Mondo
L’orrore come abitudine
Siamo ormai anestetizzati contro l’orrore quotidiano?
Ieri vedevo scorrere immagini sullo schermo di ciò che resta di Gaza, commentato da un giornalista che si mostrava dispiaciuto per ciò che era avvenuto e continua ad avvenire. Però ciò di cui parlava, con cifre di morti e feriti, sembrava più un elenco trovato in un archivio, dove la notizia era emersa dopo ricerche di bibliotecari, storici, e addetti ai lavori. Un po’ era ormai dato per scontato, dopo anni di guerre.
Così come ascoltavo la notizia che quel delinquente e ladro di presidente che hanno scelto gli usoniani (non dimentichiamo quanti soldi di tasse non ha pagato per dieci anni e che la multa comminatagli era di 350 milioni di dollari, non cinquemila lire), oltre che essere una calamità per il mondo intero, in compagnia di molte altre calamità, anche estranee agli USA, si è permesso di elogiare i suoi bombardamenti sull’Iran paragonandoli al rilascio della bomba atomica su Hiroshima: “Il raid di Fordow ha messo fine alla guerra, in pratica è stata la stessa cosa di Hiroshima e Nagasaki”. I sopravvissuti giapponesi e i loro parenti hanno fatto notare la sconfinata superficialità di quelle parole e l’insulto verso l’umanità che essi rappresentano, giustamente. Mi ci aggiungo pure io, e probabilmente altri milioni di persone che hanno sobbalzato sulla sedia sentendo queste dichiarazioni.
Ma il punto non è tanto la dichiarazione di questo inconsapevole che lascia uscire il fiato inutilmente dalla bocca quanto l’abitudine che ormai ha contagiato tutti coloro che si nutrono delle notizie che fuoriescono dalla tv. L’abitudine all’orrore. Perché di orrore si tratta.
Il numero di morti che viene elencato dopo un’azione militare israeliana, russa o usoniana sembra una statistica di un’indagine su chi preferisce la pasta col sugo o al pesto, non ci meraviglia più di tanto, sappiamo che c’è la guerra in qualche parte del mondo e sappiamo che le guerre causano migliaia di morti, se non milioni, come effetti collaterali. È così dalla notte dei tempi, ci rassicuriamo, non ci possiamo fare niente. E poi, questi morti sono lontani, in paesi che manco conosciamo, sono pure islamici, alla fine che ci frega? Certo ci sono i bambini, vittime innocenti, ma che ci possiamo fare? Come se gli altri, donne, uomini, anziani, disabili e altre categorie di esseri umani, fosse pure scontato che siano rimasti uccisi, ma i bambini no, women and children first, un’antica regola cavalleresca che lascia il tempo che trova.
Spesso i bambini uccisi, o mutilati, o resi tizzoni viventi, vengono usati come scudo di disumanità perché si suppone che siano i più indifesi e quindi servano a scuotere le coscienze per movimentarle e rilanciarle contro un potere politico indifferente all’orrore. E ci viene anche proposto per dare l’8 per mille alla Chiesa Cattolica, che se non ci pensa lei ai derelitti non lo fa nessuno. Ma non ci si accorge che quell’indifferenza all’orrore ormai ha pervaso tutti. È una sorta di anestesia volontaria, che ci difende dal dover considerare che in qualche maniera anche noi siamo i mandanti di quei massacri.
Noi non lo siamo, nella realtà, perché io, così come i miei amici, e io di amici ne ho pochissimi, perché non avrei mai come amico un fascista o un fanatico religioso, che oggi sembrano molto diffusi, non abbiamo fatto nulla per ammazzare quella gente, anzi, siamo persone che cerchiamo di esercitare la critica su ogni minchiata che ci viene propinata per convincerci che il mondo si divide in buoni e cattivi, da scrivere sulla lavagna. Ma, all’interno di un sistema politico che prevede alleanze militari e quindi guerre e forniture di armi, colle conseguenze del caso, potremmo essere considerati complici.
