Medio Oriente
Trump sta valutando il riconoscimento dello Stato della Palestina
Trump starebbe considerando il riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese. Se confermata, questa notizia – lanciata dal quotidiano israeliano Jerusalem Post –rappresenterebbe una significativa inversione di rotta rispetto alla politica estera statunitense degli ultimi anni, caratterizzata da un forte sostegno a Israele e dal controverso riconoscimento di Gerusalemme come capitale israeliana nel 2017, proprio sotto il primo mandato del presidente Donald Trump.
Secondo il Wall Street Journal, alla Casa Bianca si starebbe sempre più diffondendo un sentimento di «impazienza e frustrazione» nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyanhu. E pochi giorni fa, proprio Trump aveva anticipato un «annuncio molto importante», che arriverebbe a ridotto del suo viaggio in Arabia Saudita, dove è in programma un vertice con i Paesi del Golfo. Tuttavia, non pochi osservatori fanno presente che, vista l’assenza di Egitto e Giordania al vertice saudita, l’annuncio potrebbe riguardare importanti accordi commerciali con i Paesi del Golfo.
Il possibile riconoscimento dello Stato palestinese potrebbe essere parte di una strategia più ampia per rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. Tuttavia, l’ipotesi ha suscitato reazioni contrastanti. Fonti interne alla Casa Bianca parlano di “colloqui preliminari”, mentre alcuni esponenti repubblicani esprimono preoccupazione per le implicazioni politiche di una tale mossa. Inoltre, il governo israeliano ha dichiarato che qualsiasi decisione in merito dovrà essere presa in consultazione con le autorità israeliane.
Parallelamente, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Mike Huckabee, ha annunciato un nuovo piano umanitario per la Striscia di Gaza, dove dal 2 marzo Israele ha bloccato l’ingresso di qualsiasi aiuto. Secondo Huckabee, Israele non sarà direttamente coinvolto nella distribuzione degli aiuti: «Gli israeliani garantiranno la sicurezza militare dell’operazione, essendo Gaza una zona di guerra, ma non parteciperanno né al trasporto né alla distribuzione del cibo».
limitandosi a garantire la sicurezza dei corridoi umanitari. Tuttavia, organizzazioni internazionali come l’Unicef hanno espresso preoccupazioni, sottolineando che l’esclusione di canali tradizionali potrebbe complicare ulteriormente la situazione umanitaria a Gaza.
E sulla situazione a Gaza sono arrivate parole molto dure da Josep Borrell, ex Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea, che ha accusato Israele di genocidio, criticando al contempo l’inazione delle istituzioni europee. «Stiamo assistendo alla più grande operazione di pulizia etnica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ha dichiarato Borrell in un’intervista al Guardian – Sappiamo bene cosa sta accadendo e conosciamo le dichiarazioni dei ministri di Netanyahu: sono affermazioni che rivelano chiari intenti genocidi».
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