Variati: «Il PD difenda i poveri e il ceto medio, senza paura dei sondaggi»

24 Febbraio 2023

Nelle terre venete Achille Variati (classe 1953, una laurea in matematica) ha una fama quasi leggendaria. Storico sindaco di centrosinistra in una ricca città dal passato solidamente democristiano ma che negli anni si è spostata sempre più a destra (oggi Vicenza è governata dalla destra, e per certi versi ha anticipato la svolta meloniana), consigliere regionale in una regione solidamente di destra, sottosegretario degli interni (quota Zingaretti) ai tempi del Conte II, e ora eurodeputato, Variati è uno dei grandi vecchi del centrosinistra nordestino. In un’intervista a 360° il politico vicentino parla di UE, governo Meloni, Zaia, e delle sfide che attendono l’Italia, il nordest, e un Veneto con il fiato sempre più corto.

Il suo cursus honorum ha spaziato molto e l’ha portata a conoscere sia la realtà nazionale che quella del territorio. In base alla sua esperienza, quali sono le sfide che attendono il Paese nel 2023?

Prima di tutto c’è la sfida del lavoro. In Italia stanno crescendo le disparità nel lavoro e sarebbe necessario garantire un salario minimo. La seconda sfida è la povertà: il numero delle famiglie povere è aumentato, anche per effetto dell’inflazione, del caro-bollette e dell’aumento del costo della vita in generale, legato indirettamente pure alla guerra in Ucraina. L’8% delle famiglie, cioè circa 5,6 milioni di italiani, hanno un reddito mensile inferiore ai 640 euro. Il lavoro e il sostegno a questa parte di italiani sono sfide enormi che attendono questo governo.

Ce ne sono altre?

Il Pnrr non riesce a decollare. Ci sono grandi aspettative perché si tratta di un’opportunità storica per l’ammodernamento del Paese, come lo fu il piano Marshall dopo la Seconda guerra mondiale, però c’è il rischio che l’Italia stia sprecando questa opportunità. Stanno partendo progetti territoriali limitati, più semplici, ma le grandi questioni delle infrastrutture, dell’economia circolare, dell’ammodernamento telematico fanno una fatica terribile a decollare a causa di norme ancora inadeguate. Su tutto questo il governo, questo governo, ha grandi responsabilità. Per non parlare poi dell’evasione fiscale, che in Italia è una vera e propria piaga. E purtroppo le disposizioni della legge di bilancio 2023 non danno segnali reali di lotta all’evasione, anzi.

Secondo un recente rapporto della Fondazione Nordest, se nel 2000 il nordest italiano si collocava al decimo posto tra le 92 macroregioni NUTS europee per Pil pro capite, vent’anni dopo occupava il ventottesimo. Sappiamo anche che rispetto a regioni come l’Emilia-Romagna, la Lombardia e il Lazio, il Veneto, cioè la principale economia regionale del nordest, non brilla per capacità innovativa. A suo avviso quali sono i problemi e le sfide per questa parte d’Italia adesso?

I dati che ha citato sono una fotografia impietosa e purtroppo oggettiva. Il Veneto sta crescendo meno, e sta crescendo meno perché a mio parere la giunta Zaia merita il 110 e lode per la sua capacità comunicativa e di marketing, ma un voto più basso sul piano delle scelte che incidono davvero sull’economia. Penso ad esempio a tutto il piano delle infrastrutture, al riordino della portualità nell’alto Adriatico, agli interporti, alla crescita del nodo delle ferrovie per il trasporto su terra delle merci, oltre che delle persone. Su tutto questo si sono accumulati dei ritardi spaventosi, che causano grandi problemi per la competitività delle imprese del nordest. Stiamo pagando la difficoltà nel programmare per tempo, nel guardare lontano.

Un altro grave problema, che in realtà riguarda tutta la Pianura Padana, ma il Veneto in particolare, è l’inquinamento dell’aria. A Mestre, Padova o Vicenza si respira aria più inquinata che a Shanghai, significa che siamo in uno dei luoghi con l’aria più inquinata del mondo, con conseguenze evidenti sulla salute delle persone. Su questo, purtroppo, non si sta facendo quasi nulla, ma l’inquinamento è un altro elemento del drammatico impoverimento di questa terra veneta.

Il che è ancor più preoccupante con il cambiamento climatico in atto.

Sì, l’altissimo inquinamento da polveri sottili e ultrasottili si aggiunge appunto ai danni del cambiamento climatico, danni che si notano in montagna, pensiamo alla Marmolada per esempio, ma anche dalle malattie che stanno colpendo i boschi di conifere in Veneto, con batteri che le stanno facendo morire. È una situazione davvero molto difficile, che dipinge una regione con seri problemi da affrontare, e in piena contraddizione con quel Veneto del prosecco e della ricchezza che viene prospettato da certa politica.

Come giudica a oggi il governo Meloni?

È difficile giudicare un governo dopo così pochi mesi, specie con le grandi sfide che deve affrontare. Mi pare però incerto. L’unico vero elemento di giudizio per adesso è la finanziaria, che è una legge con delle contraddizioni e priva di scelte radicali, forti. È un bilancio a tinte pastello di fronte a un Paese con esigenze importanti, quelle che ho menzionato poco fa. E quando non si risolvono alcuni problemi nodali, come l’inflazione, il peso maggiore ricade sulle persone più deboli e sul ceto medio, che si sta radicalmente impoverendo. Quindi sospendo il giudizio perché non si può giudicare un governo per la sola finanziaria, però i segnali che arrivano sono quelli di un governo debole.

