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I repubblicani abbandonano Trump nel caso Epstein: inizio di migrazione?

Dopo avere tentato di mettere a tacere il caso Epstein Trump si è dovuto arrendere alle insistenze di rilasciare i file dell’imprenditore americano condannato per abusi sessuali e traffico internazionale minorile.

18 Novembre 2025

Il 91 percento dei miei voti supporta il mio partito…… e la stessa percentuale con il presidente….. ma quando vengono protetti i pedofili, quando il bilancio esplode e quando iniziano guerre… Non ho altra scelta che dissentire”. Con queste parole il parlamentare repubblicano con tendenze libertarie Thomas Massie del Kentucky in un’intervista alla Cnn prendeva le distanze dal presidente Donald Trump. Le frecciate di Massie alle politiche del presidente americano non sono state ovviamente gradite. Trump ha già promesso di non offrirgli il suo endorsement alle prossime elezioni di midterm che potrebbe mettere in serio pericolo la sopravvivenza politica di Massie.

Una delle “colpe” più gravi di Massie per Trump sarà la “discharge petition” , una procedura che ha raccolto 216 firme alla Camera per bypassare il potere dello speaker, forzando un voto per il rilascio dei file nel caso di Jeffrey Epstein. Il parlamentare del Kentucky è stato il promotore dell’iniziativa con la collaborazione del collega progressista della California Ro Khanna. Epstein, un imprenditore americano, fu condannato per abusi sessuali e traffico internazionale minorile e nel 2019 fu trovato morto nella sua cella al Metropolitan Center di New York. Trump si è opposto al rilascio dei file e le ha provate tutte per impedirlo facendo aumentare i sospetti che in qualche modo lui sia messo in cattiva luce considerando gli anni di amicizia con Epstein.

Thomas Massie, parlamentare repubblicano del Kentucky, ha raccolto 216 firme di parlamentari democratici e del suo partito per forzare un voto alla Camera per il rilascio dei file su Epstein.

Massie non è l’unico che ha “tradito” l’attuale inquilino della Casa Bianca. Altri tre parlamentari, Nancy Mace (Carolina del Sud), Lauren Boebert (Colorado) e Marjorie Taylor Greene (Georgia) hanno firmato la “discharge petition” che ha costretto lo speaker a programmare un voto nei prossimi giorni. Trump aveva invitato Mace e Boebert alla Casa Bianca per convincerle a ritirare i loro voti senza ottenere nessun successo nonostante il fatto che ambedue sono state sue fedelissime sostenitrici.

Queste defezioni sul caso Epstein vanno aggiunte al rifiuto dei senatori repubblicani di eliminare il filibuster alla Camera Alta come aveva chiesto Trump per porre fine allo shutdown con una semplice maggioranza invece dei due terzi richiesti dalle regole. John Thune, senatore repubblicano del South Dakota e attuale presidente del Senato, alla fine dopo 14 votazioni negative è riuscito a convincere otto senatori democratici e raggiungere il fatidico 60esimo voto necessario per riaprire i servizi governativi.

Marjorie Taylor Greene, parlamentare ultra conservatrice della Georgia e grande sostenitrice di Trump, è stata una dei quattro parlamentari repubblicani a firmare la petition per il voto alla Camera sul rilascio dei file Epstein. Trump ovviamente l’ha coperto di insulti e la Greene ha ricevuto parecchie minacce.

Oltre a questi segnali che dovrebbero preoccupare Trump persino i cosiddetti super sostenitori del movimento MAGA (Make America Great Again) hanno iniziato ad avere qualche dubbio. Gli evidenti legami di Trump con gli ultra ricchi che sembrano circondare l’attuale presidente Usa sia alla Casa Bianca che nel suo resort di Mar-a-Lago contrastati con le difficoltà economiche del ceto medio sono riflessi nella ridotta popolarità del tycoon. Fino al mese di marzo l’81 percento degli elettori repubblicani approvava la gestione di Trump. Adesso la cifra è scesa al 68 percento, ancora alta ma storicamente ai livelli più bassi. Per quanto riguarda gli americani il 43 percento approvava l’operato di Trump ma negli ultimi sondaggi la cifra è scesa al 33 percento. I 20 miliardi concessi all’Argentina sono diametralmente opposti allo slogan prima gli americani.

Ciò che preoccupa di più i repubblicani e ovviamente tutti gli americani è il costo della vita che Trump non sembra riconoscere. Secondo lui tutto va bene anche se i dazi sono visti come tasse e responsabili per gli aumenti del costo della vita. Il presidente ha però già intuito che la sua politica economica non sta funzionando e ha proprio in questi giorni rimosso i dazi su una centinaia di prodotti come carne, banane, caffè, avocado, e pomodori per ridurre l’apprensione dei cittadini sul carovita. Dubbi sulla legalità dei dazi sono anche emersi durante la recente udienza alla Corte Suprema dove anche alcuni giudici conservatori hanno dato l’impressione di scetticismo che Trump abbia il potere di imporli senza l’autorizzazione del Congresso.

Al momento di scrivere siamo informati che Trump ha fatto un completo dietrofront sul rilascio dei file su Epstein. Il presidente ha annunciato che “non ha nulla da temere” e ha incoraggiato i repubblicani alla Camera ad approvare la mozione. Questa mossa a sorpresa però non rivela un completo supporto per il rilascio dei file perché Trump da presidente ha sempre avuto il potere di farli rilasciare. Basterebbe una semplice richiesta alla sua fedelissima ministro di Giustizia Pam Bondi la quale obbedirebbe immediatamente. Per Trump la sua “sconfitta” nel rilascio dei file ne include un’altra più preoccupante. Il fatto che quattro parlamentari nel suo partito gli abbiano forzato la mano in questo caso suggerisce che il controllo del suo partito gli stia scappando di mano. Conferma “la migrazione” dei repubblicani da Trump come ha indicato in un articolo nel Washington Post l’ex senatore repubblicano dell’Arizona Jeff Flake? Staremo a vedere.

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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.

 

 

 

 

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