I veri complici sono le persone che hanno mandato al potere, consapevolmente o no, questi immensi criminali che le armi le producono e le commerciano, consapevoli, questi ultimi, di ciò che trafficano e di quanti soldi entrano nelle proprie tasche. Così come sono consapevoli i miliardari che si comprano Venezia per ostentare le proprie nozze, per poi produrre, in nome della libertà di mercato, sconvolgimenti epocali nella micro e macro economia di tutti i paesi del mondo, usando la gente, usando il consumo, usando tutti. Perché questi signori, che sono una percentuale ridottissima dell’umanità, sostengono gli irresponsabili che si permettono di dire che in Iran è stato come a Hiroshima. I morti e i feriti? Effetti collaterali. Esattamente ciò che disse Madeleine Halbright, allora Segretario di Stato USA, quando le fecero notare che grazie alla guerra accesa in Iraq dagli USA, col pretesto poi risultato erroneo, che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa, morì mezzo milione di bambini (sempre gli innocenti, usati come metro dell’orrore): “un numero sopportabile per gli obiettivi che avevamo”, ossia il rovesciamento di Hussein. Se l’obiettivo è l’interesse degli USA qualsiasi bugia è buona così come qualsiasi vittima. È sempre quello il modello, l’obiettivo di un potere, che sia russo, islamico (vogliamo parlare di Hamas o Hezbollah e di Khamenei?), usoniano, salviniano o quello che volete voi.
A proposito di bambini innocenti, non dimentichiamo il silenzio colpevole del papa Francesco, da tutti (forse non proprio da tutti) considerato un papa “illuminato”, “progressista” (ditemi voi QUANDO MAI un papa può essere progressista, sovrano assoluto di uno stato teocratico e dogmatico tanto quanto le famose repubbliche islamiche), sul traffico di bambini che la Chiesa ha avallato, in varie parti del mondo, così ben documentato ed espresso nell’articolo di Antonio Vigilante su questo giornale
Quel silenzio di papa Francesco sul crimine più grave della Chiesa
Le persone che credono, e che si fidano di tutte le minchiate che dicono i cattolici (tra i cattolici includiamo anche uomini e donne di potere come Vance, Salvini, Meloni e compagnia cantante, come ama dire Giorgia), e che votano senza pensarci troppo interi partiti che ipocritamente sventolano il drappo della religione, diopatriaeffamiglia, solo per fare un esempio, o le sentinelleinpiedi, o di quei movimentiperlavita che lanciano crociate contro aborto e famiglie arcobaleno, che dovrebbero ripugnare a chi pensa di vivere nella modernità, sono loro i complici di quelli che, colle loro azioni e colle loro parole, uccidono o maltrattano i bambini. Ci metto pure quel mio cugino invasato prima da Salvini (e poi deluso, che smacco dev’essere stato per lui) e, in seguito, da Giorgia, riparatrice delle ferite da Salvini causategli. Anche lui è complice, sebbene si dica cattolico e difensore dei valori veri della famiglia! Poveretto, perdona loro perché non sanno quello che fanno. E, se lo sanno, sono ipocriti.
Ma il punto è ancora un altro.
L’anestesia indotta dall’informazione, per la quale ormai il numero di morti di guerra, da entrambe le parti, è solo una cifra che scorre in basso sullo schermo, è la cosa più pericolosa perché addormenta la coscienza e induce l’anestetizzato a perseverare nell’errore.
