Elogio del pudore, manto dell’amore

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19 Luglio 2020

Il pudore è solo dell’uomo, non è di Dio e nemmeno degli animali, perché Dio non ha un corpo e gli animali non hanno uno spirito e non badano a coprire le nudità.
Ma il pudore è distinzione,scelta, esclusiva soggettività.
Non deve confondersi con la ritrosia, il non concedersi.

È una difesa ostinata del corpo, per non essere visti, toccati,lambiti: si vuole comprendere dal partner se effettivamente la scelta sia ricaduta solo su di sé,come momento unico. Solo allora il pudore si libera, si sgretola, si dissolve.
Vuole conservare gelosamente il corpo e perciò si ribella: ha l’ira contro chi intende guardare, rompendo il sacrilegio, perciò si dice che il pudore è “l’ira contro qualcosa che non deve essere”.
Se l’amore è “toglimento di ogni differenza”, non è ammissibile un indebito sguardo, ma solo quello del prescelto.
È il momento più ambito: significa che lei si è sciolta, perché ha trovato l’amore insostituibile, quello della vita.
Il pudore dunque è in relazione ad un evolutivo processo di conoscenza del partner: quando si ha la definitiva consapevolezza che l’amore si sia identificato solo con quel nome, in un ambito di unicità che non ammette e rifiuta ogni scambio, intercambiabilità come se fosse un oggetto fungibile, allora vuol dire che un cammino in comune si potrà intraprendere.
Ecco perché si dice che il pudore sottende una scelta che non ammette alterita’: è dunque la più compiuta forma dell’amore.
Il pudore non è imposto da nessuna morale, ideologia sovrastrutturale, da un’eteronoma legislazione di precetti religiosi. È invece un grande atto di amore, perché vuol dire che la solitudine,che esso comporta, il non darsi subito, è stata coltivata come un fiore.
È comparabile ad una crisalide: il bruco deve attendere un lento ed inesorabile processo di metamorfosi.
Infatti prima che diventi una splendida farfalla,cerca un posto riparato, appeso ad un ramo, sotto terra in un bozzolo che si costruisce con la seta.
Così è anche il pudore: le mie nudità possono essere viste e lambite solo da chi dovrà scegliermi come eletta, unica.
È la vocazione all’amore esclusivo, la tensione di una ricerca dell’amato che pone una identificazione propria , una singolarità irripetibile, irriducibile; è come una monade, dove si racchiude l‘ universo, perché non si ammettono altri recinti o perimetri.
È ciò che “avvolge il corpo”, protegge l’intimità dell’essere.
Il pudore è discrezione preziosa e rutilante: è contro l’omologazione, la volgarità dei corpi dati all’ammasso, che tutti possono vedere in una bestialità becera e consunta.
La vergogna, il disgusto, rappresenta la conseguenza della rottura del pudore.Da qui il rossore.
Il pudore mostra che il desiderio amoroso, diversamente da quello sessuale, non si piega alla legge del ricambio, come se un soggetto si degradasse ad un corpo animale qualsiasi da possedere.
Placa piuttosto il desiderio, arresta la sua corsa infinita e inutile, lo lega a qualcosa che si presenta come il contrario di un pezzo seriale.
Nel desiderio amoroso il pudore di una donna si manifesta con la capacità, piena di grazia, di associarsi solo alla vista di quell’uomo non di altri. È la tenerezza del ritrovare un delicato equilibrio nell’ambito della reciprocità dell’invadenza di uno spazio e di un tempo,definiti in un contesto che conoscono solo quegli amanti. Dunque si dirà che il pudore si configura e delimita con un habitat, un sesto senso unificante di protezione di un’intimità.
Vuole il chiaroscuro, perché il corpo prima di essere visto, deve essere immaginato dall’amante esclusivo.Deve porsi nella dimensione del nascondimento.
Il miracolo dell’amore si è spiegato, compiuto, quando il pudore si scioglie, quando c’è lo svelamento.
È un processo di lenta ed ineluttabile trasformazione che pone un amore dallo stadio della pura potenzialità a quello dell’esclusività: le mie nudità devono essere ammantate, avvolte, non le posso scoprire, perché non sono un oggetto di rimpiazzo, le potrà vedere solo l’amore che ho eletto.
Il pudore ammette il segreto: solo Ulisse e Penelope conoscevano il loro letto nuziale, non altri: il talamo era stato ricavato da una pianta di ulivo e Penelope ebbe la certezza assoluta che quel vecchio mendicante fosse Ulisse,perché solo entrambi sapevano quale fosse il processo della sua costruzione.
Se si mantiene il segreto in amore, non si ammettono altri: ed allora si sciolgono le ginocchia, il velo è disfatto, si rompe, si lacera e quelle nudità sono solo del mio amato, che potrà goderle con il suo sguardo e di nessun altro.
Il pudore infatti è il velo impenetrabile degli dei: nessuno poté vedere Diana ignuda e chi vi tentò, Atteone, divenne un cervo sbranato dai suoi stessi cani.
Così anche Tiresia l’indovino, che diventò tale perché perse la vista, avendo scovata Atena nuda che si calava nell’acqua. La dea della ragione non poteva tollerare tutto ciò, privandolo della vista, diede a Tiresia il potere di vaticinare il futuro.
Il pudore è delle sorelle di Gesù: nessuno potrà scrutare il loro corpo e,come vestali gelose, offrono il voto della verginità.
Il pudore è il manto prezioso del corpo: solo per chi si è scelti potrà cadere.

TAG: amore
CAT: Arte

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