qualunque piattaforma possibile, chiedete agli amici, siate curiosamente cronisti. Dal momento in cui la legge è entrata alla Camera per la sua definizione finale, tutta la sinistra che ha in avversione Renzi si è come cristallizzata, imbacalita dall’imbarazzo, non è stata più in grado di esprimere un sentimento, paralizzata dalla reale e concretissima possibilità che quella giornata così storica per il Paese finisse tra i meriti evidenti del presidente del Consiglio. E anche a legge fatta, quando era giusto liberare il proprio imbarazzo e scioglierlo in un compiacimento sincero per l’allargamento dei diritti a tante persone, niente, nessuno dichiarava niente, non c’era felicità condivisa, una parte di sinistra addirittura soffriva!

Questa sinistra non batterà mai Renzi. Una sinistra che non sa riconoscere i meriti degli altri, che in realtà, qui siamo al paradosso dei paradossi, sono anche i propri. Una sinistra che sta male se vince Renzi, anche se molti e molti italiani staranno meglio, sorrideranno, si abbracceranno per la conquista di quei diritti. Quelle persone devono (devono) sapere che i meriti sono condivisi. E invece, grazie al comportamento di certa sinistra, sapranno chi devono ringraziare e sarà solo Renzi. E attenzione, quelle persone felici se ne ricorderanno anche a ottobre, così come minacciano di fare, ma al contrario, quei deficienti vendicativi del Family Day.

Il risvolto più amaro per questa sinistra è non trovare mai pace. Non trovare pace in nessun luogo e in nessuna situazione. Non in Parlamento, non in direzione, non nelle piazze, non nei comitati, non nella lotta per le sindacature delle grandi città, nulla, un continuo tormento. Perché vivere in questa instabilità? Avversione e ostilità sono ancora sentimenti che permettono margini di movimento. Ecco, movimento. Dovrà trovare una chiave, questa sinistra orfana. Un’identità. Guardare positivo là dove è positivo. E combattere il Bomba quando fa il Bomba. Ma se fa il presidente del Consiglio, allora è meglio placarsi. E sorridere con lui delle cose buone.

TAG: diritti civili, Matteo Renzi
CAT: Partiti e politici

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