La logica dei social ostacola i rituali della politica

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30 Gennaio 2022

Proviamo a raccogliere alcune riflessioni sulle elezioni presidenziali, per comodità, raggruppate per punti:

– Lo si dice ormai da tempo, ed è vero: i modi della politica di questi anni, caratterizzati da tratti sempre più populisti, enfatici ed emotivi non aiutano il funzionamento delle istituzioni. E la difficoltà di eleggere il Presidente della Repubblica, comportando l’esigenza di un consenso più o meno largo, può essere un sintomo del problema.

– Però, è anche vero che lo stallo di questi giorni è stato, almeno in parte, dovuto al fatto che chi si era assunto l’onere di dare le carte, ovvero Matteo Salvini, non ha giocato molto bene la sua partita, o almeno così sembra. Va pure detto che Pierluigi Bersani nel 2013 non se la cavò molto meglio.

Un Capo dello Stato eletto dal Parlamento e dai delegati regionali con una permanenza in carica diversa e più lunga di quella della legislatura è di sicuro una raffinatezza istituzionale, ma è possibile che il logorio della storia e altri fattori finiscano, in presenza di particolari criticità, per rendere poco pratico un sistema fatto così.

– Considerato il punto precedente, potrebbe essere auspicabile una riforma costituzionale che giovi al funzionamento delle istituzioni.  Vale a dire, per esempio, a titolo di brainstorming e di fantapolitica: non escludere, tra le opzioni possibili, l’elezione diretta del Capo dello Stato oppure ipotizzare un processo elettorale più esteso di quello attuale che, oltre al voto e alla mediazione dei partiti, ammetta un’indicazione popolare e di altri enti, organi e poteri dello Stato. Ma, come sappiamo, per le ragioni esposte all’inizio del discorso e per altre complessità, si tratta di una missione difficile, se non impossibile: non è un caso che i due tentativi di riformare le istituzioni fatti negli ultimi 25 anni siano falliti.

– Conviene augurarsi giorni migliori per la politica italiana, d’accordo, ma è pur vero che quello della politica è, naturalmente, un campo esposto a problemi, difficoltà e tensioni striscianti. E che queste dinamiche finiscono per comporsi nel modo che in un dato momento risulta possibile. Non in base a percorsi astratti e ideali.

La politica attuale sconta problemi interni, ma anche processi esterni che non sempre si armonizzano con i suoi rituali tradizionali. L’elezione, nel 1971, di Giovanni Leone arrivò al 23mo scrutinio. Per quella di Sandro Pertini, presidente socialista e partigiano, assai amato e popolare, eletto con una brillante intuizione politica nel 1978, mentre lo Stato combatteva contro il terrorismo e l’eversione politica, ci volle il 16mo scrutinio. Non è da escludere che con l’overdose mediatica odierna e l’emotività collettiva dei commenti social i percorsi di quelle e di altre elezioni sarebbero stati più accidentati e che avrebbero sollevato maggiori opposizioni. Non voglio criticare qui l’evoluzione dei media e dell’informazione, ma soltanto provare a vedere le cose nel loro complesso.

– Sintetizzando, Sergio Mattarella è il miglior garante possibile del governo, di questo governo, intendo. Vista la situazione, la migliore scelta possibile, ora, in questo momento.

Il prossimo Parlamento sarà diverso, forse molto diverso, da quello attuale. E avrà un numero di rappresentanti inferiore di oltre un terzo. Si può presumere che affronterà le principali questioni relative al funzionamento della democrazia in modo differente. Non è possibile dire adesso se le cose funzioneranno meglio, ma forse andranno diversamente.

TAG: contemporanneità, crisi della politica, elezioni presidenziali, emotività, Mattarella, media, partiti, politica, populismo, social media
CAT: Quirinale

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