Giornalismo
Neutralità selettiva: la Svizzera taglia fuori i giornalisti stranieri
Il DFAE (Ministero svizzero degli Affari Esteri) vuole abolire l’accreditamento dei giornalisti stranieri. L’APES, associazione che li rappresenta dal 1928, denuncia una grave minaccia alla libertà di stampa e alla copertura internazionale in Svizzera.
Mentre la Svizzera continua a presentarsi come mediatrice nei conflitti internazionali e garante dei diritti fondamentali, una recente decisione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) rischia di incrinare questa immagine. Modificando le condizioni di accreditamento per i giornalisti stranieri, il DFAE compromette l’accesso all’informazione e indebolisce un pilastro essenziale della democrazia: la libertà di stampa.
La nuova ordinanza federale sull’accreditamento dei corrispondenti dei media, che entrerà in vigore il 1° agosto 2025, introduce criteri più restrittivi per i giornalisti stranieri che desiderano seguire l’attualità federale. Mentre il regolamento del 1992 riconosceva la diversità degli statuti professionali — compresi gli indipendenti — e valorizzava la collaborazione con l’Associazione della stampa estera in Svizzera e Liechtenstein (APES), il testo del 2025 accentra le decisioni nelle mani della Cancelleria federale e del DFAE, riducendo il ruolo consultivo dell’APES a una formalità.
Fondata nel 1928, l’APES è l’interlocutore principale del DFAE per tutte le questioni relative ai rappresentanti dei media stranieri. Svolge un ruolo di mediazione, difesa e riconoscimento professionale, in particolare per i giornalisti che seguono le organizzazioni internazionali con sede a Ginevra. Il regolamento del 1992 le conferiva un diritto di consultazione obbligatoria in caso di modifica del testo. Tuttavia, come ha rivelato un’indiscrezione riportata da Jean Musy, presidente dell’APES, nessuna consultazione è stata effettuata prima dell’annuncio ufficiale della soppressione del regolamento e della carta di accreditamento, avvenuto per bocca dell’ambasciatore Nicolas Bideau durante il pranzo ginevrino del 3 ottobre 2025.
Una riforma che sa di restrizione
La condizione di attività minima del 40% per ottenere un accreditamento permanente, e del 60% per accedere a una postazione fissa, esclude di fatto numerosi giornalisti indipendenti, collaboratori occasionali o corrispondenti polivalenti, nonché gran parte della stampa estera in Svizzera. Il rischio è evidente: omogeneizzazione delle voci, marginalizzazione delle prospettive critiche e ostacolo alla copertura internazionale delle questioni svizzere.
La soppressione della carta DFAE, che specificava lo statuto di giornalista riconosciuto dalle autorità svizzere, minaccia direttamente l’accesso alle fonti, alle conferenze stampa e alle istituzioni culturali o sportive. Indebolisce l’esercizio stesso della professione, in particolare per i freelance, già colpiti dalla precarizzazione del settore.
Consultato dall’APES, Denis Masmejan, segretario generale di Reporter Senza Frontiere Svizzera, ha denunciato questa decisione come una grave minaccia alla pluralità dell’informazione: «L’accreditamento DFAE svolgeva una funzione molto diversa da quella del Centro stampa del Palazzo federale. Permetteva di riconoscere i giornalisti attivi presso le organizzazioni internazionali, al di fuori del solo ambito politico.»
Una democrazia senza testimoni?
La libertà di stampa non si misura solo con l’assenza di censura, ma con la possibilità per i giornalisti di esercitare il proprio mestiere senza ostacoli amministrativi. Irrigidendo i criteri di accreditamento, il DFAE introduce una forma di selezione professionale che potrebbe somigliare a una restrizione mascherata.
L’APES ricorda che anche l’ONU richiede ancora l’accreditamento DFAE per autorizzare l’accesso dei giornalisti stranieri al Palazzo delle Nazioni. Eliminare questo dispositivo significa rompere un legame istituzionale essenziale tra la Svizzera e la Ginevra internazionale, proprio mentre cresce lo scetticismo verso il multilateralismo.
Per giustificare queste misure, il DFAE invoca la revisione dell’ordinanza sull’accreditamento presso il Centro stampa federale. Ma come sottolinea l’APES, «non si tratta di una semplice revisione giuridica, bensì di un atto di potere». Dopo la soppressione dei voucher CFF (Ferrovie Federali Svizzere) per i giornalisti dell’APES, questa nuova decisione sembra confermare una volontà di distanziamento, se non di disimpegno, nei confronti della stampa estera.
L’APES ha chiesto pubblicamente il ritiro immediato e senza condizioni di queste misure. Perché al di là delle carte e dei regolamenti, è una certa idea della Svizzera che vacilla — quella di un paese aperto, garante dei diritti, e desideroso di ascoltare tutte le voci, anche quelle che vengono da altrove.
Devi fare login per commentare
Accedi