Save contro il Comune di Venezia: aumentate l’Irpef, non le tasse di volo
Nuova puntata del braccio di ferro tra Save e Comune di Venezia sulla sovrattassa per i passeggeri in partenza dallo scalo veneto. Il presidente della società di gestione dell’aeroporto, Enrico Marchi, ha scritto al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro per chiedere l’abolizione dell’addizionale di 2,50 euro, perché potrebbe limitare lo sviluppo economico di tutta l’area e non solo dell’aeroporto. Save chiede di sostituire la tassa di imbarco con un relativo aumento dell’Irpef per i cittadini di Venezia in quello che è ormai un duello tra chi è più bravo a mettere le dita negli occhi dell’altro e ricorda da vicino le goldoniane ‘Baruffe Chiozzotte’.
La lettera di Marchi
Il presidente di Save sottolinea come la sovrattassa comunale sui passeggeri in partenza dall’aeroporto Marco Polo, pari a 2.50 euro in aggiunta ai 6,50 già esistenti rischi di «sacrificare inutilmente lo sviluppo del nostro territorio e del nostro aeroporto». L’aumento, sottolinea Marchi, ha già portato Ryanair a ridurre nel primo trimestre del 20 per cento i posti in vendita a Venezia. «Se questa situazione si protraesse per tutto l’anno, la perdita per l’intera Regione Veneto supererebbe i 50 milioni di euro di Pil», aggiunge. Il risultato del taglio trimestrale di Ryanair, per Marchi «sarà una perdita di oltre 130mila passeggeri nei primi tre mesi dell’anno contro il 2023». La perdita conseguente per il Pil viene calcolata in 12,5 milioni di euro «pari all’incirca alle tasse aggiuntive che la città andrà a incassare durante l’intero anno». Tutto ciò «si traduce in un guadagno per i confinanti aeroporti di Bologna e Trieste, dove il vettore cresce del 5 e dell’11 per cento».
Crescono Trieste e Bologna, aeroporti concorrenti di Venezia
Anche Wizzair, prosegue la lettera, «sceglie di non crescere da Venezia nel primo trimestre, mentre cresce del 21 per cento a Bologna e inizia a operare a Trieste per la prima volta». A Ronchi dei Legionari viene fatto notare che l’addizionale comunale è stata addirittura abolita. «Stiamo vivendo», commenta Marchi, «ciò che avevamo temuto e comunicato quando è stata annunciata questa tassa aggiuntiva, e cioè che il lavoro portato avanti negli anni per ridurre la stagionalità sarebbe stato annullato. Come conseguenza, nel primo trimestre 2024 Venezia crescerà solo del 5 per cento». Per il presidente di Save, quindi, «un grave danno per l’intera regione a favore solo, e forse neppure, di un piccolo beneficio finale per la città di Venezia che oltre ad aver previsto questa ulteriore ‘addizionale’ ha previsto anche una specifica tassa di ingresso».
Ma ci sono compagnie aeree che continuano a investire su Venezia
Per completezza di informazione andrebbe anche detto che Ryanair stima di non crescere agli stessi ritmi del passato a Venezia, aeroporto in cui è già ben consolidata e da cui connette settimanalmente 10 paesi oltre all’Italia per un totale di 28 destinazioni. Inoltre, Volotea prevede un consolidamento nella base del Marco Polo con una crescita attesa del 17 per cento nel 2024, forte di 25 collegamenti settimanali e un’offerta di circa mezzo milione di posti, come ha dichiarato di recente la direttrice marketing Valeria Rebasti. E le altre compagnie, da easyJet ai vettori tradizionali, non hanno minimamente risentito della nuova tassa. Addirittura Delta Air Lines ha annunciato da tempo l’aumento delle frequenze settimanali da 7 a 10 da Venezia ad Atlanta, a partire dalla stagione estiva 2024.
La risposta del Comune
Il sindaco di Venezia poteva ovviamente non rispondere invece, abbandonato ogni galateo istituzionale, ha fatto mettere nero su bianco le ragioni dell’addizionale sull’addizionale dal suo assessore al bilancio. Argomentazioni che possiamo riassumere in tre punti: a) l’addizionale è prevista da una legge del Parlamento e di un accordo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri; b) il traffico all’aeroporto di Venezia è ritornato quasi ai livelli pre pandemici nel 2023, quindi l’aumento della tassa di imbarco non ha influito molto, e c) dell’addizionale comunale di 6,50, uguale per tutti gli aeroporti italiani, al Comune di Venezia arrivano solo 10 centesimi, mentre i restanti 6,4 euro sono destinati ad altri fondi, che non lasciano nulla al territorio.
In ogni caso, se è valido il ragionamento del Comune di Venezia che l’aumento a 9 euro per passeggero dell’addizionale (la più alta d’Italia) ha influito poco e nulla sul traffico, va ammesso anche il ragionamento controfattuale di Save, per cui senza quell’aumento la crescita di voli e passeggeri sarebbe stata ben più sostenuta.
Il paradosso di una tassa comunale incassate e spesa nella grande totalità a livello centrale abbiamo detto a più riprese. Quello che preme qui sottolineare ancora una volta, è la pressoché totale assenza di visione su ruolo e funzioni degli asset infrastrutturali del Veneto in prospettiva di uno sviluppo regionale di qualche tipo.
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