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Immigrazione

Che piaccia o no, abbiamo bisogno degli immigrati

di Fabio Salamida
4 Luglio 2017

«Una classe dirigente all’altezza deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno di un numero crescente di immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale. Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale. Chiudere le frontiere potrebbe costare un saldo netto negativo di 38 miliardi per le casse dell’Inps. Insomma una manovrina in più da fare ogni anno per tenere i conti sotto controllo».

Le parole del presidente dell’Inps, Tito Boeri, piombano come un fulmine a ciel sereno in giornate difficili, in cui l’opinione pubblica si divide sui massicci flussi migratori che dal continente africano si riversano in Europa facendo tappa in Italia, paese che per la sua posizione geografica è sempre stato al centro di fenomeni analoghi. Paese (che piaccia o no) dove le razze si sono sempre mischiate, per motivi facilmente consultabili sui libri di storia. Boeri, mostrando i numeri in capo al suo istituto, “svela” una rumorosa ovvietà. I nostri collaboratori domestici, le badanti, gli operai che lavorano nel tessile e nel pellame delle aziende del nord est, i braccianti che lavorano nell’edilizia e nel comparto agricolo, gli operai delle acciaierie e tanti altri lavoratori di settori produttivi che oggi si tengono in piedi grazie a una forza lavoro fatta in maggioranza immigrati, contribuiscono a mantenere il nostro sistema. Gli immigrati fanno lavori che – come spesso si dice – gli italiani non fanno più, perché – banalizzando – i nipoti di chi per una vita ha lavorato le pelli aspirano ad essere avvocati o dottori. Perché le società cambiano e con esse le aspirazioni dei singoli. Ma qualcuno che ripara le scarpe servirà sempre e deve saperlo fare. Questa è oggi l’immigrazione regolare in Italia e in tutto l’occidente. Un qualcosa di cui non si può fare a meno, che piaccia o no a chi non ama occhi a mandorla e carnagioni scure.
Altra questione sono i flussi migratori a cui stiamo assistendo in questi anni, esseri umani che scappano dalle guerre o dalla fame. C’è chi – come il presidente francese Emmanuel Macron – fa distinzioni tra le due tipologie di migranti, chiedendo di accogliere i primi e di respingere i secondi. E pensare che qualcuno già lo aveva definito “l’uomo nuovo della sinistra europea”. Innamoramenti primaverili che durano il tempo di una pratica di onanismo, per usare una metafora calzante.
In verità, guardando alle reazioni scomposte della Spagna, della Francia e soprattutto dell’Austria (che ha schierato dei mezzi corazzati al Brennero, una scelta neanche troppo originale che ha ottenuto il solo risultato di terrorizzare i turisti), è chiaro che la preoccupazione di tutti è quella di non inimicarsi un’opinione pubblica sempre più bombardata da messaggi demenziali come la presunta “invasione” millantata dai campioni nostrani, da Salvini alla Meloni, da Brunetta a Giggino Di Maio (quello che vorrebbe fare il premier). D’altro canto, i nostri partner europei – così solerti a rispolverare gli antichi confini quando non sono impegnati a dirci quanto devono essere grandi le vongole che peschiamo –  ribattono che siamo agli ultimi posti in Europa per accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Questo è probabilmente vero, ma fino ad oggi la collaborazione dei paesi membri nelle operazioni di recupero e di prima accoglienza è stata assai deficitaria, come se il problema fosse del solo governo italiano.
Ma torniamo ai freddi numeri di Boeri, che hanno suscitato le ire di molti politicanti o aspiranti tali e l’indignazione della plebe di tutto lo stivale. Perché tanto clamore? La risposta a questa domanda racconta la vera emergenza sociale che sta attraversando l’Occidente e l’Italia: un numero sempre più elevato di persone “non sa” e quello che sa è spesso inquinato da veri e propri cancri come le fake news e i network che le diffondono. L’immigrazione regolare, i rifugiati, gli immigrati con permesso di soggiorno che lavorano e pagano le tasse ormai da decenni (e mantengono il nostro sistema pensionistico), i migranti economici, lo Ius Soli, le Ong… Tutto è finito in uno stesso enorme calderone, rimestato da personaggi che sfruttano il disagio sociale e l’analfabetismo di ritorno per un proprio piccolo e momentaneo tornaconto. Personaggi che sanno bene che il ventre molle di questo paese è tarato sulle “Maria De Filippi” e su messaggi sempre più semplificati, al limite dello scarabocchio.

Emmanuel Macron immigrati immigrazione inps migranti
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