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Continua il braccio di ferro tra Harvard e Trump
Kareem Abdul-Jabbar, l’ex cestista e allenatore di pallacanestro americano, ha lodato Harvard University per la sua resistenza agli assalti del presidente Donald Trump. (foto: Abdul-Jabbar)
“Vedere Harvard che prende una posizione per la difesa della libertà causa ispirazione”. Queste le parole di Kareem Abdul-Jabbar, l’ex cestista e allenatore di pallacanestro americano, in un recente discorso. L’ex stella della NBA ha continuato spiegando che la posizione di Harvard forma un grande contrasto con tutti i miliardari, le aziende legali, i media, i politici e altre università che si sono piegati davanti agli attacchi di Donald Trump.
Lo scontro fra Trump e il prestigioso ateneo dura da quasi due mesi. L’inquilino alla Casa Bianca le sta provando tutte ma la Harvard University continua a resistere nonostante le ovvie difficoltà considerando le leve del potere presidenziale che rasentano quelle di un regime autoritario.
Gli attacchi di Trump a Harvard, iniziati nel mese di aprile, furono inclusi in una lettera in cui la Casa Bianca esigeva notevoli cambiamenti nelle operazioni dell’ateneo. Con una risposta negativa da Harvard, il 47esimo presidente impose il congelamento di fondi per 2 miliardi di dollari che poi furono aumentati a 3 miliardi. Secondo Stephen Miller, l’ultra conservativo consigliere di Trump, Harvard è da anni responsabile di attività “illegali basate sulla discriminazione razziale contro i cittadini americani”. Inoltre Trump ha accusato Harvard di dare precedenza a studenti stranieri invece di ammettere studenti americani. La Casa Bianca ha persino accusato Harvard di essere antisemita e ha minacciato di togliere fondi alla prestigiosa università per darli a scuole tecniche che attirano studenti alla ricerca di programmi per lavori specializzati invece di lauree accademiche.
Harvard, a differenza di altre università come la Columbia University di New York, ha deciso di non obbedire alle minacce del presidente e di sfidarlo con denunce. Fino adesso sembra che l’ateneo numero 1 in America e anche a livello mondiale, secondo il Center for World University Ranking (CWUR), stia avendo successi con i giudici. Trump però continua i suoi attacchi e sta minacciando di negare visti a studenti stranieri che desiderano studiare a Harvard. Le minacce sono potenzialmente pericolose. Il 31 percento degli studenti a Harvard sono stranieri. Questi individui contribuiscono in moltissimi modi, a cominciare dall’aspetto economico poiché pagano le rette complete, parti delle quali vengono poi usate per borse di studio per studenti americani. Inoltre gli studenti stranieri contribuiscono notevolmente all’economia americana. Il numero di studenti stranieri nelle università americane ha raggiunto 1,1 milioni di unità, contribuendo 44 miliardi di dollari all’economia americana, generando 378 mila posti di lavoro.
I contributi degli studenti stranieri vanno al di là delle finanze poiché non poche delle aziende note a tutti sono state influenzate da contributi vitali di studenti stranieri. Alcune di queste includono Google, Tesla, SpaceX, Nvidia,WhatsApp, Instagram, Moderna ecc. Queste aziende sarebbero probabilmente state fondate in altri Paesi se le politiche anti-studenti stranieri di Trump fossero esistite in passato. La presenza di questi studenti e ricercatori stranieri in America contribuisce anche a migliorare le ricerche condotte dalle università americane in tanti campi come medicina, tecnologia, e difesa. I fondi del governo che Trump vuole tagliare a Harvard e altri atenei non sono dunque carità ma notevoli investimenti che migliorano la qualità della vita e la sicurezza del Paese. Le ricerche richiedono molto tempo e non generano profitti immediati richiesti dalle corporation. La collaborazione tra governo e università è dunque indispensabile. Trump non riesce a capire non solo le cose basiche sui dazi ma investire per il futuro non rientra nei suoi programmi. I suoi bisogni sono immediati e richiedono costanti vittorie per soddisfare le sue esigenze e imporre il suo volere non solo a Harvard ma anche a tante altre istituzioni che abbracciamo i media, la politica, le aziende, il sistema giudiziario e le belle arti.
Uno degli attacchi sferrati da Trump è stato di accusare Harvard di essere antisemita per le manifestazioni pro-Palestina avvenute nel campus, qualcosa che ovviamente ha coinvolto tante altre università. Bisogna sempre ricordare che quando Trump accusa si tratta spesso di una proiezione del suo stato d’animo e della sua politica. Un sondaggio di quest’anno condotto dal National Survey of Jewish Voters ci dice infatti che il 52 percento degli elettori di religione ebraica considera Trump anti-semita. Inoltre il 72 percento lo vede come pericoloso e il 64 percento disapprova l’operato dell’attuale presidente.
Gli attacchi di Trump a Harvard e le altre università americane recheranno danni specialmente per la questione dei visti agli studenti stranieri che potrebbero essere limitati per possibili post sui social che non siano di gradimento all’attuale inquilino della Casa Bianca. Alla fine però la battaglia con Harvard si risolverà. L’ateneo più prestigioso al mondo esiste da centinaia di anni e continuerà per molti altri. Il suo coraggio di resistenza è, come ha detto Abdul-Jabbar, fonte di ispirazione. Trump, invece, fra qualche anno uscirà dalla scena politica e verrà ricordato per le sue politiche disastrose non solo verso le università ma nel suo ruolo di abbandonare il ruolo di leader del Paese nel mondo.
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