Mondo

Un Papa “globangelico” per ricucire il mondo “oltre” secolarismi e cristianismi fanta-religiosi

Leone XIV per ritrovare una Chiesa che corre nelle strade dei e per i Popoli in un mondo fratturato e diviso

11 Maggio 2025

Il regalo più grande che poteva farci Francesco  a partire da una “elezione lampo” (dunque di accordo e convergenza e quindi di unità della Chiesa) è aver aperto la via alla nascita di questo Papa nord-americano intanto nella “regola (non scritta) di alternanza” prima tra paesi e ora tra continenti che ha “delimitato” le candidature italiane ed europee a favore di candidature “globaliste” per far correre la Chiesa. Per questo, il Conclave ha scelto un Uomo di Fede che “conosce bene la polvere, le fatiche e il sudore delle genti sulle strade del mondo”  – dicono alcuni Cardinali attenti – che possa anche contrastare la clava sbandierata erga omnes dalla Casa Bianca e da alcune élites tecnologiche. Dunque, una Chiesa che corre nel globalismo per provare a cambiarlo innestando “venti di umanesimo” anche facendo i conti con l’invasività esclusiva ed escludente di tecnologie come l’AI nei mondi digitali che sembrano in ostaggio di onde di “transumanesimo” di pochi pachidermi high tech. Leone XIV sarà di ogni cristiano in ogni luogo ma accogliendo gli uomini di tutte le fedi come i senza fede conoscendo il Mondo. Come Sant Agostino, un Uomo di fede, di immensa umiltà, mite e gentile, dotato della forza semplice dei gesti di misericordia, cioè di accoglienza e inclusione per allargare l’ascolto e dare voce a chi voce non ha. Certo ergendosi contro tutti i “secolarismi cristianisti” di false religioni “funzionaliste/utilitaristiche” nell’uso strumentale di Dio per scopi di propaganda elettorale e di potere nella costruzione di “pace dai ponti e dell’accoglienza“. Dunque, anche a contrasto delle “teologie della prosperità” innestate da un neo-darwinismo sociale che paradossalmente avvicinano l’uomo di Mar-a-Lago all’autocrate di Mosca ( e non solo).

Infatti, i “trumpiani evangelici” si agitano e si scagliano da subito contro Leone XIV accusandolo – con evidente infantilismo ideologico – di “marxismo come veicolo ecclesiale” leva di un nuovo globalismo proprio perché costruttore di “pace dai ponti” e non dai muri. Ancora un Papa Leone dopo il XIII° anche ora per fermare un altro Attila (Re degli Unni) che con gli evangelici ha occupato lo Studio Ovale appoggiandosi ad una nuova aggressiva eugenetica immanente del caos per un nuovo disordine post-globale ? Il mondo cattolico americano probabilmente già diviso tra pro e anti Trump a favore di secolarismi-cristianistici improbabili sembra forse rovesciarsi in anti/pro Leone XIV facendo i conti invece con una incombente secolarizzazione, provando realisticamente ad accompagnarla per comprenderla aprendo per esempio la Chiesa  alle donne per farla vivere “nei secoli dei secoli” e vista la caduta verticale delle vocazioni. La direzione del “trumpismo secolarista” rimane oscuro (o forse no , per le e evidenti commistioni con il potere e il denaro), che nell’attacco sconclusionato al successore di Pietro e Francesco unisce e compatta gli evangelici e divide i cattolici, per ri-affermare una identità transazionalista delle utilità immanenti immerse in una fanta-religione iper-terrena (e molto social) purché ben finanziata e che si vuole abbeverare ad un’anti-etica protestante del capitalismo che vorrebbe premiare i ricchi contro i poveri per una sorta di “diritto eugenetico”. Un treno trumpista che doveva cambiare il mondo in 24 ore ma che per ora lo ha solo affossato in una melma guerreggiata e “di catene di annunci di annunci” poi sempre “retrodatati o posticipati” in un formidabile “inferno dell’incertezza” per consumatori, risparmiatori e investitori e certo per tutti i cittadini e ad esclusivo supporto dei “teorici del caos”, ovviamente autocratici e autoritari. Siamo allora fiduciosi che Leone XIV sia quel costruttore di ponti per una “pace disarmata e disarmante” tra i popoli e tra gli uomini, accogliendo e includendo attraverso ricuciture necessarie un mondo frammentato e fratturato attraverso un rilancio del dialogo globale (e certo interreligioso) che raffreddi la “guerra a pezzi” che rischia di saldarsi tragicamente e corrodere le stesse democrazie.

Il riconoscimento della “radice agostiniana”, ossia “dell’ordine dell’amore”  – direbbero i teologi – e per questo abbastanza distante dalla traiettoria e dalle pratiche dei Gesuiti, seppure convergenti soprattutto nell’accoglienza  e non solo dei migranti – può fare di questo Papa (anche per essere americano) un “mediatore super partes” ma non geometricamente equidistante lungo un’ispirazione sinodale, ossia di una mente collettiva e di un cuore comunitario per mani e gesti coesivi come dalle sue prime parole da 267° Pontefice. Dunque, di una Chiesa di impegno nel sociale con un Papa “esploratore” di principi d’ordine e di guida per un Pastore delle greggi tra strade impolverate e campi infangati nel grondante sudore della vita. Inoltre, questo Papa può rappresentare un sostegno all’Europa liberal-democratica nei rapporti con l’illiberale USA e che viene dipinta irresponsabilmente dal cattolico JD. Vance come “fallita” dato che “non fa più figli e non ha un esercito”. Stimolando l’Europa ad agire sulla tragedia Ucraina e su quella di Gaza perché non è più accettabile quanto stà accadendo (anche con le tensioni in Cisgiordania) nemmeno da parte di molti israeliani per i rischi di genocidio e deportazione dei Palestinesi. Un esito tragico che sembra imporre il Piano “2 Stati e 2 Popoli” come unico progetto di destino per salvare entrambi i popoli dall’oblio e da un eterno galleggiare limbico nella fuga dalla comune Terra di Abramo. Come peraltro ribadiscono ancora una volta sia la Senatrice Liliana Segre scampata alla Shoa e sia la filosofa Anna Foa sul “Suicidio di Israele” proprio richiamando anche parole di Papa Francesco che ora ci ha lasciato. Leone XIV non sarà e non potrà essere un “clone” di Francesco sia perché mai avvenuto nella storia della Chiesa, sia per stile evagelico o per storia e formazione oltre che per le fonti spirituali e di ispirazione (Sant Ignazio per l’uno e Sant Agostino per l’altro). Perché ogni Pontefice ha sempre una sua identità, un suo cammino da svolgere, una missione da interpretare e un suo progetto spirituale da realizzare sul sentiero dell’unità della Chiesa e della forza del suo messaggio per rinverdire sempre i prati di speranza dei Vangeli e che sono tali per fedeli e laici. Una Chiesa allora che vuole correre – ancora una volta – in soccorso della pace e del dialogo per una umanità fratturata e democrazie stanche che in un messaggio religioso e laico domandano sacralità per la dignità della vita!

 

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