Perché provare almeno una volta Linux come sistema operativo?
Quando vidi per la prima volta il film con Whoopy Goldberg intitolato Jumpin’ Jack Flash, pensavo che sarebbe stato impossibile connettere tra loro due computer. “In futuro sarà davvero possibile?”, mi chiedevo assorto. Non sono un nativo digitale, ma appena i computer hanno iniziato ad essere beni di consumo veri e propri ho avuto la fortuna di mettere subito le mie mani su un mouse ed una tastiera, scrivendo cose a caso, salvandole su floppy. Mi sembrava bellissimo. Lo ammetto, pur avendo fatto diventare la scrittura la mia professione, non mi sono mai trovato bene ad usare bloc notes, penne, matite o altro. Ho sempre pensato che Apple facesse al caso mio e per 15 anni è stato così, soprattutto con l’integrazione tra i vari sistemi operativi è stato davvero grandioso poter avere tutto a portata di mano, strettamente connesso e favolosamente funzionante. Sono 6 mesi che uso Linux, e mi è venuto in mente che forse potrebbe essere il momento per tirare le somme, almeno parlare della mia esperienza personale (non sono un tecnico, quindi vi parlerò di un approccio sostanzialmente emprico).
Ok, se decidete di addentrarvi nel mondo di Linux per prima cosa scoprirete che esistono tantissime versioni differenti del medesimo sistema operativo, le cosiddette “distro”, tutte gratuite tranne alcune come Red Hat. Mi avevano detto che inizialmente, un utente medio avrebbe avuto voglia di provarle tutte. Ed effettivamente ne ho provate a decine, sorprendendomi per facilità di installazione, la ricercatezza grafica di alcune e la velocità di altre. (Il mio scopo principale era rivitalizzare un vecchio iMac). Una volta installato (nel mio caso Ubuntu Budgie) è possibile lavorare (o giocare se avete tempo) immediatamente. Durante l’installazione viene fornita una suite office, browser, app multimedali, driver e tutto il necessario. Praticamente non c’è nulla da fare se non iniziare a personalizzare il proprio sistema operativo. Questa è una possibilità che, soprattutto chi viene da OsX, potrebbe trovare o superflua o talmente tamarra da perderci delle mezzore. Ma d’altronde è una delle peculiarità di Linux – e dei software open source – quella di permettere ai propri utenti la libertà di studiare, copiare, cambiare e persino redistribuire l’intero sistema. Linux viene aggiornato costantemente, con cadenze differenti, e sarete voi a scegliere se utilizzare una versione LTS (a lungo supporto) o una “rolling release”, ovvero aggiornata di continuo. Ogni distro ha poi anche una sorta di “app store” da cui è possibile scaricare quello che interessa: GIMP per la grafica, Spotify per la musica, VLC per i video, Steam per i giochi e tantissimo altro (raramente, ad esempio, si trovano dei software come Lollypop, per ascoltare file audio, belli graficamente, semplici e su cui ascoltare praticamente di tutto).
Ok, molti potrebbero obiettare il fatto che non c’è alcun supporto fisico dietro questo sistema operativo, non c’è un negozio, un rivenditore o un tecnico pronto per aiutarvi, ma i forum, i tutorial e le guide sono tantissimi e soprattutto la community che sta dietro ai vari progetti è molto attiva e sa come dispensare consigli e chiarire alcuni concetti. Molti dei software creati per Linux sono sviluppati dagli stessi utenti, quindi si ha un modo totalmente differente di venire in contatto con l’informatica stessa, meno calato dall’alto e più etico soprattutto considerando che non bisogna pagare alcunché, senza ricorrere a crack illegali o violazioni del copyright. Questo potrebbe essere una motivazione importante per un utilizzo in tante pubbliche amministrazioni, dove si annullerebbero i costi di manutenzione e aggiornamento del sistema, senza contare che su Linux è possibile far girare alla grande anche programmi Windows, oppure connettersi ad una rete per condividere documenti (e la stampante si installa con un click). Non è un caso che con molta probabilità il sito su cui state leggendo questo articolo è ospitato su un server Linux, così come tantissimi servizi online.
Bene, ma allora perché utilizzare Linux sul proprio pc di casa o di lavoro?
Se siete utenti Windows e Mac potreste imparare qualcosa di nuovo, uscendo dallo spazio vitale costruito per voi da due colossi dell’informatica. Potreste prendere Linux come una nuova esperienza per imparare a familiarizzare di più con un sistema operativo e potete contare sull’aiuto online e rapidissimo di tanti utenti come voi e anche di sviluppatori molto più “skillati”. Per esperienza personale, non avendo mai utilizzato il terminale, inizialmente ho pensato che fosse una cosa estremamente tecnica, però basta davvero poco per imparare, ad esempio, i comandi base, cambiando il proprio approccio ad un computer. Ovviamente non è detto che dobbiate soppiantare del tutto i vostri vecchi sistemi, basta usare un dual boot e potete scegliere di volta in volta quale utilizzare, se non vi fidate potete anche provare la versione Lite su una chiavetta.
Una delle cose su cui ho riflettuto proprio durante questi mesi di utilizzo è la dimensione “umana” di Linux e dei software open source. Linux apre a tutti, ma proprio a tutti, la possibilità di poter usare un computer a costo 0. Un progetto che mi è piaciuto tantissimo è quello di Raspberry, che permette di installare alcune distro su una singola scheda che funziona come un vero e proprio pc a costi ridottissimi, utilissima per la didattica e per potersi cimentare nella costruzione di tanti piccoli sistemi Linux based ovviamente. Sostanzialmente l’utilizzo di Linux mi ha fatto capire che esiste un’alternativa ad hoc per ognuno di noi. È chiaro che se si opera nel mondo della grafica, avere un Mac è praticamente obbligatorio, ma Linux, data la sua facilità di personalizzazione (non solo a livello visuale) diventa una sorta di coltellino multifunzione che, una volta usato, diventa irrinunciabile e permette un utilizzo più consapevole e sicuramente appagante, oltrechè, ovviamente: libero!
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