Mondo

Tifeo dimenticato

La corsa verso il cielo da parte dei miliardari di oggi. Passa il messaggio che si salva solo chi ha i soldi, come se fosse un film.

10 Maggio 2025

Chissà da dove viene questa smania tutta capitalista per un’apocalisse prossima ventura.

Si pensa che chi è ricco, in genere, dorma coi piedi caldi come cantava perfino Sophia Loren, “chi ha tanti soldi vive come un pascià e a piedi caldi se ne sta (viva i soldi)”. La canzone Soldi soldi soldi è del 1961, e fa parte del corredo musicale della commedia di Garinei e GiovanniniUn mandarino per Teo”, la cantavano anche Mina e Betty Curtis, dive di un passato lontano, anche se la convinzione che chi abbia tanti soldi sia felice e non gli manchi niente è ben radicata anche al giorno d’oggi. Tanto che tutti vogliono sempre più soldi, anche senza far niente per guadagnarseli. Gli influencer questo fanno, anche se c’è chi è convinto che “lavorino” 24h con dedizione e disciplina. Basta guardare con quanta dedizione Chiara Ferragni si è dedicata alla propria esposizione per truffare il prossimo (o “influenzarlo”), prima coll’uovo pasquale e poi col pandoro tutto rosa. E a piedi caldi se ne sta.

Eppure, guardando i miliardari, quelli semplici e quelli pluri, si nota un’infelicità di fondo, ben manifesta, per cui coloro si premurano di cambiare il mondo a loro immagine e somiglianza, perché l’esistente non piace loro, perdendo sempre il contatto colla realtà nel caso ne avessero mai avuto uno. Basta osservarli attentamente. Loro si illudono che si salvi solo chi ha i soldi, e ci credono anche i poveri a questo loro messaggio. Ma non è così, ovviamente.

Cominciamo da Donald Trump, palazzinaro newyorkese che ha incrementato la sua potenza fino a diventare il presidente di una nazione che dei soldi ha fatto il suo carburante principale. Non contento del denaro che ha raggranellato nel corso della sua vita, possiamo immaginare come, a quasi ottant’anni ha deciso che non gli bastava e ha seguito pericolosamente il suo ego, spargendo intorno a sé e nel mondo un ingrediente assai pericoloso: la discordia. E lo ha fatto nel peggiore dei modi, è sotto gli occhi di tutti, creando scompiglio ovunque, ricattando tutti, organizzando le più incredibili bugie su tutto, bugie che a volte anche lui dimentica di aver detto. Che sia per demenza o per calcolo è difficile da dire, perché questa sua incostanza è abbastanza indecifrabile col metro della razionalità e attraverso il metodo galileiano. Verrebbe più da dire che è un calcolo fatto male, derivante da una non conoscenza della matematica, delle scienze, soprattutto quelle umane, alimentato da un’ipertrofia dell’ego che probabilmente era già diventata patologia molto tempo fa. Ma verrebbe anche da aggiungere che la responsabilità non è solo sua bensì anche da chi gli ha dato tutto lo spazio che lui si è preso senza nemmeno ringraziare: tutto è dovuto all’unto del Signore.

Probabilmente Trump ha fatto sua la lezione di Silvio Berlusconi, il primo inventore di quel culto della personalità moderno, mediatico, accattivante, che ha fatto impallidire l’arcaica propaganda hitleriana e mussoliniana per la pervasività del messaggio e, soprattutto, la sua rapidità: tutte le sue freccette, le case editrici, le tv, il calcio, le ballerine, il milione di posti di lavoro, la “famiglia”, eccetera, hanno invaso il centro perfetto dei cerchi concentrici del bersaglio in un batter d’occhio. Per fortuna i tempi di una dittatura sanguinaria in Europa erano superati e la sua è stata una dittatura del consumo che, però, ha cambiato profondamente la società italiana, declinando ed esaltando l’egoismo e l’egotismo dell’uomo comune nel senso più devastante anziché esaltarlo verso una direzione progressista. Pasolini lo aveva previsto, sebbene, all’epoca, Berlusconi non fosse ancora apparso alla ribalta.