E cosa pensa di Giorgia Meloni, che fra l’altro è la prima donna presidente del Consiglio in Italia?

Una grande novità che per la verità non è stata apprezzata dalle italiane visto che Meloni ha sostanzialmente eliminato Opzione donna. A parte questo però, Meloni ha una grande esperienza politica, e dopo anni di presidenti del governo abbastanza tecnici, ora la politica sta tornando. E Meloni sin da ragazza è vissuta di politica più che di pane, credo che sostanzialmente non abbia mai lavorato fuori dalla politica. Quindi è senza dubbio una persona che si sa muovere bene nel politico, ma credo che abbia delle grandi debolezze nella conoscenza economica e strutturale del Paese, quindi per lei è essenziale essere circondata da persone che la possano aiutare.

La gestione dei flussi migratori è tornata in primo piano da quando è iniziato il governo Meloni.

Do un giudizio fortemente negativo sulle norme emesse recentemente, che in pratica impediscono alle navi di rispondere a un altro SOS se hanno già fatto un salvataggio in mare. È qualcosa di vergognoso, che tra l’altro è in contrasto con la legge del mare, perché in mare se qualcuno è in difficoltà ogni imbarcazione nelle vicinanze, indipendentemente dalla rotta, deve rispondere all’SOS. E poi si vedrà che non sono norme di questo genere ciò che fermano i barconi perché purtroppo molti di questi migranti, che sono migranti economici, scappano dalla povertà e cercano un futuro al di là del Mediterraneo. Però su questo punto c’è una grande assente.

Quale?

Lo dico anche nella mia veste di europarlamentare: l’Europa spesso si è girata dall’altra parte lasciando gli Stati membri che si affacciano sul Mediterraneo ad affrontare da soli un’emergenza che riguarda migliaia e migliaia di persone. Questo voltarsi dall’altra parte è molto grave da parte dell’Europa, servirebbero delle norme nuove, con numeri più ampi di accesso per i migranti economici e con modalità che permettano ai paesi da cui partono questi migranti di concedere i visti d’entrata in Europa, suddivisi tra Stati. L’Europa ha bisogno di manodopera dato che, com’è noto, sta invecchiando a livello demografico. Però, tenendo conto delle prime dichiarazioni, credo che anche durante questa presidenza di turno svedese del Consiglio dell’UE, Bruxelles continuerà questo girarsi dall’altra parte e far finta di non vedere.

Weber e Meloni si sono incontrati varie volte negli ultimi mesi, e pare che il PPE stia valutando la possibilità di un accomodamento con la destra conservatrice, quella che si sta mostrando un po’ più moderata, per lo meno rispetto ad altri gruppi con posizioni chiaramente estreme. Cosa pensa di questo?

Penso che siano le prime manovre elettorali per la competizione europea del 2024. Io sono arrivato in Europa da qualche mese, e da quel che vedo non credo che l’attuale maggioranza, costituita da un patto tra i socialisti democratici, il PPE ecc. proseguirà nel futuro. Credo che la prossima maggioranza in Europa sarà più ideologizzata. Soprattutto però quel che serve è il coraggio di fare qualche passo in più da un’Europa degli Stati, quindi ancora con tanto nazionalismo, verso l’Europa dei popoli.

È in atto la disfida Schlein-Bonaccini. Lei chi sostiene?

Io sostengo Bonaccini. È un uomo di grande esperienza e un innovatore, che però sa che non bisogna calpestare le radici, perché una pianta senza le radici cade. Per questo sostengo Bonaccini con convinzione. Però penso che per il PD la ripresa sarà molto dura. C’è sconforto, e a forza di governare il partito ha perduto alcuni suoi riferimenti sostanziali, quindi un elettore non sa più perché dovrebbe votare per il PD. Invece dovrebbe essere chiaro che il PD difende le persone in situazione di povertà e quel ceto medio che menzionavo poco fa. Dovrebbe essere un partito dalle tinte forti, che non ha paura dei sondaggi. È così che si cresce, è così che si aumenta la propria credibilità. Ci vorranno anni perché recuperi tutto questo, ma l’importante adesso è fermare la malattia, altrimenti si potrebbe arrivare ad altre divisioni, cioè alla fine dell’esperienza del PD.

Fra due anni ci saranno le elezioni regionali in Veneto e Zaia non si potrà ricandidare, a meno di una modifica dello statuto. Il Veneto sarà contendibile nell’era post-Zaia?

Io spero che Zaia esca perché la permanenza di un uomo potente alla guida da decenni non porta mai bene. Abbiamo bisogno di un buon presidente, non di un principe. Il momento in cui Zaia comincerà a occuparsi di altro sarà un momento favorevole nel quale, se ne saremo capaci, potrebbe emergere una figura alternativa. A quel punto la partita potrebbe essere contendibile, e se il centrosinistra dovesse perderla allora la perderà per molti anni ancora. Quello sarebbe davvero un guaio; un cambiamento è sempre salutare ed è necessario.

Avete già un’idea di chi potrebbe essere questa figura alternativa?

Qualche idea c’è, ma mi fermo qua.

 

Immagine di copertina: cortesia dello staff di Achille Variati

 

 

 

TAG: Achille Variati, disuguaglianza, economia, giorgia meloni, governo, immigrazione, partito democratico, Pd, politica, Unione europea, Veneto, zaia
CAT: Partiti e politici, Politiche comunitarie

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