Rimani
Rimani qui con me.
Non andare via.
Ti ho sempre aspettato, ho avuto una pazienza infinita, come l’attesa mendicante di Dio, come la pietà dei poveri.
Se vai via, non so con chi prenderò il miglior caffè.
Chi avrà cura delle mie e tue malinconie, non so.
Non so quale sarà il colore del giorno, quando non starò più vicino a te; e il mare respingerà i miei lamenti, abbandonati sulla battigia.
Tremano le sue onde che piangono con me.
Rimani: spegni la luce e dammi le dolci cose, sotto il mantello della notte.
Lasciati toccare, lambire.
Vibrano tutte le ali dell’anima.
Tienimi sul tuo cuore, avvolgimi nel tuo sogno.
Da un attimo con te nasce un ardore incandescente, divampante, da farne un’eternità, perché i raggi del tuo sole non diffondono chiarori amari.
La peggior sorte per un uomo è non aver accanto la propria donna al risveglio del mattino: le dita rosee dell’aurora cominciano a rigare la schiena della notte, che da scura si fa livida e poi argentea.
Fuori dalla finestra, l’allodola lancia il richiamo del mattino.
Ma la notte plumbea non mi consegna al giorno che viene, se non ci sei tu.
Rimani, fammi sentire il tuo respiro, il profumo inebriante del tuo corpo, l’ansito del tuo sonno.
Desidero sempre vedere il tuo volto anche quando è rabbuiato: a paragone il giorno e la notte diventano scialbi, perdono espressività e fascino.
Con te tutto vibra di una primigenia agitazione universale. E svanisce la nullità del palpabile tedio.
Vorrei abitare la tua anima e farti veglia, perché tu possa dormire senza clamori, senza i rumori e rimuovere i fastidi e le inquietudini del giorno, insignificante e gretto.
I tuoi desideri non possono più accordarsi con questa mescolanza di vita, in cui si avvilisce quotidianamente l’eternità.
Non vorrei che le tue illusioni siano sottomesse ad un’insipida fatalità, ove vi sia l’epilogo di una curiosità svuotata e spenta all’ardimento del tempo.
Devo creare un silenzio udibile, perché sia cullato il tuo sogno ed il tuo sonno non sia neppure increspato.
Come è bello stare dentro il mistero dell’amore, carpirne i segreti, conoscerne la passione, vivere gli interminabili silenzi di sguardi, che già dicono tutto ed annunciano baci infiniti e sorrisi compiaciuti, di complicità nascoste di un nuovo alfabeto le cui lettere conosciamo solo noi due.
La notte è meravigliosa perché abitata da stelle luminose e teatro solo per noi: senza parlare, sappiamo come cercarci, prenderci ed amarci.
Possiamo rinnegare tutti i segreti e liberare da pastoie incrostate ed orride un pudore ormai disfatto.
La brezza e l’alba rifioriranno leggere, al sentire i tuoi passi.
Toccano altezze vertiginose gli innamorati veri, quelli che non hanno vergogna di piangere, di commuoversi, quelli che non si girano dall’altra parte e ascoltano tutte le pene e desiderano ardentemente tutte le gioie, anche se non verrano e sono lontane.
Ma per questo gli innamorati non vanno via e, anche nel tormento prolungato, nel travaglio insostenibile, nella dura macerazione sopportano, stanno lì, perché sanno che arriverà la dolce stagione.
Il mio amore si nutre del tuo.
Finché tu vivrai starà tra le tue braccia, senza uscire dalle mie.
L’amore entra anche in un cuore chiuso e regge disperati disinganni.
Non può essere precario, ma dovrà riversarsi nell’abbandono disinteressato che fa di ogni entusiasta un essere puro ed inaccessibile, misterioso per scoprire un’ingenuità dolce ed incosciente.
Rimani, perché nei tuoi occhi ci sono i radiosi mattini e dalla luce di essi emerge e si scopre il fondo di tutte le cose, che mi sono più care.
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