Altro che Ici, ecco cosa ha patito la Chiesa

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16 Novembre 2018

Dalle Leggi Siccardi alla Conciliazione, così la santa romana società si è tenuta stretta i beni, prosperando nell’Italia repubblicana.

C’è stato un tempo, non così lontano, in cui la Chiesa ha rischiato di perdere moltissimo ma non si è arresa e ha saputo riformarsi, sfruttando le pieghe e le lacune dell’ordinamento del giovanissimo Stato unitario pur di salvare il salvabile e ripartire.

La politica italiana della seconda metà dell’Ottocento era profondamente diversa da quella di oggi. Non si stupisca nessuno se, proprio alla Camera dei Deputati, Francesco Crispi tuonava contro la Chiesa assieme a numerosi politici liberali, denunciando aggressivamente come le leggi “eversive”, le quali avrebbero dovuto sopprimere il patrimonio ecclesiastico, non stessero producendo nessun frutto concreto. Impotente fu soprattutto la legge n. 3848 del 1867 per la soppressione delle corporazioni religiose.

Il professor Carlo Cardia, nel suo saggio intitolato Risorgimento e religione, analizza attentamente questo importantissimo passaggio storico, da molti trascurato: inizialmente nessuno sembrava accorgersene, perché lo spopolamento dei conventi vi era stato, i religiosi erano apparsi rassegnati e rispettosi delle autorità dello Stato italiano. I commissari del Regno, incaricati della liquidazione del patrimonio ecclesiastico, si presentavano nei conventi, consegnavano i libretti della pensione governativa ai religiosi e procedevano all’inventario dei beni. Fu allora che la Chiesa non si è disperse, né si lasciò isolare, e i suoi fedeli incominciarono a servirsi di numerosi espedienti.

L’ordinamento del Regno d’Italia non impediva di per sé l’esistenza degli ordini religiosi o, in generale, la vita comune degli ecclesiastici; ma proibiva la personalità giuridica e l’accumulo dei beni. Di qui la necessità di utilizzare l’associazionismo e il cooperativismo come strumenti privilegiati per ridurre il danno.

Molte chiese convenutali, lasciate aperte, venivano affidate ai religiosi per celebrare i culti, ma questi cercavano di riottenere pian piano una serie di locali nei quali ristabilire e far crescere la comunità religiosa. Altri immobili convenutali, invece, venivano riacquistati alle aste da singoli religiosi o da prestanome. Proprio con questa modalità Gesuiti, Cappuccini, Camaldolesi, Benedettini e Carmelitani riacquistavano case generalizie e conventi.

Per quanto riguarda invece i nuovi ordini religiosi e le nuove comunità, si ricorreva alla costituzione di società private, nelle quali il numero dei soci poteva essere sostituito da altri. Vi è poi l’interessante caso delle abbazie e delle basiliche riconosciute come monumento nazionale e date in custodia ai monaci (Montecassino, Subiaco, Cava dei Tirreni, San Paolo fuori le Mura).

Un altro congegno giuridico rilevante, evidenziato da Cardia, fu quello della società anonima per azioni (non riconducibile ad una proprietà unica e stabile), alla quale venivano intestati gli immobili ecclesiastici. Si ricordano gli esempi più famosi come il Pontificio Istituto Missioni Estere, Società anonima San Giuseppe, Società anonima San Pietro, Società anonima Proprietà Fondiaria. Molti istituti religiosi (soprattutto femminili), riuscivano a sopravvivere perché costituivano associazioni pie o per diverse specificità giuridiche, anche fittizie. Tra gli artifizi più usati vi era quello di far figurare le novizie come normali inservienti per i servizi del monastero. Uno dei casi più interessanti è quello dei Trappisti di Roma, i quali fondarono nel 1874 la Società agricola delle Tre Fontane. Sempre a Roma, i Fatebenefratelli restarono nell’ospedale sull’Isola Tiberina, rinunciando ad ogni proprietà e figurando come membri di una libera associazione ospedaliera. Don Bosco, per non far apparire i Salesiani come un ordine religioso, rispettava le leggi civili e stipulava convenzioni con i comuni per ottenere in uso gli immobili necessari per i collegi. Ognuno nell’entrare nella “congregazione-società” si impegnava a non perdere il diritto civile e all’osservanza delle leggi civili per la successione ereditaria e per eventuali liti giudiziarie. I Rosminiani non hanno mai ottenuto un riconoscimento giuridico da parte del governo, e anche qui la forma preferita fu quella dell’associazione privata di cittadini, i quali erano singolarmente proprietari degli immobili, e alla loro morte li lasciavano in eredità ad altri religiosi che pagavano regolarmente la tassa di successione.

