Alex Honnold, chi è l’irrazionale razionale che ha cambiato l’arrampicata

:
3 Ottobre 2017

Articolo di Fabrizio Goria, tratto da Alpinismi.

Alex Honnold è stato il primo uomo ad aver scalato El Capitan in Yosemite senza corda, senza imbrago e ovviamente senza protezioni. Lo ha fatto in free solo, in poco meno di quattro ore, spostando i limiti umani verso un livello ancora più elevato, quasi inimmaginabile perfino dai più arditi. Un’impresa che lo ha proiettato di nuovo nell’Iperuranio dell’arrampicata mondiale. Quello di Honnold non è necessariamente un exploit fisico, ma soprattutto un’esperienza umana scaturita da una sconfinata forza interiore.

Non c’è margine di errore nel free solo. Bisogna avere non solo una preparazione atletica specifica, che si può forgiare esclusivamente con anni di allenamento e sacrifici. No. Bisogna anche avere una forza mentale e una stabilità psicologica degna di studio scientifico. Perché non è possibile ritirarsi, perché gli errori non sono contemplati, perché non si può pensare di affrontare una parete imponente come quella di El Cap senza avere la piena consapevolezza di chi si è e dove si vuole arrivare. Con tutti i dovuti paragoni del caso, e non me ne vogliano i lettori, se trasposto in ambito accademico si tratta della differenza di forza mentale che passa fra una persona che decide di mollare gli studi dopo il diploma e chi decide di conseguire un dottorato di ricerca in astrofisica. Il sacrificio è tutto, così come la capacità di porsi un obiettivo e investire risorse nel suo raggiungimento.

E dire che su El Cap Honnold non ha scelto nemmeno una via così semplice. Si tratta di Freerider, quella che è stata definita la Astroman del nuovo millennio. 30 tiri per circa 1000 metri di sviluppo, stile “trad”, con una difficoltà massima stimata in 5.13a (fra 7c e 8a sulla scala francese, ndr). E già questo sarebbe capace di dissuadere molti di noi. Ma il peggio deve ancora arrivare. Freerider per gran parte è senza appigli per le mani. Si va su di piedi, in aderenza o spalmando le suole delle scarpette sul granito cercando rugosità non sempre evidenti. Questo perché si tratta di una roccia levigata dai ghiacciai che ricoprivano l’area della Sierra Nevada fino a circa 1 milione di anni fa. E immaginate di essere in balia del vento, così come di tutti i ben noti rischi oggettivi tipici dell’arrampicata in ambiente. Per di più senza la sicurezza di una corda appesa in vita. Osservando le immagini scattate da Jimmy Chin non si può immaginare la grandezza della parete in questione. È standoci sotto, dopo aver dormito al leggendario Camp 4 ed essere andati verso est e aver passato l’Eagle Creek, che si rimane senza fiato. Di fronte agli occhi c’è la più iconica montagna di Yosemite, croce e delizia di migliaia di climber di tutto il mondo. È un’oceano di roccia. Ci si chiede letteralmente come è possibile arrampicare su quelle pareti di granito che sembrano – da sotto – impossibile da affrontare. Eppure si può, eccome se si può. E ora sappiamo, grazie ad Honnold, che un essere umano può farlo anche senza corda né imbrago. Ma un conto è scalare in free solo su Lurking Fear, la più facile via di El Cap, situata sulla parete sud-ovest, che nella parte più difficile è più o meno sul 5.9/5.10 (5c/6a sulla scala francese, ndr). Un altro è farlo su Freerider.

I maligni, e ce ne sono molti, quasi sottovoce affermano che Honnold sia Honnold sono per motivi di convenienza. Nel senso che non è uno scalatore capace di fare gradi elevatissimi e sovrumani come… a esempio Adam Ondra o altri campioni, pertanto ha virato sul free solo per creare il mito intorno alla sua figura e quindi impressionare gli sponsor. Ma le domande in questi casi sono sempre le solite. Chi minimizza le imprese in free solo di Honnold sarebbe capace di fare altrettanto? Sarebbe disposto ad allenarsi in modo fisico e mentale come Honnold al fine di replicare ciò che ha fatto su El Cap? Impossibile rispondere a meno di non mettersi alla prova coi propri limiti. Chi scrive mai e poi mai tenterebbe una via in free solo. Uno solo il motivo: presenza di una moglie e di una famiglia a cui è legato in modo indissolubile. Con un allenamento specifico, e sottolineo sia sotto il profilo mentale sia sotto quello fisico, non è possibile escludere a priori che possa cimentarmi una via in free solo. Ma non è quello il punto. Si tratta di priorità. Ognuno di noi le ha. E quella di chi scrive è il rischio calcolato. Per noi arrampicatori della domenica e alpinisti lamentosi della sveglia alle 3 o alle 4, il rischio calcolato è dato dalla corda dentro il nostro anello di servizio montato sull’imbrago. Per Honnold, che ha una diversa scala di priorità, il rischio calcolato è dato dalla sua forza di spirito unita alla prestanza fisica. Molto più di ogni altro climber – inutile negarlo – Honnold ha dimostrato di essere fuori dal comune. E non ci sono sponsor che tengano, di fronte alla volontà di un individuo di fare ciò che più desidera nel modo in cui desidera. Alex è così, prendere o lasciare. Senza fronzoli, incurante dei soldi (basti pensare al van in cui vive…), maniacale nella preparazione. «Un nerd, praticamente», è stato definito dal suo amico Cedar Wright, altra bestiaccia del climbing mondiale. Ma se tutti i nerd fossero come lui… sicuramente il mondo sarebbe migliore.

