Cronaca
Disinvolture e peccatucci di “Chi L’ha Visto?”
In vista dell’audizione di Federica Sciarelli di giovedì 14, ho inviato alla Commissione Parlamentare Orlandi Gregori il seguente promemoria:
Buongiorno. Sono il giornalista Pino Nicotri già audito dalla Commissione Orlandi e Gregori.
Sperando di fare cosa utile Le invio il Memorandum in Oggetto.
Cordiali saluti.
pino nicotri
La pista De Pedis Banda della Magliana
1) – Gli inquirenti durante l’inchiesta 2008-2015 sul caso Orlandi-Gregori, nell’esaminare i tabulati telefonici del 2005 del programma televisivo della Sciarelli, insediata da poco, non trovarono nessuna traccia della telefonata anonima che avrebbe informato la redazione della presenza della “salma del De Pedis a sant’Apollinare” legata al caso Orlandi. Si tratta della famosa telefonata che la Sciarelli nella puntata dei primi di settembre 2005 (alla ripresa della stagione 2005/2006) dichiarò disinvoltamente che fosse giunta alla segreteria telefonica della redazione il 5 luglio 2005. NON risulta che sia arrivata nella segretaria telefonica del programma.
2) – Di quella telefonata Sciarelli mandò in onda solo la prima parte, quella che dice:
“Riguardo il fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti all’epoca”.
Venne quindi occultata per ben dieci anni la seconda parte della telefonata, fatta ascoltare ai telespettatori solo nel 2015 dopo l’archiviazione del caso Orlandi. Questa seconda parte occultata diceva:
«…e chiedete al paaa… barista di via Montebello che pure la figlia stava con lei, con l’altra Emanuela, e i genitori di Emanuela sanno tutto. Però siccome siete omertosi non direte un cazzo, come al solito…».
È ovvio pensare che la Sciarelli decise di evitare di citare in TV sia il barista di via Montebello, dov’era il bar dei Gregori, e sia i genitori di Emanuela “che sanno tutto”. Altrimenti i telespettatori avrebbero capito subito che chi telefonava era un buontempone, un mitomane o uno sciacallo.
3) – Analizziamo l’intero testo della telefonata:
«Riguardo il fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti all’epoca …e chiedete al paaa… barista di via Montebello che pure la figlia stava con lei, con l’altra Emanuela, e i genitori di Emanuela sanno tutto. Però siccome siete omertosi non direte un cazzo, come al solito»
Notiamo che il telefonista cita al PRESENTE il barista di Via Montebello e i genitori di Emanuela, ma al 5 luglio 2005 – giorno in cui Sciarelli sostiene che la telefonata è arrivata nella segreteria della redazione – sia Ercole Orlandi (morto il 4 marzo 2004) e sia Paolo Gregori, il barista di via Montebello (deceduto nell’estate del 2004), erano già morti da più di un anno. Inoltre quel “siete omertosi non direte un cazzo, come al solito” induce a pensare che l’anonimo telefonista potrebbe aver già telefonato altre volte al programma televisivo, PRIMA che venisse condotto da Sciarelli, senza essere mai preso in considerazione.
4) – Dopo l’archiviazione del caso Orlandi del 1997, in tv del caso Orlandi non se ne parla per cinque anni. Bisogna arrivare al 3 dicembre 2002 e al programma Novecento, condotto da Pippo Baudo su Rai Uno e arrivato alla quarta edizione. Nell’undicesima puntata si parla del “caso Orlandi” con ospite in studio Ercole Orlandi. Due anni dopo, venerdì 6 febbraio 2004, su Rai Tre va in onda la trasmissione Enigma, condotta da Andrea Vianello, dedicata al “mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi” , con anche qui un intervento di Ercole Orlandi.
5) – Nelle edizioni del 2002/2003 e 2003/2004 “Chi la visto?” (d’ora in poi lo indicheremo a volte con la sigla CLV) è condotto da Daniela Poggi.
6) – Nell’edizione del 2004/2005 Daniela Poggi lascia la conduzione a Federica Sciarelli, che si insedia nel settembre del 2004.
