Jackson Pollock, “un’arte totale e magnifica”

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28 Febbraio 2017

Ogni volta che chiedevano a Peggy Guggenheim quale fosse la cosa più importante che aveva fatto nella sua vita, rispondeva senza esitare : «L’avere scoperto Jackson Pollock è stato senza dubbio il successo più importante della mia vita».

Ce lo dice, in un suo libro appassionato e appassionante appena uscito – Il retaggio di Jackson Pollock, edito da Campanotto Editore – Paolo Barozzi. Che non è solo uno studioso di arte moderna, ma anche persona informata dei fatti.

Veneziano, discendente da una famiglia di antiquari, Paolo Barozzi è stato per anni assistente di Peggy Guggenheim.
Ha quindi  non solo conosciuto bene le opere di Pollock, ma è stato per anni in contatto stretto con colei che tutti definiscono la scopritrice del suo straordinario talento.

Il libro è pieno di situazioni e annedoti che riguardano Pollock,  le persone che hanno vissuto accanto a lui, gli artisti del suo tempo. La narrazione è densa, ma al tempo stesso divertente, scorrevole e leggera.

Ma il grandissimo pregio di questo libro non risiede solo nella ricostruzione degli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita dell’artista, ma anche nella meticolosità con la quale, raccogliendo numerose testimonianze, viene ricostruito il suo percorso creativo.

Mi limito a riprendere qui, per sommi capi, uno dei capitoli di questo “romanzo” pollockiano, quello che riguarda il primo incontro, nel 1943, tra  Peggy Guggenheim e un’opera di Pollock.
Peggy ha 45 anni, Jackson 31. Lei è un’ereditiera con la passione per l’arte, lui un artista ancora in cerca di affermazione.
Howard Putzel, assistente di Peggy, ha proposto di includere un’opera di Jackson Pollock nella collettiva di giovani artisti che si terrà nella galleria di Peggy.
Le regole della mostra sono chiare : ogni artista sotto i 35 anni può presentare i suoi lavori, dopo di che una giuria, della quale fanno parte alcuni artisti affermati, tra i quali Mondrian e Duchamp, deciderà chi di loro merita di essere esposto.
Il primo impatto tra Peggy e una delle opere proposte da Pollock non è dei più incoraggianti.
Trova il quadro – The stenographic figure (vedi foto sotto)– addirittura “orribile”.
Imbattendosi in Mondrian, che lo sta esaminando con attenzione, aggiunge : “Non c’è disciplina…questo giovane ha seri problemi, dipingere è uno di questi, non penso che verrà scelto!”
Mondrian guarda Peggy, continua a fissare il quadro e a grattarsi il mento, poi risponde : “Sto cercando di capire che cosa sta accadendo qui, penso che questo sia il quadro più interessante che ho visto in America! Non devi perdere di vista quest’uomo!”
Peggy resta di stucco, poi tenta una sortita : “Dici sul serio? Questo quadro non può essere paragonato ai tuoi”.
Mondrian la gela immediatamente : “La mia pittura e le mie opinioni personali sono due cose totalmente diverse”.
Anni dopo – ci spiega Barozzi – Peggy,  parlando di Pollock avrebbe preso ad esprimersi così: “Pollock venne facilmente accettato da me, la sua arte era così totale e magnifica che mi piacque subito”.

 

TAG: Jackson Pollock, Paolo Barozzi, Peggy Gugghenheim, Piet Mondrian
CAT: Arte

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