Il manifesto di Kamala Harris: “so che non sarò l’ultima”

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21 Agosto 2020

Kamala Harris, con il suo atteso intervento alla convention democratica, ha accettato la nomina per la vicepresidenza degli Stati Uniti.

Sono passati cento anni dal diritto di voto alle donne in Usa e Harris non poteva non ricordarlo, così come non poteva non citare le attiviste che hanno lottato a lungo per permettere diritti che oggi sembrano scontati: Mary Church Terrell, Mary McCleod Bethune, Fannie Lou Hamer, Diane Nash, Constance Baker Motley e Shirley Chisholm. «Non ci viene spesso insegnata la loro storia. Ma come americani, stiamo tutti sulle loro spalle», ha detto. Ora è lei a presentarsi come un modello, come colei che deve continuare a tracciare la strada da seguire.

«Potrei essere la prima, ma so che non sarò l’ultima», recita infatti la didascalia di un video in cui si ripercorre brevemente la sua vita e si evidenzia ciò che Harris mira a rappresentare agli occhi degli americani: un punto di riferimento. Lei, nata ad Oakland, in California da genitori immigrati, può essere un modello per gli americani di origine asiatica, per quelli di colore, per gli immigrati, per i loro figli, per le donne, semplicemente per chi crede che la diversità sia un valore aggiunto per la società.

La sua storia non è uno stereotipo, non è il racconto semplicistico di un partito, quello democratico, che vuole contrapporre all’attuale presidenza un modello alternativo, basato sull’inclusione e sull’integrazione. La sua biografia rappresenta ciò che gli Usa sono oggi. Secondo i dati del censimento la popolazione asiatica negli Stati Uniti era di 22.861.985 persone nel 2019, con un aumento del 29,3% rispetto al 2010, mentre quella di colore lo scorso anno ha raggiunto 48.221.139 unità, ovvero l’11,6% in più rispetto a dieci anni fa. Non dovrebbe quindi sorprendere trovare in corsa per la vicepresidenza un profilo come quello di Harris, che dà voce e rappresentanza a una parte significativa della popolazione e non nell’ottica della contrapposizione ma dell’unità. Del resto più volte Joe Biden ha richiamato proprio l’unità della nazione come principio guida della sua leadership e il ticket Biden Harris è quindi paradigmatico.

Harris si presenta come punto di riferimento e, a sua volta, ne ha avuto uno: sua madre, Shyamala Gopalan Harris, arrivata all’età di 19 anni in Usa per diventare una ricercatrice contro il cancro.

«Mia madre ha trasmesso a me e a mia sorella Maya i valori che avrebbero tracciato il corso della nostra vita (…) Ci ha insegnato a mettere la famiglia al primo posto: la famiglia in cui sei nato e la famiglia che scegli. Mia madre mi ha insegnato che il servizio agli altri dà uno scopo e un significato alla vita. Questo mi ha portato a diventare un avvocato, un procuratore distrettuale, un procuratore generale e un senatore degli Stati Uniti».

Importanza dei legami familiari, impegno, senso del dovere, riconoscenza per chi ha permesso la conquista di diritti civili e politici, sono tanti gli elementi del suo discorso e, ovviamente, non poteva mancare il riferimento alla pandemia, che non solo ha causato morte e conseguenze economico sanitarie devastanti, ma ha evidenziato in maniera impietosa le disuguaglianze nella società, con i più vulnerabili colpiti in misura maggiore. Il contesto attuale è pieno di difficoltà.

«Tra molto tempo questo momento sarà passato e i nostri figli e nipoti ci guarderanno negli occhi e ci domanderanno: dove eravate quando la posta in gioco era così alta? Ci chiederanno, com’è stato? E noi non diremo loro soltanto come ci siamo sentiti. Diremo loro che cosa abbiamo fatto».

Per farlo Harris e Biden devono però prima arrivare alla Casa Bianca, per poter costruire quella «comunità, forte e rispettabile, giusta e gentile» a cui ha fatto riferimento la senatrice californiana.

Secondo Five Thirty Eight, il running mate di solito non ha un forte impatto sul consenso elettorale, anche in questo caso specifico ci si aspetta che Biden resti sul vantaggio che già gli è stato attribuito. Tuttavia alcune ricerche sembrano suggerire che quando c’è un candidato di colore, l’elettorato di colore sia più propenso a votare, sebbene stavolta si tratti del vicepresidente e quindi non si possa avere certezza nemmeno in tal senso. Numeri e previsioni a parte, Harris si presenta innanzitutto come un punto di non ritorno, come un altro tabù sfatato e, sotto questo aspetto, è già un punto di riferimento.

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TAG: Joe Biden, Kamala Harris, presidenziali americane
CAT: America

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