7) – L’11 gennaio 2023 in una puntata di CLV con presenti in studio Natalina Orlandi, sorella di Emanuela, e Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella. Sciarelli con le due ospiti si abbandonò ai ricordi, dicendo:
«Quando arrivo a Chi L’ha Visto io chiedo all’autore di poter occuparmi di questo caso, tra l’altro [è] per questo che conosco Natalina, che mette dei paletti… Ti ricordi?… Sei venuta in redazione, hai detto: “Voglio sapere come ve ne occupate perché se ne dicono tante di mia sorella…”. E insomma anche te su Mirella certe volte mi dici: “Guardate, io voglio sapere come ve ne occupate”. Ed era un caso di cui nessuno parlava, nessuno se ne occupava, era lì chiuso nel cassetto… Devo dire che una collega, che si chiama Rita Pedditzi, una brava collega che ci aveva un dossier, mi disse …aveva insistito e mi aveva detto “andiamo avanti, chiediamo di fare un servizio su questo caso”… Lo abbiamo fatto, ed è arrivata una telefonata… e anche in questa telefonata le due ragazze in qualche modo vengono citate dallo stesso telefonista anonimo… che poi fu scoperto…no!? …chi era dal capo della Squadra Mobile Rizzi… ma lui [l’anonimo scoperto da Rizzi] ha sempre negato… Però questa telefonata è importante, riascoltiamola…».
Ne consegue che Natalina Orlandi e Maria Antonietta Gregori diedero il loro consenso a trattare l’argomento a patto però che non venisse toccato “il personale” di Emanuela e degli Orlandi e di Mirella e dei Gregori… Meglio scaricare tutto su De Pedis e sul Vaticano… Quella telefonata anonima cadeva come il cacio sui maccheroni.
Telefonata anonima, ma molto preziosa
Riguardo questa telefonata c’è da aggiungere un particolare. Il magistrato Giorgianni il 20 ottobre 2015 conferma l’archiviazione dell’intera inchiesta nata nel 2008 per indagare sull’eventuale coinvolgimento della Banda della Magliana e sulle “rivelazioni” autoaccusatorie, rivelatesi fasulle, del regista romano dilettante Marco Fassoni Accetti. A pagina 27 nella prima riga del paragrafo “Voce di anonimo che chiama “Chi l’ha visto?”” afferma che tale voce è “pervenuta al centralino della redazione della trasmissione del 12/7/ 2005”. E che dalle analisi scientifiche parrebbe essere la voce di Carlo Alberto De Tomasi, usuraio e gestore di bische, figlio del malavitoso Giuseppe De Tomasi, sospettato di essere il “Mario” che il 28 giugno ’83, sei giorni dopo la scomparsa di Emanuela, aveva telefonato a casa degli Orlandi.
Non è però mai stato appurato con certezza che quella telefonata sia arrivata dall’esterno della Rai. I tecnici di CLV hanno sempre mostrato un evidente imbarazzo e preferito non rispondere a chi chiedeva loro conferme o smentite della data e ora di arrivo della telefonata anonima.
Particolare non irrilevante, c’è da aggiungere che era atteso per la fine di quel settembre o per l’inizio dell’ottobre successivo l’arrivo nelle sale cinematografiche del film Romanzo criminale, tratto dall’omonimo romanzo di strepitoso successo scritto dal magistrato Giancarlo De Cataldo e dedicato alla Banda della Magliana, della quale si era occupato come magistrato della Corte d’Assise di Roma. Nel romanzo e nel film De Pedis figura sotto lo pseudonimo Il Dandi, per la sua asserita eleganza nel vestire. Così stando le cose, la famosa telefonata anonima si è rivelata di fatto un geniale colpo pubblicitario perché ha agganciato “Chi l’ha visto?” allo straordinario successo del romanzo e del film, che hanno fatto da potente traino per il programma della Sciarelli e per la sua conduttrice. Quella telefonata mette di fatto l’inchiesta Orlandi sui binari suggestivi – ma rimasti totalmente senza prove – del rapimento per opera di De Pedis.
Chi ha lanciato la pista De Pedis
Ma chi aveva interesse a tirare in ballo De Pedis? Sicuramente Antonio Mancini, condannato per omicidio a 28 anni di reclusione – dei quali ne ha scontati in carcere 21 – e membro minore della molto famosa, ma molto pompata e sovrastimata Banda della Magliana, in realtà – come dimostrato dalle sentenze giudiziarie – una somma di piccole bande tra loro diverse e autonome, senza nomi di spicco. De Pedis aveva come avvocato Vilfredo Vitalone, fratello dell’ex magistrato Claudio Vitalone diventato il pupillo di Giulio Andreotti, pezzo grosso della Democrazia Cristiana, più volte ministro e capo del governo, che lo fece diventare senatore. Quando Andreotti venne accusato di avere a che fare con la mafia ed essere il mandante dell’uccisione del giornalista Mino Pecorelli, che col suo periodico O. P. (Opinione Pubblica) minacciava scandali pericolosi, Mancini colse la palla al balzo e per uscire di galera tentò di spacciarsi per pentito sostenendo che Pecorelli era stato fatto uccidere da De Pedis su richiesta – tramite il suo avvocato – di Claudio Vitalone per fare un favore ad Andreotti.
