Le radici del nazismo e la grave colpa di Martin Lutero

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10 Novembre 2018

L’intolleranza tradizionale che, da sempre, nel mondo tedesco si era da sempre manifestata nei confronti della presenza degli ebrei, trovò uno straordinario incentivo in uno scritto che Martin Lutero, il padre della riforma protestante, scrisse e diffuse il 10 novembre 1543 negli ultimi anni della sua vita.

Il piccolo, intitolato significativamente Von den Juden und ihren lügen (Degli ebrei e delle loro menzogne),  è un vivace pamphlet il cui scopo era quello di riattizzare quella diffidenza, mutatasi in alcuni casi in odio feroce, contro i giudei considerati, lo si legge in quelle pagine, “serpi velenose e piccoli demoni”.

Lutero non si ferma a demonizzare in modo spregiativo i figli di Israele ma si spinge più in là indicando perfino la condotta operativa da tenere nei confronti di quelli che venivano indicati come deicidi.

In un passaggio significativo dell’opuscolo, il grande riformatore scriveva :” … in primo luogo bisogna dare fuoco alle sinagoghe e alle scuole dei giudei. E ciò che non si può bruciare deve  essere ricoperto di terra e sepolto, in modo che nessuno possa mai più vederne un sasso o un resto. “

In un altro passaggio, anch’esso significativo, Lutero, aggiunge : “Bisogna allo stesso modo, distruggere e smantellare le loro case perché essi praticano lì dentro le stesse cose che fanno nelle loro sinagoghe. Perciò li si metta sotto una tettoia o in una stalla, come gli zingari, perché sappiano che non sono signori del nostro Paese, ma sono in esilio e prigionieri.”

Altri passaggi significativi si possono rinvenire senza troppa fatica in questo libro diabolico che, purtroppo, ha avuto un’enorme influenza in un territorio e fra gente storicamente mal predisposta contro le minoranze ebraiche.

L’abominevole regime nazista trovò, infatti, questo testo una giustificazione per le sue teorie razziste tanto è vero che fece coincidere l’avvio della grande persecuzione con la stessa data della sua pubblicazione.

Il 10 novembre del 1938 il nazismo, in Germania e nei territori sotto la dominazione hitleriana, scatenò la prima eclatante e violenta manifestazione di antisemitismo che viene ricordata come la Kristallnacht (La notte dei cristalli) nel corso della quale furono attaccati gli ebrei e le loro proprietà.

Lutero, per quest’aspetto, fu particolarmente caro ad Adolf Hitler tanto che ebbe a definirlo Hercules Germanicus o propheta Germaniae.

Non è un caso che, proprio un anno dopo il pogrom , sulla scia del revival antiebraico luterano, venisse addirittura promosso un istituto di formazione a cui era stato fra l’altro affidato il compito di pubblicare una edizione del Nuovo Testamento “entjudet”, cioè depurata dall’impronta giudaica.

Ricorda, in una sua pregevole opera, Michele Crociata che Julius Streicher, uno dei criminali nazisti giudicati nel corso del processo di Norimberga, ebbe a dichiarare “il dottor Martin Lutero oggi sarebbe al mio posto sul banco degli accusati, soprattutto e non solo per quello che egli scrisse nel 1543 nel libro Degli ebrei e delle loro menzogne”.

Si può dunque ben dire che, quel libercolo, così carico di veleni nei confronti degli ebrei e le posizioni antigiudaiche del padre del Luteranesimo, se non altro favorirono e legittimarono l’ascesa di uno dei più esecrabili regimi totalitari che la storia ci ha consegnato.

TAG: antisemitismo, Germania, luteranesimo, nazismo
CAT: discriminazioni, Storia

3 Commenti

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  1. ennioabate-alice-it 5 anni fa

    «Si può dunque ben dire che, quel libercolo, così carico di veleni nei confronti degli ebrei e le posizioni antigiudaiche del padre del Luteranesimo, se non altro favorirono e legittimarono l’ascesa di uno dei più esecrabili regimi totalitari che la storia ci ha consegnato». (Hamel)

    E della Chiesa Cattolica in rapporto al fascismo ( e al nazismo) parlerà il sig. Hamel?

    Se l’argomento fosse previsto dalle sue ricerche, gli suggerirei di non dimenticarsi di consultare Michele Ranchetti, «Non c’è più religione» ( Garzanti, Milano 2003) o almeno un suo articolo, «Praevalebunt», pubblicato su “La rivista del manifesto” (numero 10, ottobre 2000), dal quale copio questo brano:

    Persino durante la fioritura dell’idealismo, malgrado e forse proprio per la duplice condanna dei ‘modernisti’, da parte della Chiesa Romana e di Gentile, erano proseguiti studi di storia religiosa, almeno sino alla prima guerra mondiale, e alcuni membri dell’odiata setta degli eretici erano stati accolti nelle università dello stato. Ma poi, appunto, era venuta la guerra, la ‘inutile strage’ secondo un pontefice che nessuno ricorda, perché non corrisponde al disegno di occupazione del potere religioso e civile da parte della Chiesa Romana e dei suoi vicari di Cristo. E con la guerra e dopo la guerra, il fascismo. E con il fascismo un pontefice che poteva riprendere il programma interrotto dalla guerra e dal suo predecessore, componendo un’alleanza tragica e coerente fra le ‘aspirazioni’ del fascismo e la struttura della Chiesa visibile, un’alleanza non di comodo ma basata su ragioni ben più gravi e profonde: la conflittualità fra Azione Cattolica e Gioventù Fascista è conflittualità fra simili, una guerra fra apostolati nella conquista di un laicato che ha come sua sola ‘competenza’ quella dell’azione di conquista delle anime. I Patti Lateranensi sanciscono questa alleanza.

    3.Per alcune anime bennate, in particolare per alcuni, molti, esponenti della borghesia, in perfetta buonafede, la Conciliazione ha rappresentato un grande valore. Essi ritenevano che le ragioni del dissidio fra Chiesa e Stato fossero state vinte e superate grazie a due uomini della provvidenza: i due ordini, il sacro e il profano, potevano quindi precedere paralleli adempiendo ciascuno alla sua vocazione. Ma cosa mai fosse l’ordine religioso e come potesse comporsi con quell’ordine civile, e soprattutto cosa mai fosse o potesse essere il sacro, nella sua violenza e nella sua estraneità alle ragioni della ragione, questo non sembra che potessero saperlo, o almeno non vi è traccia di una resistenza ‘religiosa’ all’interno dei due schieramenti. Così, l’alleanza fra due dittature era vissuta come conciliazione fra i due momenti costitutivi della vita del singolo: il credere e l’operare, la stessa appartenenza ai due mondi, antica accusa e vulnus per la presenza dei ‘cattolici’ nella vita politica e civile, non sembrava più aver senso: prevaleva la perfetta integrazione fra essi. E a confermarla, a contribuire alla solidità della sutura, con rilevante zelo contribuiva l’insegnamento della Università Cattolica del Sacro Cuore.

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  2. pasquale-hamel 5 anni fa

    Caro Abate, sono d’accordo con lei in merito alle persecuzioni e all’intolleranza che molta parte del mondo cattolico ha espresso nei confronti del mondo ebraico. Ne ho parlato a lungo in molti miei interventi e in qualcuno dei miei saggi. Le aggiungo, da studioso dell’ebraismo che, purtroppo, nell’immaginario collettivo le responsabilità anche del mondo protestante, non sono state mai evidenziate.

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  3. ennioabate-alice-it 5 anni fa

    D’accordo. Grazie.

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