La Chiesa, intesa soprattutto come comunità di fedeli, non aspettò la Conciliazione del 1929, ma si riorganizzò in fretta con spirito imprenditoriale. Soprattutto nelle regioni del Nord, per sovvenzionare le numerose opere (scuole cattoliche in primis), vennero fondati importanti istituti finanziari e alcune casse rurali: la Banca di Valle Camonica (1872), la Banca San Paolo (1888), il Banco di Sant’Ambrogio. La distribuzione degli utili era riferita solo parzialmente agli azionisti: la parte maggiore venne destinata alle opere religiose, assistenziali ed educative.

Come vedete, la santa romana società nasceva e resisteva dopo le leggi cosiddette eversive, ben prima dei Patti Lateranensi del 1929, i quali sono stati consacrati nell’art.7 della Costituzione repubblicana, baluardo del laicismo – ma dove? – e dell’antifascismo.

 

Pierluigi Dimitri

 

 

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CAT: Religione, Roma

7 Commenti

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  1. valerio-tozzi 5 anni fa

    Caro Dimitri, prescindendo dalle ambiguità di Crispi (passato da Mazzini Repubblicano al re), mi limiterei a ricordare che il liberalismo non intendeva sradicare la religione degli italiani, ma la “confusione dei poteri” ecclesiastico e statale, come giurisdizioni concorrenti, attraverso il cd.”separatismo”.
    Tentò anche di ridurre il potere ecclesiastico, finanziario e politico; obbiettivo forse messo in sordina proprio dai Governi della sinistra liberale, che non tardò ad aderire al Pattto Gentiloni, producendo l’avvento del fascismo. Mi sembra che lo scandalo della “Banca romana”, che duplicò i numeri delle banconote, stampandone il doppio, con le protezioni governative e della Corona, confermano la mia valutazione. Non ho letto il testo, ma certamente Carlo Cardia ha fatto una buona analisi dei fatti; ma, non posso essere certo di condividerne le conclusioni. Mi è meno chiara la tua notazione finale. Mussolini, con la conciliazione, barattò la legittimazione politica con la cancellazione delle poche forme concrete di separatismo realizzate dai liberali, regalando al Vaticani una legittimazione del potere ecclesiale nella sfera civile, che a settanta anni dalla Costituzione resta ancora florida . La costituente, in tutt’altro clima storico, pagò con l’articolo 7 un prezzo politico per varare una forma democratica di Stato che ancora oggi resiste quasi decentemente, non ostante l’applicazione reazionaria fattane dopo le elezioni dell’aprile 1948. Quest’applicazione dura ancora oggi, ma vi è una forte spinta riformista, che potrebbe affermarsi in maniera indolore con l’emanazione delle più recenti proposte di “legge sulla libertà religiosa”.

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  2. valerio-tozzi 5 anni fa

    Caro Dimitri, prescindendo dalle ambiguità di Crispi (passato da Mazzini Repubblicano al re), mi limiterei a ricordare che il liberalismo non intendeva sradicare la religione degli italiani, ma la “confusione dei poteri” ecclesiastico e statale, come giurisdizioni concorrenti, attraverso il cd.”separatismo”.
    Tentò anche di ridurre il potere ecclesiastico, finanziario e politico; obbiettivo forse messo in sordina proprio dai Governi della sinistra liberale, che non tardò ad aderire al Pattto Gentiloni, producendo l’avvento del fascismo. Mi sembra che lo scandalo della “Banca romana”, che duplicò i numeri delle banconote, stampandone il doppio, con le protezioni governative e della Corona, confermano la mia valutazione. Non ho letto il testo, ma certamente Carlo Cardia ha fatto una buona analisi dei fatti; ma, non posso essere certo di condividerne le conclusioni. Mi è meno chiara la tua notazione finale. Mussolini, con la conciliazione, barattò la legittimazione politica con la cancellazione delle poche forme concrete di separatismo realizzate dai liberali, regalando al Vaticani una legittimazione del potere ecclesiale nella sfera civile, che a settanta anni dalla Costituzione resta ancora florida . La costituente, in tutt’altro clima storico, pagò con l’articolo 7 un prezzo politico per varare una forma democratica di Stato che ancora oggi resiste quasi decentemente, non ostante l’applicazione reazionaria fattane dopo le elezioni dell’aprile 1948. Quest’applicazione dura ancora oggi, ma vi è una forte spinta riformista, che potrebbe affermarsi in maniera indolore con l’emanazione delle più recenti proposte di “legge sulla libertà religiosa”.