Su blitzquotidiano.it abbiamo pubblicato perfino le intercettazioni ambientali[1], fatte in carcere, dei discorsi fatti da Mancini alla sua donna Fabiola Moretti per tentare di convincerla a inventarsi anche lei qualcosa su De Pedis “perché sono stufo di stare in carcere. Come pentiti ci danno uno stipendio, una casa gratis e ci pagano pure le bollette della luce e del gas”.
Quella telefonata, quindi, può essere stata fatta da qualche amico di Mancini su suo stimolo.
Il Magistrato Andrea De Gasperis nel 1997 aveva già chiarito tutto
Mancini nel 1995 fa sapere al magistrato Andrea De Gasperis, impegnato in inchieste sulla criminalità romana, che De Pedis era sepolto nella basilica di S. Apollinare. Nasce una specie di scandalo nazionale, con proteste del sindacato di polizia e della Lega, il magistrato indaga per due anni e nel 1997 archivia tutto perché la vicenda, per quanto sorprendente, non ha nulla di irregolare e illegale. De Pedis è stato ucciso nel 1990, incensurato perché assolto in tutti i processi e senza carichi pendenti, cioè senza accuse giudiziarie in corso. La vedova, Carla Di Giovanni, lo aveva sposato nella basilica di S. Apollinare – officiante il rettore don Piero Vergari, conosciuto da De Pedis come aiutante del cappellano quando era in carcere a Regina Coeli – e lo aveva sepolto al cimitero del Verano nella tomba di famiglia dei Di Giovanni. Quando ha saputo che il rettore della basilica, don Piero Vergari, aveva deciso di ricavare nel sotterraneo, bonificato dal secolare allagamento, una decina di stanzette per altrettante sepolture di parrocchiani, ha trasferito la salma del marito in una di quelle stanzette. Don Vergari non ha potuto mandare avanti il suo progetto perché l’Opus Dei ha comprato l’intero palazzo di S. Apollinare, del quale la contigua basilica è una estensione, per creare la sua Università della Santa Croce.
Il motivo del trasferimento della salma era duplice. Al Verano operava una banda di malviventi che chiedevano soldi ai familiari dei defunti per evitare che ne danneggiassero le tombe. La basilica era a meno di 200 metri dal luogo di lavoro (l’Istituto Regionale della Case Popolari) della Di Giovanni. Che quindi anziché andare più volte la settimana in auto fino al Verano avrebbe potuto andare a piedi a pregare e cambiare i fiori alla tomba del marito anche ogni giorno, come in effetti faceva. Da notare che il trasferimento della salma dal Verano, territorio italiano, alla basilica di S. Apollinare, che non aveva il privilegio dell’extraterritorialità, ma godeva comunque di uno statuto speciale, aveva reso obbligatoria la verifica del contenuto della bara. Per essere certi che la salma fosse quella dichiarata nei documenti.
Sciarelli tutto ciò ai telespettatori lo ha nascosto. Ha lanciato la famosa telefonata evitando di dire che andare “a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare” era assolutamente inutile perché già tutto controllato dalla magistratura con una inchiesta durata due anni, dal 1995 al 1997: vale a dire, conclusa ben otto anni PRIMA della fatale puntata di CLV che ha lanciato la “clamorosa” telefonata anonima. In compenso, Mancini in una puntata del 2006 di “Chi l’ha visto?” affermerà gridando istrionescamente – come al solito smentito in seguito dai magistrati – che la voce del telefonista anonimo era di “Mario[2], il killer preferito di Enrico De Pedis”.
Bugia clamorosa e altra omissione
“La stazione Roma-S. Pietro nel 1983 non esisteva”
Nella puntata di “Chi l’ha visto?” del 5 luglio 2010 Federica Sciarelli, ospiti Natalina Orlandi e il magistrato nonché sottosegretario all’ Interno Alfredo Mantovano, parla delle prima telefonata a casa Orlandi del cosiddetto Americano, telefonata nel corso della quale si sente distintamente il fischio di un treno. Io qualche tempo prima, sulla base di una ben precisa confidenza, avevo scritto che Emanuela poteva essere morta in Salita Monte del Gallo, dove guarda caso si sentivano, e si sentono, distintamente i fischi dei treni che si fermano e partono dalla stazione ferroviaria Roma-S. Pietro, a più o meno 200 metri dal Vaticano. Da quella stazione partivano i binari per i treni diretti in Vaticano, dove esisteva una apposita stazione ferroviaria per i viaggi anche dei papi. Il fischio del treno che si sente nella telefonata dall’Americano poteva quindi essere partito da un treno in partenza da Roma-S. Pietro o dalla stazione interna al Vaticano.