Trump e i miliardari, semplici e pluri, che lo circondano hanno ben chiara la tecnica del proprio marketing e hanno capito che, come ha fatto Supersilvio, dovevano scendere in politica come lui. Coi potenti mezzi che gli U.S.A. hanno rispetto alle più caserecce tv private di cui disponeva l’ex-cavaliere d’Italia. E, va detto, in una società più primitiva, dove è consentito portarsi dietro le armi e utilizzarle per difendere quel diritto alla propria felicità. La Dichiarazione d’Indipendenza Americana del 4 luglio 1776 riconosce il diritto alla felicità di tutti gli uomini: «... che tutti gli uomini sono stati creati eguali, che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità».

Che codesto principio sia stato abbondantemente travisato e non applicato, soprattutto in quel paese, è palese. Nel 1776 colà esisteva ancora la schiavitù e l’apartheid, soprattutto nei confronti degli afroamericani, è perdurato fino alla seconda metà del XX secolo, ossia duecento anni dopo la benevola dichiarazione in cui si riconoscevano le qualità donate all’uomo dal Creatore. Lasciamo stare lo sterminio degli amerindi perché lì i regni di Spagna, Inghilterra, Olanda e Portogallo sembravano essere tutti d’accordo. Il Belgio, poi, in Africa, ne ha fatte di ogni, e l’Italia ha lasciato ricordi sanguinolenti sparpagliati tra Eritrea e Libia. Anche la Francia non ha scherzato e la situazione in Medio Oriente è quello che è grazie allo smembramento dell’Impero Ottomano operato soprattutto da Francia e Inghilterra.

Tornando ai miliardari d’oltremare (e a chi vuol emularli senza averne le possibilità), la Vita, quella degli altri da sé, sembra proprio non essere così importante, tanto il mondo di ognuno di quei riccastri finisce a dieci centimetri dal loro corpo. La Libertà, poi, è stata declinata nella direzione di poter fare ciò che si vuole, non ha importanza se sui cadaveri degli altri, quelli che non sono ricchi e che quindi non contano nulla. La Felicità è, quindi, per coloro, che sono assai meno dell’1% dell’intera umanità, la realizzazione propria e dei propri capricci. Anche Francesco d’Assisi, il più pacifico di tutti i santi, se avesse conosciuto i riccastri americani credo che avrebbe loro cavato gli occhi, fratello Trump non lo avrebbe proprio mai detto.

E, infatti, di chi si circonda Donald Trump? Ma di Elon Musk, naturalmente, il più ricco del mondo.

Lì la patologia è, forse, ancora più grave. Musk ha una visione apocalittica della realtà, apocalisse nutrita da una visione tutta personale del mondo. Il mondo non basta era il titolo di un film di 007 e Musk lo ha fatto suo. Lui è persuaso che questo mondo, peraltro l’unico abitabile per la nostra condizione biologica, stia per finire e che quindi bisognerà colonizzare Marte perché il nostro futuro è lì.

Codesta smania patologica, che deriva dalla sua ipetecnologica mentalità, tutta volta all’esplorazione spaziale con qualsiasi mezzo, sembra non tener conto che la sostenibilità del nostro pianeta è sempre più messa a repentaglio proprio dalla voracità energetica necessaria per questa tecnologia di ultima generazione; e per mandare avanti una sempre più invadente intelligenza artificiale l’energia di questo mondo non basta.

Così, a Memphis, quartier generale della sua intelligenza artificiale, per farla funzionare c’è bisogno di gas metano a più non posso e gli abitanti della città ci stanno rimettendo la buccia per l’altissimo livello d’inquinamento raggiunto. L’intelligenza umana, per chi ne è dotato, per funzionare ha bisogno di carboidrati, quella artificiale di energie d’ogni tipo. Meglio mangiare la torta di mele e poi dire eureka! Accontentiamoci, l’artificio eccessivo ha un prezzo che non possiamo permetterci.

L’apocalisse viene, pertanto, accelerata da quei riccastri senza scrupoli, altro che.

