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Letteratura

Chi ama i libri deve andare in Val Maira e visitare questa folle biblioteca

di Marco Salamon
18 Agosto 2017

In Piemonte, dalle parti di Cuneo, la Val Maira è forse una delle valli più appartate delle Alpi. È lunga e stretta e non conduce ad alcun valico percorribile in auto. È anzi una di quelle valli il cui destino è stato segnato dall’invenzione dell’automobile. Quando si attraversavano le Alpi a piedi, o a cavallo, tutte le valli delle Alpi Occidentali erano attraversate da vie di comunicazione con l’altro versante, quello della Provenza, in Francia.
Infatti in Val Maira si parlava la lingua occitana, la langue d’oc, come nelle Alpi Provenzali. E intensi erano i commerci attraverso le Alpi, soprattutto quello del sale che dalle saline di Marsiglia veniva importato in Piemonte (dopo aver pagato la gabella, tassa sulla merce in transito – l’alternativa, molto praticata, era il contrabbando).
Con l’avvento delle automobili e delle ferrovie le valli attraversate da vie di comunicazione sono rimaste vive, mentre quelle non di attraversamento sono cadute nel dimenticatoio.
Così è avvenuto alla Val Maira. Fino alla metà del Novecento è rimasta popolata da persone che buona parte dell’anno andavano a lavorare altrove: ad esempio i venditori ambulanti, i famosi acciugai della Val Maira.
Quando anche questo tipo di vita è andato in crisi la Val Maira, come molte altre valli alpine, si è spopolata rapidamente. Ad esempio il Comune di Marmora, di cui ci occuperemo in questa storia, è passato da 1088 residenti del 1861 a 74 residenti nel 2011: ha perso il 90% della sua popolazione.
In Val Maira sembra che il tempo si sia fermato. Anzi, sembra che qui l’orologio corra all’indietro. Ma questa valle bellissima è come uno scrigno che custodisce tesori inattesi e, in qualche modo, fuori luogo.
A Marmora, a 1580 metri di quota, troverete una chiesa medioevale e, subito sotto, nella vecchia canonica, facendo pochi scalini di legno entrerete in una biblioteca di 70.000 volumi nuovi, ordinati e classificati, che si incrementa continuamente. È il frutto della passione per il collezionismo di libri di Padre Sergio De Piccoli, un monaco benedettino scomparso pochi anni fa, che aveva cominciato a raccogliere libri alla metà degli anni ’80, quando giunse a Marmora dopo vent’anni passati a Roma al Monastero di San Paolo.
Se YouTube troverete “I libri salvati”, il documentario intervista fatto da Maurizio Fantoni Minella nel 2012 a Padre Sergio (morto l’anno dopo) e con Daniele Gangi, ai tempi il suo aiutante e oggi custode di questa meravigliosa e folle biblioteca.
Meravigliosa perché per chi ama i libri aggirarsi per questi cunicoli dove migliaia di libri sono accumulati in perfetto ordine, non funzionale ma estetico (per editore, per collana e per altezza, come spiega Padre Sergio nell’intervista), in modo da premiare il colpo d’occhio, è una esperienza emozionante.
Folle perché questa biblioteca isolata tra le montagne non ha alcuno scopo pratico. Non ha potenziali utenti perché quasi nessuno ci abita intorno. E non ha nessun libro “speciale” da esporre. Semplicemente custodisce decine di migliaia di normalissimi libri (tutti classificati usando dagli anni ’90 con un pc che non è mai stato cambiato nè aggiornato, per non smentire la regola del “tempo fermo”).
Tant’è che il Comune di Marmora ha prima accettato la donazione di padre Sergio, promettendo di costruire nuovi spazi per la biblioteca. Salvo poi accorgersi che di quella biblioteca non sa che farsene, e piantare a metà (o forse meno) i lavori di ampliamento.
È iniziata una contesa che oggi contrappone il comune a Daniele, erede di Padre Sergio. Ci si è infilato dentro il Vescovo di Cuneo che, a quanto pare, vuole allontanare Daniele dalla canonica.
In mezzo la biblioteca che rischia l’abbandono e il degrado. O ancora peggio, l’oblio. Non so come andrà a finire, ma è una buona ragione per sbrigarsi ad andare a visitare la biblioteca.
Eppure la biblioteca di Padre Sergio ha un grande valore: è un luogo che celebra come pochi altri il valore e la necessità di quella pratica un po’ maniacale che è il collezionare libri, pur non avendo il tempo (e forse anche la voglia, talvolta) di leggerli.
Padre Sergio nell’intervista racconta che quasi smise di leggere libri (e in particolare quelli troppo lunghi…) proprio quando iniziò ad acquistarne e ad accumularli, come se il piacere di essere circondato dai libri, di poterli guardare e toccare, si sostituisse al piacere della lettura – o almeno sublimasse il dispiacere di non avere il tempo che si vorrebbe dedicare alla lettura.
Pensiamo poi che il piacere di collezionare libri da molti secoli contribuisce a conservare la letteratura, il sapere e la memoria del mondo.
Dalla Biblioteca di Alessandria fino all’imparare a memoria i libri per salvarli dalla distruzione come immaginato da Ray Bradbury in Fahrenheit 451, il mondo si è sempre interrogato su come conservare il sapere del mondo.
Entrando nella biblioteca di Padre Sergio viene subito in mente la biblioteca – labirinto del monastero raccontato da Umberto Eco ne Il nome della rosa, che lo descrive come sperduto tra le montagne dell’Italia Settentrionale. E di ordine benedettino, medesimo ordine a cui apparteneva Padre Sergio. E non è certo un caso che Umberto Eco conoscesse bene la biblioteca di Marmora e ne fosse un sostenitore.
Al collezionare libri penso si adatti bene ciò che Italo Calvino diceva dello scrivere: “Scrivo perché scrivere non serve a nulla, e mentre scrivo penso che serva a tutto”.
E si adatta benissimo a questa biblioteca segreta: del tutto inutile in termini utilitaristici, importantissima come simbolo della necessità di non fare morire i libri in questa era di confuso passaggio al digitale.
Quanti di voi amano collezionare libri, o comunque amano acquistare più libri di quanti ne riescono a leggere? Io sono affetto da questa “malattia”, ma penso che sia un morbo che aiuta a vivere meglio. Se anche voi provate piacere anche solo a entrare in un luogo popolato dai libri, andate a fare un week end in Val Maira e passate dalla canonica di Marmora, in cima al paese.
Suonate senza timore al citofono della canonica biblioteca. Daniele (che trovate su Facebook come “Amico di Padre Sergio”) vi aprirà, vi offrirà un caffè e vi farà visitare la biblioteca. A fine visita chiedete a Sergio come potete ringraziarlo per l’ospitalità. Ne sentirete fortemente la necessità.

 

 

libri
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