In quella puntata senza neppure nominarmi Sciarelli dice: “Qualcuno sostiene che quel fischio di treno potrebbe essere di un treno della stazione Roma-S. Pietro, cosa impossibile perché prima del 1984 quella stazione non esisteva ancora. E quella interna al Vaticano non era più in funzione”.
Natalina conferma con convinzione: “No, Roma-S. Pietro non esisteva ancora e la stazione vaticana non era più in uno da anni”.
Due grossolane bugie: la stazione Roma-S. Pietro esisteva da un secolo e quella interna al Vaticano era ancora in funzione, anche se usata molto meno di una volta”.
I carabinieri scoprono che il “Supertestimone” Maurizio Giorgetti ha rifilato a “Chi L’ha Visto?” delle grandi frottole. Ma Sciarelli ai telespettatori non lo dice
Tale Maurizio Giorgetti, abitante a Soriano del Cimino, fa a “Chi l’ha visto?” le sue più “clamorose rivelazioni” sulla scomparsa di Emanuela[3] nel settembre 2010. Tra l’altro dichiara di essere stato aggredito in casa per rappresaglia per le sue “rivelazioni” : “Chi m’ha aggredito ha detto “Questo è da parte di “Gnappa” Manlio Vitale!”, un ex del giro della banda della Magliana arrestato pochi giorni prima dell’exploit di Giorgetti. Passa qualche giorno e i carabinieri arrestano la figlia di Giorgetti e il suo fidanzato: ad aggredire il padrone di casa sono stati loro! Giorgetti s’è cioè inventato una balla, anzi due compresa quella del nome di Manlio Vitale. Ma Sciarelli si guarda bene dal farlo sapere al suo pubblico televisivo.
Giorgetti è il “supertestimone” del caso Orlandi che ha potuto raccontare impunemente anche la frottola di un affollato viaggio in barca per andare a cercare Emanuela in Turchia[4].
No, Nicotri no! Insabbiamolo.
Vietato dire chi è il capufficio di Natalina nel Parlamento italiano
Nel 2002 Kaos Editore ha pubblicato il mio libro “Mistero vaticano – La scomparsa di Emanuela Orlandi”. A pagina 162 si legge:
“L’elusiva risposta della Santa sede alla rogatoria del giudice Rando era firmata dal giudice del Tribunale vaticano Gianluigi Marrone, il quale era, al tempo stesso, dirigente dell’Ufficio legale del Parlamento italiano; dove aveva come segretaria la sorella maggiore di Emanuela, Natalina Orlandi”.
A pagina 198 si legge: “il giudice unico dello Stato vaticano, l’avvocato Gianluigi Marrone (alto funzionario dell’Ufficio legale della Camera dei deputati italiani, una cui segretaria è Natalina Orlandi, sorella di Emanuela, impiegata al Parlamento dal febbraio 1978)”.
A fine settembre o primi di ottobre del 2005, comunque poche settimane dopo la puntata di “Chi l’ha visto?” con il lancio della telefonata anonima, è venuto a intervistarmi nella redazione milanese de L’Espresso il giornalista Fiore De Rienzo redattore di “Chi l’ha visto?”. Nel corso dell’intervista, della quale ho la copia, racconto anche che Natalina era una segretaria, nel parlamento italiano, dello stesso Gianluigi Marrone accusato a gran voce da tutti di non collaborare con le rogatorie dei magistrati italiani riguardanti la scomparsa di Emanuela, sorella di Natalina. Che non ha mai fiatato riguardo l’asserita mancanza di collaborazione per chiarire cosa è successo a sua sorella Emanuela.
Fiore definisce “interessantissima” la lunga intervista, quasi un’ora, e se ne torna a Roma. Pochi giorni dopo mi telefona in redazione a Milano per dirmi che Sciarelli vuole sapere se sono “disponibile per un confronto in diretta con Natalina”.
La mia risposta è stata ovviamente affermativa. Tuttavia non solo il confronto non s’è mai fatto, ma la mia intervista, definita “interessantissima” da Fiore De Rienzo, è stata insabbiata. Perché? Sciarelli lo ha spiegato sia pure indirettamente nella puntata dell’11 gennaio 2023, quando tra l’altro ha ricordato che Natalina, presente in studio, “mette dei paletti… Ti ricordi?… Sei venuta in redazione, hai detto: “Voglio sapere come ve ne occupate””
[1] https://archivio.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/enrico-de-pedis-antonio-mancini-1247352/
[2] https://archivio.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/roma-criminale-antonio-mancini-mito-banda-della-magliana-fantasie-da-pentito-2044667/
[3] https://archivio.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-show-continua-14-barca-930518/
[4] https://archivio.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/povera-emanuela-orlandi-tra-giorgetti-il-1069922/
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