Porzus, una macchia indelebile che la politica ha cercato di cancellare

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23 Luglio 2023

7 febbraio 1945, un centinaio di partigiani appartenenti alla formazione Garibaldi, al comando del comunista, già operaio dei cantieri navali di Monfalcone, Mario Toffanin meglio conosciuto come “Giacca” risalgono la montagna verso la malga di Topli Uork, oggi Porzus.

La consegna per il commando è di liquidare la formazione partigiana Osoppo, formata da azionisti, democristiani, monarchici e liberali che, dal Toffanin, veniva definita “gentaglia”.

Al comando della Osoppo c’era Francesco De Gregori detto “Bolla”, romano di 33 anni e militare di carriera, zio del famoso cantante. Della brigata Osoppo fra gli altri, facevano parte anche Guido Pasolini dell’Onda, fratello del poeta Pierpaolo, Gastone Valente detto “Enea”, 32 anni e commissario politico del Partito d’Azione e il giovanissimo Giovanni Comin detto “Gruaro” di 19 anni.

Raggiunta la malga, gli aggressori irrompendo nelle baracche colsero di sorpresa i tre e li uccisero. Stessa sorte toccò ad una donna, Elda Turchetti, fatta fuori dopo una sorta di processo farsa.

La mattanza non si arrestò lì, restavano infatti altri quattordici partigiani che in quel momento non si trovavano nel campo. Anche questi, però, furono raggiunti nei giorni successivi e anche loro vennero uccisi. In totale sulla coscienza degli aggressori pesarono ben 18 vittime.

“La storia dell’eccidio di Porzus – come scrive l’Associazione Memento nel testo che riportiamo – per molto tempo dimenticata, venne riportata al centro delle cronache proprio grazie al film di Renzo Martinelli. Infatti, dopo il suo film, diverse furono le testimonianze di come quell’eccidio non fosse solo opera di un capo banda come ‘Giacca’, ma che molto probabilmente erano stati i vertici del PCI friulano ad ordinare quella strage.

Uno dei protagonisti della resistenza friulana, Giovanni Padoan, partigiano comunista della Divisione Garibaldi Natisone con una lettera pubblicata su Panorama respingeva la tesi che Giacca fosse l’unico responsabile e sosteneva che alle sue spalle ci fossero dei mandanti politici della Federazione di Udine del PCI. Tesi che aveva sostenuto anche in passato e per la quale era quasi stato espulso dal proprio partito.

Giacca, in ogni caso, non pagò per i suoi crimini. Il PCI di Togliatti non voleva liberarsi di un militante così convinto, nonostante tutto. Divenne, infatti, funzionario del partito a Trieste e sembrava avviarsi verso una carriera politica, ma tenere nascosti anche i fatti di Porzus era troppo difficile tanto che arrivarono le prime denunce.”

Nell’ottobre del 1951 iniziò il processo per i fatti di Porzûs presso la Corte d’Assise di Lucca. Nel 1952 Toffanin fu quindi condannato, all’ergastolo. Ma, subodorando quando sarebbe accaduto, presumibilmente con la complicità del partito, era prima riparato in Slovenia e, poi, a causa della rottura fra Tito e Stalin, si era spostato nella Repubblica Cecoslovacca, dove trovavano accoglienza altri comunisti italiani che si erano macchiati di crimini politici, e dove, secondo le presunte rivelazioni di Berlinguer a Leonardo Sciascia, venivano addestrate le Brigate Rosse.

La fuga del criminale, che continuava a mantenere la bocca cucita sui veri mandanti di quell’orrendo crimine, terminò nel 1978, quando venne graziato, un atto che suscitò molti commenti negativi. Ma Toffanin non fu solo graziato, ottenne perfino la pensione per meriti di guerra.

Il sito dell’ANPI, a proposito di De Gregori, informa che “Cadeva vittima della tragica situazione creata dal fascismo ed alimentata dall’oppressore tedesco in quel martoriato lembo d’Italia dove il comune spirito patriottico non sempre riusciva a fondere in un sol blocco le forze della Resistenza”. Un modo sbrigativo per scaricare le responsabilità del PCI.

 

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CAT: Storia

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