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  3. valerio-tozzi 5 anni fa

    Caro Dimitri, prescindendo dalle ambiguità di Crispi (passato da Mazzini Repubblicano al re), mi limiterei a ricordare che il liberalismo non intendeva sradicare la religione degli italiani, ma la “confusione dei poteri” ecclesiastico e statale, come giurisdizioni concorrenti, attraverso il cd.”separatismo”.
    Tentò anche di ridurre il potere ecclesiastico, finanziario e politico; obbiettivo forse messo in sordina proprio dai Governi della sinistra liberale, che non tardò ad aderire al Pattto Gentiloni, producendo l’avvento del fascismo. Mi sembra che lo scandalo della “Banca romana”, che duplicò i numeri delle banconote, stampandone il doppio, con le protezioni governative e della Corona, confermano la mia valutazione. Non ho letto il testo, ma certamente Carlo Cardia ha fatto una buona analisi dei fatti; ma, non posso essere certo di condividerne le conclusioni. Mi è meno chiara la tua notazione finale. Mussolini, con la conciliazione, barattò la legittimazione politica con la cancellazione delle poche forme concrete di separatismo realizzate dai liberali, regalando al Vaticani una legittimazione del potere ecclesiale nella sfera civile, che a settanta anni dalla Costituzione resta ancora florida . La costituente, in tutt’altro clima storico, pagò con l’articolo 7 un prezzo politico per varare una forma democratica di Stato che ancora oggi resiste quasi decentemente, non ostante l’applicazione reazionaria fattane dopo le elezioni dell’aprile 1948. Quest’applicazione dura ancora oggi, ma vi è una forte spinta riformista, che potrebbe affermarsi in maniera indolore con l’emanazione delle più recenti proposte di “legge sulla libertà religiosa”.

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  4. pierluigi-dimitri 5 anni fa

    Gent.mo Lettore, le mie conclusioni hanno l’obbiettivo di scuotere certamente non il Vaticano quanto chi oggi si professa apertamente anti-clericale difendendo la Costituzione e dimentica che i Patti Lateranensi tanto odiati sono fatti salvi proprio dai Principi Fondamentali. Il richiamo all’antifascismo è voluto proprio per chi ancora oggi considera il fascismo la manna dal Cielo per il clero, attribuendone grandissimi favori e invece, come ha già specificato Lei, si è trattato di un semplice do ut des con chi cercava di ottenere una legittimazione politica. Se fosse stato SOLO per questo, la Costituzione repubblicana sarebbe stata scritta senza grande considerazione per i rapporti d’Oltretevere. Libera Chiesa in libero Stato significava proprio quanto ha detto lei, eppure le leggi eversive furono molto più severe del dettato lasciato da Cavour (consiglierei di andare a leggere quelle oltre al Cardia). Ma non prendo tanto posizione sulla legge del Regno, quanto su un passato che gli italiani dimenticano. Il titolo è aggressivo, ma le conclusioni non lo sono: La Chiesa è anche carattere distintivo del DNA del nostro popolo, che piaccia o no, e anche quando abbiamo fatto di tutto per sottometterla ci siamo resi conto che sbagliavamo e per fortuna (secondo me) abbiamo chiuso gli occhi. Sta a noi liberali impedire derive teocratiche per la legislazione vigente o che la religione cattolica sovrasti le altre e goda in via esclusiva di moltissimi privilegi.
    Sull’ICI poi si è fatta parecchio confusione, mi sarebbe piaciuto scrivere di questo ma ci ha già pensato in maniera magistrale Avvenire, che come al solito è stata molto attenta (ma anche onesta) sulla questione. La vera evasione o raggiro non è stato certamente delle norme tributarie ma di ben’altro (ed è stato un bene), infatti approfitto di questa risposta per ricordare come la Redazione non ha reso giustizia a questo articolo con il titolo del primo post di Facebook, dove si accennava a questioni fiscali che non ci sono per niente. Inoltre da liberale voglio anche fare una critica velata sul finto – a mio avviso – liberismo di una parte della legislazione separatista. Spero di essere stato più chiaro. La ringrazio per il commento. Distinti saluti. P.S. Forse una buona parte delle mie conclusioni coincidono con quelle del Cardia ma parlo per me, i riferimenti al giurista sono per la parte tecnica. Grazie!

