Biden, empatico ma poco social, alla prima sfida “tutta internet” della storia

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13 Maggio 2020

La campagna presidenziale negli Stati Uniti sarà diversa dalle precedenti. Il Paese, come il resto del mondo, sta affrontando le conseguenze di una tremenda pandemia e, al tempo del distanziamento fisico, la tecnologia digitale con le sue piattaforme diventa un fattore non trascurabile. Non è, infatti, solo uno dei tanti strumenti a disposizione della comunicazione politica, ma il principale. Se non usato in maniera efficace il digitale, da prezioso alleato, può trasformarsi in un nemico imprevedibile. Alla presenza fisica va sostituita quella virtuale, ben organizzata e pianificata, per non vanificare il proprio messaggio politico e rischiare di farlo perdere nel perenne flusso informativo della rete. I democratici ne sono ben consapevoli. Qualche giorno fa dalle colonne del New York Times, ha detto la sua Lis Smith, che era dietro la campagna- tra gli altri- di Pete Buttigieg e che ora sostiene Joe Biden nella corsa verso la Casa Bianca.

Innanzitutto secondo Smith, dal momento che l’ex vicepresidente può contare su una empatia spontanea, tale caratteristica andrebbe evidenziata sui social. Di solito i politici si esercitano per sembrare assertivi e comprensivi, ma è difficile imparare un atteggiamento e quindi l’empatia di Biden è un vantaggio da mostrare, soprattutto per un’elezione che lo contrappone a Donald Trump che ha un atteggiamento praticamente antitetico. Poi, non bisogna dimenticare che vecchi e nuovi media dialogano tra loro. In altre parole, notizie apparse in TV o sulla stampa, vengono riprese da siti web e social network e viceversa, questa ibridazione ben si adatta alla necessità di essere ovunque, soprattutto tra le notizie locali e, in modo particolare, in Stati come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, dove Hillary Clinton perse quattro anni fa. Empatia, presenza costante, Joe Biden non può fare tutto da solo. Smith non a caso ricorda infatti, che dopo gli endorsement fatti dagli ex candidati alle primarie presidenziali, l’ex vice di Obama può contare sull’appoggio di Pete Buttigieg, ElizabethWarren, Andrew Yang, Bernie Sanders e altri, i quali possono coprire media locali e nazionali, sostituendosi a lui e aiutandolo nel far aumentare il consenso. Insomma Biden non è solo.

È notizia recente, ad esempio, il coinvolgimento di Alexandria Ocasio-Cortez. L’ex vicepresidente sta creando dei gruppi di lavoro incaricati di occuparsi dell’elaborazione di proposte su vari temi come giustizia e istruzione. Ebbene, come riportato tra gli altri dal Time, AOC è stata invitata a occuparsi di ambiente. Non va sottovalutata la spinta che questa collaborazione può portare alla campagna di Biden. Ocasio-Cortez è giovane, promettente, molto nota e abile sui social network. Inoltre può favorirne il consenso presso gruppi di elettori che prima guardavano ad altri candidati democratici, come Sanders.

A proposito di sostegno diretto e indiretto, l’ex vicepresidente- ancora secondo Lis Smith-potrebbe pensare addirittura di contare anche sui governatori come Andrew Cuomo, GretchenWhitmer e Gavin Newsom, di cui si parla spesso durante la pandemia. Se, oltre al consenso, poi Biden intende anche parlare a un pubblico non interessato alla politica, allora potrebbe avvalersi del sostegno di personaggi famosi. Avevamo già parlato dell’importanza di coinvolgere nomi e volti noti dello spettacolo per veicolare meglio un messaggio politico e raggiungere tipologie differenti di pubblico e l’avevamo fatto a proposito di Bernie Sanders. Il senatore del Vermont aveva visto tra i suoi sostenitori la cantante Ariana Grande che ha pubblicato una foto con Sanders dal backstage di un suo concerto di Atlanta, fatto registrare migliaia di giovani sulla piattaforma di un’organizzazionepresente a eventi per sensibilizzare ragazze e ragazzi sull’importanza della partecipazione democratica e del voto e scambiare tweet e versi di canzoni. Non solo, Sanders ha anche girato un video con la rapper Cardi B in un locale di Detroit. Grazie a queste due artiste molti ragazzi sono stati incuriositi da Sanders, dalle sue proposte e non l’hanno visto come un anziano senatore, ma come un politico in grado di parlare di giovani ai giovani.

Anche senza essere fisicamente in un luogo, si può essere letteralmente ovunque, in Tv, come su un social network, sul display di un adolescente che vede la conversazione tra un politico e un cantanteo sullo schermo di una persona di mezza età che sta guardando una diretta Facebook. Il pubblico, tra vecchi e nuovi media, si è diversificato. La sfida della comunicazione politica è raggiungere tutti, ovunque e, durante il tempo del distanziamento fisico, l’imperativo è farlo grazie alla tecnologia digitale.

In rete Trump parte avvantaggiato ma, secondo il New York Times, l’approccio top-down della sua comunicazione, non è sempre in grado di raggiungere nuovo pubblico. Proprio qui dovrebbero inserirsi i democratici, ovvero nella ricerca di un maggior coinvolgimento. Molti sono già riusciti nell’impresa. Basti pensare ad Andrew Yang e Pete Buttigieg che, grazie a strategie innovative, sono riusciti a creare significativi gruppi di sostenitori online, la #YangGang e il #TeamPete. Far parte di questi due schieramenti non significava solo sostenere i due candidati ma essere parte di un nuovo tipo di impegno politico. Lo staff di Bidenpotrebbe prendere molto più di semplici spunti da queste campagne, perché l’obiettivo è uscire dalla propria base di sostenitori, arrivare ovunque e da tutti per mostrare di essere un leader empatico, assertivo, insomma il candidato giusto per chi cerca qualcuno di diametralmente opposto a Trump.

 

 

 

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