Musk, senza probabilmente visualizzare, a causa del suo egocentrismo, i danni che sta provocandola sua gestione della realtà, posta nelle sue mani anche dal suo presidente, si permette anche di inserirsi nei dibattiti politici di paesi europei, come l’Italia meloniana, permettendosi di dire che i giudici italiani sono un ostacolo alla libertà, o la Germania, dove appoggia nettamente i neonazisti dell’AFD. È sempre l’idea distorta di Libertà che deriva dalla Dichiarazione del 1776, è la propria libertà quella importante, non anche quella degli altri. Ma non ci potremmo aspettare niente di diverso da personaggi come Musk e i suoi amici e accoliti la cui forma mentale è, appunto, plasmata da un sistema aggressivo e competitivo dove vige il mors tua vita mea.

Il problema vitale di tutti è limitare questa libertà dei riccastri nel modellare il mondo a loro immagine e somiglianza. Per il bene dell’umanità. Ma come riuscirci? Bisognerà elaborare una strategia.

Ascoltare i deliri di ben più modesti riccastri come un Flavio Briatore o della sua degna comare, Daniela Garnero detta Santanchè, poverina, al confronto con quelli di Musk, fa ben ridere. Per loro il futuro è non su Marte ma in Versilia o sulla Costa Smeralda, che, bisogna dirlo, sono ben più attraenti delle sabbie marziane. E, bisogna dire anche questo, la colonizzazione di queste coste da parte dell’assalto speculativo se ne ha incrementato l’attrattiva ludica ne ha diminuito l’attrattiva e il valore naturalistici. Il futuro visto dai riccastri non sembra essere sempre in armonia con un’idea di futuro sostenibile per tutti. Anche Marte, in mano a Musk & c. si trasformerebbe ben presto in un’enorme discarica di scorie, ne sono certo.

Le visioni deliranti che caratterizzano la nostra epoca spingono i dittatori o gli pseudodittatori, come Putin o Netanyahu, a invadere territori abitati da altri da sé, devastandoli per poi riformattarli, sempre a propria immagine e somiglianza, sostituendosi alla divinità.

Si chiama delirio di onnipotenza, cosa che ha caratterizzato molti uomini e donne di potere della Storia, basti pensare ai vari imperatori del passato, dall’antico Egitto alla più recente storia d’Europa. Ed è una patologia ben precisa, molto evidente nei personaggi che riempiono le cronache dei telegiornali di questi ultimi anni.

Trump è forse il più evidente, ma solo perché è il presidente del paese più potente del mondo dal punto di vista militare. Il Paese, però, ha delle gravissime zone d’ombra, non sempre evidenti, che il capitalismo sfrenato, o turbocapitalismo, tanto caro a Diego Fusaro, praticamente scomparso dai media, anche perché, dopo un po’, turbomassacrava le palle e la pazienza di tutti, ama nascondere in quanto è proprio l’energia distruttiva che lo alimenta da camuffare davanti alla pubblica opinione.

Le città usoniane, soprattutto, dove la sfida dell’uomo occidentale verso il cielo si è manifestata, nel corso del XX secolo, attraverso la simbolica costruzione in verticale dei grattacieli più alti del mondo (e più pesanti), concentrati quali stalagmiti in una grotta come a Manhattan, Chicago, Miami e imitati anche in altre parti del mondo come nella sciocca Dubai, che attualmente ospita quello più alto della Terra, sono destinate al crollo progressivo. Il terreno cede sotto il peso enorme di queste costruzioni abnormi: è la subsidenza, causata anche dal fracking, ossia dallo svuotamento della falda acquifera e dei depositi di gas sotterraneo. Crack. E giù tutto. Succede anche in Val Padana, si è visto. Già le famose torri di Bologna e di Ravenna o di altre città del Nord, pesantissime sul fragile substrato sabbioso su cui poggiano, si sono inclinate pericolosamente e molte nel passato sono crollate o demolite per evitare crolli. E certi terremoti che hanno afflitto vari centri padani pare che abbiano, tra le concause, anche lo sfruttamento eccessivo del sottosuolo. Crack. Possiamo immaginare l’avvenire di Dubai.

Tifeo, osando sfidare l’Olimpo, sebbene in un primo momento parve avere la meglio, alla fine fu atterrato dalle folgori di Zeus e rimase schiacciato sotto il peso della Sicilia, che il mostro stava per scagliare contro il re degli dèi. È successa la stessa cosa a tutti coloro che hanno cercato di sfidare la Terra. Qualcuno lo traduce a Trump, Musk, Putin e tutti gli altri?

 

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