Asia
Perché India e Pakistan dovrebbero preoccuparci
Gli anni che stiamo vivendo stanno ribaltando, una dopo l’altra, tutte le convinzioni che hanno retto il mondo per decenni.
Assistiamo a tutto questo come anestetizzati, in una sorta di torpore animale che ci rende più vivibile l’adattamento.
Il nuovo conflitto tra India e Pakistan fa crollare l’ennesimo tabù. Emerge la sensazione che è possibile una guerra diretta tra Stati nucleari. Sarebbe la prima volta nella storia umana.
Quando si studiano concetti come equilibrio atomico, deterrenza, mutua distruzione assicurata, il conflitto tra India e Pakistan viene sempre presentato come un caso “da manuale”.
Due nazioni che si combattono per decenni e che cessano le ostilità (almeno quelle ad alta intensità) non appena entrano in un regime di deterrenza nucleare reciproca. Appena arriva la Bomba, arriva la pace.
La Guerra di Kargil del 1999, qualche mese dopo che i due Stati ebbero completato i loro test nucleari, non fa statistica. Non si era ancora nella piena deterrenza reciproca, in quanto non vi era ancora la garanzia operativa del second strike.
Inoltre, la guerra di Kargil durò appena due mesi, fu sostanzialmente un conflitto di terra, di schermaglie e artiglieria, non furono impiegati missili e le aviazioni dei due Paesi non oltrepassarono la Linea di Controllo.
Questi due limiti sono già stati superati nell’attuale conflitto. Gli osservatori concordano sul fatto che la crisi attuale è già la più grave e violenta degli ultimi 25 anni, nel quadro di un preoccupante contesto politico e diplomatico.
Per la prima volta dal 1960 l’India ha sospeso il Trattato dell’Indo, una decisione storica e incredibile, che rischia di colpire alla fonte le risorse idriche del Pakistan. Il Pakistan ha risposto sospendendo il trattato di pace di Simla del 1972.
La mediazione esterna di Iran e Cina rischia di fallire a causa della diffidenza dell’India, che vede Iran e Cina come troppo compromesse con la parte pakistana. Insomma, si tratta di una situazione ben più grave delle “scaramucce” degli ultimi 20 anni.
Soprattutto, potrebbe cadere quel tabù che dicevamo: in condizioni di piena deterrenza reciproca, due Stati nucleari non solo non si fanno mai la guerra nucleare, ma non si fanno mai nemmeno la guerra convenzionale, che prima o poi costringerà la parte perdente al ricorso estremo all’opzione nucleare.
Sarebbe pericolosissimo farsi tentare dall’idea che, siccome l’opzione nucleare distruggerebbe entrambi, è possibile iniziare una guerra convenzionale che resterà convenzionale, anche tra Stati nucleari. Errore potenzialmente tragico, perché non si sa fino a che punto ciascuno è disposto a perdere.
Certo, questo non significa che la violazione di questo tabù si trasferirà automaticamente nei rapporti tra Usa e Cina, o tra Usa e Russia, o tra Russia ed Europa. Però è l’ennesimo tabù che viene a cadere.
Nell’autunno del 2022, molti analisti (compreso Orsini e il direttore della CIA dell’epoca William Burns) sostennero che la Russia valutò seriamente il ricorso all’arma nucleare tattica in Ucraina.
In quel momento molti si accorsero che l’impensabile era diventato pensabile, perfino possibile.
Dopo quasi un secolo dal regime fascista, in Italia il pacifismo è tornato ad essere accusato di collaborazionismo, e la gioventù di essere troppo molle per la guerra, con l’assenso di una borghesia guerrafondaia salottiera e ingioiellata.
Quello che fino a poco fa era impensabile è diventato pensabile, ed è ormai all’ordine del giorno.
Dopo quasi un secolo dal regime nazista, in Palestina un intero popolo può essere sterminato per “colpe collettive” (perché Hamas “lo hanno voluto loro”), nel primo sterminio in diretta streaming della storia.
Di nuovo, l’impensabile è diventato pensabile, persino consueto, quotidiano, normale.
Avvertiamo quel vuoto nello stomaco di quando si precipita velocemente dall’alto di una giostra. L’intero mondo sta entrando in una nuova fase sconosciuta. Quando si entra nell’ignoto si dovrebbe rallentare, invece noi stiamo accelerando.
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