Pavlov e gli elettori

28 Marzo 2015

Lo dicevo spesso, scrivendo sulla cara vecchia defunta Europa, diretta da Stefano Menichini: l’elettore non è Biri, il cane di Pavlov. Non procede meccanicamente, nelle sue scelte di voto, ubbidendo ad un semplice e rapido cortocircuito stimolo-risposta. Le battute, i tweet, i messaggi, le esternazioni saranno pure importanti, a volte interessanti, ma non sortiscono (quasi) alcun effetto nelle menti dei votanti. Che anche se sono diventati un po’ più liquidi, volatili, non volano mai a caso, solo stimolati da qualche battuta in un talk-show, magari brillante ma difficilmente decisiva.

L’elettore ha una sua storia, una memoria, esperienze personali in cui si inscrivono i discorsi antichi e nuovi dei politici. I dibattiti non spostano voti, al massimo li cementano, li rendono più solidi nella sua mente politica. Se Grillo associa Renzi al pilota malato di mente, se Landini afferma che con il job’s act siamo tornati ad inizio Novecento, se il premier rivendica il suo governo del fare, il votante non cambia per questo la sua idea. Registra solamente, prende nota, al massimo sorride se una battuta è buona, o storce il naso se la reputa offensiva. Ma rimane della sua idea: non abbandona il Movimento 5 stelle per un’espressione infelice del suo leader, né diventa renziano se il capo del governo annuncia nuovi posti di lavoro.

Occorre tempo, occorre una qualche sedimentazione nel suo cervello per convincersi ad aderire ad una proposta nuova. Conquistarsi la fiducia è un percorso lungo ed accidentato, ma anche perderla non è facile. Per questo Berlusconi è durato tanto, nonostante le parole a volte vuote, nonostante le promesse a volte non mantenute, nonostante i suoi comportamenti a volte disdicevoli. Perché c’era un’idea che convinceva nel profondo, giusta o sbagliato essa fosse. E se Renzi piace non sarà una frase di D’Alema o di Cuperlo ad intaccarne il gradimento.

Per questo siamo in grado di prevedere ciò che succederà nei consensi degli elettori nei prossimi mesi, perché non sono sensibili ai proclami giornalieri, né alle dichiarazioni negative o positive della cronaca quotidiana. Anche se sono più volatili del passato, le scelte dei votanti non sono casuali né episodiche, non mutano nel breve, al massimo lo fanno nel medio periodo.

Vedremo nell’appuntamento d sabato prossimo quali sono le tendenze di voto per i prossimi mesi, la previsione dei consensi per i diversi partiti, quelli che già ci sono e quelli che potrebbero nascere, come il nuovo soggetto “Landiniano” dopo la manifestazione romana odierna. Lo so, avevo promesso che ne avrei parlato oggi, ma questa premessa era importante, e urgente, per prevenire le consuete domande che vengono rivolte quotidianamente agli esperti dei sondaggi: ma quanti voti sposta la battuta di Grillo, o l’annuncio di nuovi posti di lavoro, o il caso-Lupi? Nessuno, o forse un paio.

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