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  5. alding 5 anni fa

    Per fortuna la Chiesa non si arrese e reagì! Immaginate cosa sarebbe oggi la tanto disastrata Italia se non ci fosse stato e non ci fosse tuttora tutto quel volontariato cattolico (libero ed istituzionalizzato) reso possibile (anche) da questo spirito e da questa viva iniziativa!

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  6. valerio-tozzi 5 anni fa

    Caro Dimitri,
    fortunatamente, le leggi eversive le ho lette e commentate, consultando la mia produzione scientifica dovresti trovarne traccia. A proposito dell’articolo 7 della Costituzione, quando parlo di “prezzo politico” pagato per varare una Costituzione democratica, lo dico in senso critico, proprio perché costituì uno schizofrenico strumento di conservazione del passato e in qualche misura di contraddizione col modello democratico. L’applicazione dell’articolo 7 post aprile 1948, ancora floridamente appoggiata anche da buona parte dei cd “progressisti”, a mio avviso non ha aiutato quel processo di laicizzazione della vita italiana, intesa come libertà e parità, nel solidarismo, di tutte le credenze e opinioni filosofiche. Appartengo ad una famiglia molto mista in materia di culture religiose e ti posso garantire personalmente che uguaglianza, parità e solidarismo fra fedi organizzate e fra cittadini di diverso pensiero, non solo sono chimere, ma trovano proprio in ambienti cattolici e curiali le ostilità più forti. Sono fra quelli che difendono la Costituzione del 1948, non ostante l’articolo 7, che – fortunatamente – oggi è depotenziato dalla evoluzione dei costumi degli italiani, ad onta della conservazione istituzionale.
    Non mi sfugge che vi sia anche un clero non nostalgico e meno “conformato” nell’ideologia del ventennio, ma la Chiesa cattolica oggi vive una palese grave crisi e non solo le spaccature evidenziate dalla stampa (sempre piuttosto superficiale in materia). Quanto ai meriti del volontariato, anche per la parte religiosamente ispirata, li attribuirei più alle persone (civili ed ecclesiali) che all’istituzione in sé. Perdona il mio laicismo, ma pur avendo un robusto ramo di cultura cattolica nella mia famiglia e nella mia formazione, non riesco a riconoscere cromosomi vaticani nel mio DNA e posso solo dire che la Chiesa cattolica è un robusto elemento della nostra storia con meriti e gravissime colpe. Concludo, con l’amarezza della mia età avanzata, che quel che oggi sembra meno visibile è la capacità di interlocuzione e ascolto fra portatori visioni democratiche, ma non necessariamente coincidenti. Non so che liberalismo sia rimasto in vita. So solo che in 40 anni di vita accademica, i colleghi di parte cattolica hanno preferito ignorare le opinioni non coincidenti col loro pensiero, piuttosto che intraprendere un confronto franco e rispettoso reciprocamente. Ma forse scrivevo solo sciocchezze (per loro).
    Grazie per l’attenzione e spero che darti il “tu” non sia stato offensivo. Per me sarò felice se vorrai ricambiarlo.

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  7. pierluigi-dimitri 5 anni fa

    Caro Tozzi, leggerò senz’altro. Onore mio poterti dare del tu, e sono lieto che tu lo faccia. Per il resto, oltre a quello che ho già commentato, sono d’accordo quasi su tutto ciò che hai detto. Buona giornata!

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