Per Honnold il free solo non è un rischio necessario per ottenere pubblicità. Non è un gioco con la morte, come qualcuno potrebbe pensare. Al contrario, per Honnold è un gioco con la vita. Il free solo come massima espressione della voglia di vivere, e sperimentare, e comprendere i propri limiti. Perfino Honnold si rende conto nelle interviste che il suo pare essere un ragionamento controintuitivo, ma è corretto da un punto di vista logico. Del resto, se lui si è preparato in modo dettagliato per chiudere Freerider su El Cap in free solo, e se è sicuro di riuscirci con ampi margini di energia residua, perché non provarci? Sulle pagine di Outside, perfino un magistrale climber come Tommy Caldwell si è detto impressionato e spaventato da ciò che ha fatto Honnold. Perché? Perché è normale avere paura. Ma come più di una volta ha spiegato Alex l’importante è non avere panico. Perché la paura può essere gestita e può fornire un valido e concreto aiuto alla concentrazione, mentre è il panico a uccidere. È l’ansia che ti prende la testa riempiendola di sentimenti negativi, che ti offusca il pensiero e ti fa perdere la cognizione di cosa devi fare, di come puoi gestire il tuo corpo. Il panico è quello che non ti fa prendere le decisioni in modo razionale. Sebbene qualcuno potrebbe affermare che nel free solo non vi è nulla di razionale. Ma in realtà si basa proprio tutto su questo aspetto. Devi essere completamente lucido per il free solo su una parete immensa come quella di El Cap. E Honnold lo sapeva. È per questo che la sensazione che si ha leggendo le sue interviste riguardo il free solo non è quella di un avventato irrazionale e incosciente. Al contrario, si ha l’impressione di un uomo pienamente consapevole di quale è il suo posto nel mondo, in un’epoca nella quale invece i Millennials sono sempre più in balìa degli eventi.

Cosa doveva dimostrare Honnold facendo El Cap in free solo? Nulla. Il bello della sua impresa è proprio questo. Lo ha fatto perché nel mondo di oggi esistono ancora dei limiti che possono essere infranti. Qualcuno potrebbe affermare che così facendo si è spostata ancora più in alto l’asticella dell’arrampicata e che potrebbe portare a una corsa all’emulazione capace di essere più dannosa che benefica. Ma quanti di questi critici avrebbero la stessa forza di volontà di Honnold e la sua leggerezza nell’affrontare in modo razionale la vita? Pochi, pochissimi. Perché non tutti possono fare una rivoluzione. Di rivoluzionari nell’arrampicata ce ne sono stati pochi, non a caso. Inutile citarli perché i nomi li conosciamo tutti. Honnold è uno di loro. E come ha fatto notare Fabio Palma dei Ragni di Lecco su Facebook, Honnold «è un genio, perché per me la parola “genio” va immediatamente affibbiata a chiunque faccia cose mai viste, e qui stiamo parlando di uno che di cose mai viste ne ha già fatte una decina almeno». Punto. Inutile negarlo. Inutile cercare di sminuire ciò che ha fatto Honnold.

La realtà è che ora si corre il rischio che nemmeno quanto fatto da Alex su El Cap sia abbastanza. Dato che un limite si è dimostrato essere superabile, il timore è che ci sia una corsa verso l’irrazionalità. “What’s next?”, direbbero qui negli USA. Il problema è che molto dipenderà dalle pressioni degli sponsor e dei media. Honnold ha già detto che per un po’ di tempo non vuole più occuparsi di free solo, ma è intenzionato a migliorarsi in falesia, con corda e imbrago ben fissati. Lui ha raggiunto ciò che voleva raggiungere con Freerider su El Cap. Ed è normale, per tutte le persone razionali come Honnold, prendersi una pausa dopo aver battuto i propri limiti. Mentre per gli altri… resta da trovare un modo sicuro per rischiare la vita.

TAG: Alex Honnold, Alpinismi, alpinismo, arrampicata, El Cap, El Capitan, Free solo, Freerider, Jimmy Chin, montagna, Montagne, Stati Uniti, Tommy Caldwell, usa, Wilderness, Yosemite
CAT: Arrampicata

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...