“Acqua Pubblica Europea”, il nuovo ruolo di MM. Ne parliamo con l’AD Mascolo
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Che sia delle persone, delle imprese, delle città o dei territori, la resilienza è una delle risorse più preziose per l’equilibrio delle moderne società (inclusa quella italiana), messe a dura prova dalle imprevedibili crisi economiche e dai repentini cambiamenti climatici, dalle inarrestabili migrazioni e, per l’Italia in particolare, dall’altrettanto inarrestabile invecchiamento della popolazione.
Oltre Oceano se ne sono accorti da tempo e fin dal 2013 la Fondazione Rockefeller ha attivato il programma 100 Resilient Cities, che ha lo scopo di supportare le città nella formulazione di un proprio piano di resilienza sulla base di un Resilient City Framework condiviso.
Le quattro dimensioni del Resilient City Framework sono: leadership e strategia, infrastrutture e ambiente, economia e società, salute e benessere.
Per l’Italia, a questo programma aderiscono anche Milano e Roma.
E proprio sull’Area Metropolitana di Milano si è concentrata la parte italiana di una ricerca europea promossa da J.P. Morgan Chase Foundation dal titolo autoesplicativo, Building Better Business Resilience, che studia la resilienza delle imprese in cinque aree metropolitane: Milano, Londra, Parigi, Francoforte e Madrid.
Il 14 ottobre pomeriggio a Milano verrà presentata la ricerca italiana, condotta da un team del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova.
Questa ricerca merita attenzione per tre ragioni:
L’Italia è fatta di imprese piccole e molto piccole. Tutti dicono (a ragione) che bisogna crescere in dimensione, ma in pochi poi si preoccupano di stare accanto ai Piccoli per supportarli nei percorsi di crescita.
La ricerca che verrà presentata a Milano il 14 ottobre pomeriggio è focalizzata sulla microimprese e sulle piccole imprese e mette a fuoco i fattori che le fanno barcollare e le risorse che imprenditori e imprenditrici adottano per rimettersi in pista.
Se volete, da questa ricerca i policy makers possono avere le indicazioni per elaborare strategie efficaci per la resilienza delle imprese, che con i tempi che corrono e con le bizze della geopolitica (basti pensare ai nuovi dazi sui prodotti del Made in Italy che rischiano di mettere in ginocchio molte imprese) dovrebbe essere l’asse portante di tutti i programmi politici a qualsiasi livello.
Ci piaccia o no, nel mondo delle microimprese e delle piccole imprese la presenza di migranti è molto elevata.
La ricerca Building Better Business Resilience ha il merito di mettere a fuoco gli approcci per la resilienza in due diversi segmenti di imprese:
Se volete, da questa ricerca i policy makers possono ricevere spunti per segmentare le strategie per la resilienza delle imprese, perché non tutte le persone che fanno impresa affrontano le crisi nello stesso modo e con il medesimo set di risorse.
Lo dicono in tanti: la localizzazione dell’impresa incide sulle performance e sulle traiettorie di sviluppo e crescita dell’impresa stessa. È per queste ragioni che, soprattutto per le microimprese e le piccole imprese localizzate all’esterno delle aree più centrali dei centri urbani, le azioni delle Amministrazioni Locali su infrastrutture, ambiente, sicurezza, salute e benessere sono variabili di grande interesse.
La ricerca Building Better Business Resilience ha studiato il livello di resilienza di 600 titolari (305 uomini e 295 donne), con l’impresa localizzata in 100 dei 136 Comuni della Città Metropolitana di Milano distinti in:
Sono stati esclusi tutti gli altri Comuni con reddito pro-capite medio superiore a € 25.000.
Se volete, da questa ricerca i policy makers possono trarre qualche idea per rendere economicamente più solide le aree esterne al centro delle città fino alle periferie. Considerato il numero di persone che vivono e lavorano fuori dai centri, più queste imprese sono resilienti e meglio sarà per tutte le persone che lavorano e vivono nelle città (non solo a Milano).
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