Anche l’omeopatico Giuseppe Conte, per il quale sembra che Putin, alla fine, sia un benefattore, dimenticando (o ignorando, che sarebbe ancora più grave) come il regime russo, oltre ai morti e alle distruzioni che ha causato, abbia rapito migliaia e migliaia di bambini ucraini per riformattarli in Russia, e chi lo sostiene, sono complici dell’orrore. Consapevole, inconsapevole, colluso? Non parliamo delle vittime della guerra in Ucraina perché da certa informazione corrente filoputiniana ci viene spesso detto che è stata l’Ucraina ad aggredire la Russia, fantastica inversione dei fatti, il solito lupo e l’agnello. “Non si dica che Putin non vuole la pace”, Conte, ma ci sei o ci fai? Ti paga Putin per propagare le tue minchiate o lo fai gratis solo per militanza e simpatia? E chi ammira e sostiene Conte, che lo prende come paladino dei diritti e cose così amene e romantiche, riflette sulle parole che colui dice, unicamente per ragioni di elettorato? Era alleato di Salvini, ve lo ricordate? Salvini, quello che andava in giro colle felpe putinate, pensando di essere fico. Avreste mai fiducia in uno così? Fu Conte ad aprire le porte, durante la pandemia, agli “aiuti” provenienti da Putin, senza pensare alle conseguenze di segretezza o altro, lo avete già dimenticato? Basta, via, sciò, fuori tempo massimo.
In questo consiste la complicità degli occidentali, nel mancato riconoscimento che gli uomini e le donne che hanno votato siano i reali autori dei genocidi, o presunti tali, o dei morti di prima e seconda scelta, con una graduatoria di simpatia o di classe, tanto sono islamici o migranti o nullatenenti o ucraini, che importa se muoiono o se vengono deportati.
Ma non è che dall’altra parte si sia meno ipocriti, perché pure i capi militari islamici, russi, nordcoreani e compagnia cantante (sempre citando l’ineffabile Giorgia) usano le proprie ragioni dipingendo l’Occidente come il nemico numero uno perché Mondo del Male. E usano i propri civili come scudo, vedi gli orrendi assassini che fanno capo a Hamas (non dimenticare, please, come trucidarono civili israeliani il famoso 7 ottobre, decapitando perfino i neonati e diffondendo pure i video della strage, come qualcosa di cui andare fieri) e non solo.
A Putin importa qualcosa dei giovani che manda a morire al fronte ucraino? A Khamenei importa delle donne e dei giovani del suo paese, che sono l’80% della popolazione iraniana, che vorrebbero un paese moderno anziché il medioevo oscurantista e anacronistico che lui difende come se fosse l’ultimo dei Mohicani? Carne da macello. Come per Netanyahu, come per Kim, come per tutti quelli che della guerra fanno la propria cifra distintiva, non ultimo Trump, che si dispiace, poraccio, di non aver avuto il Nobel per la pace (mentre al comunista Obama sì! Che vergogna!), lui che vuol fare cessare le guerre da un giorno all’altro, o quell’altra grullerella che dice pubblicamente “Si vis pacem para bellum” concetto concentrato di varie frasi latine tra cui Si pace frui volumus, bellum gerendum est, si bellum omittemus, pace numquam fruemur di Cicerone, Settima Filippica. Le hanno fatto notare che il mondo è un po’ cambiato da duemila anni a questa parte, ma tanto, una che non ha il senso della Storia e della realtà, una che ignora volutamente ciò che il fascismo è stato, anzi, se ne nutre, ma che purtroppo ha il potere, conferitole da una massa di stolti, che ne può capire? Sceccu ca parra latinu è signu di bona annata, (=asino che parla in latino è un segno che sarà buona annata). Lei è accecata da sé stessa e dal suo idolo Trump, qualsiasi pisciata di Trump per lei è oro colato, si fa la doccia col piscio di Trump, lei è la pontiera tra Trump e la colpevole Europa, un’Europa di sinistra che affossa le sovranità. Europa, che, identificandosi con NATO, rutta per bocca di Rutte che bisogna seguire le richieste di Trump di pagare di più per la propria autodifesa, facendo il gioco dei produttori di armi e sottraendo risorse alla sanità, alla scuola, al welfare in generale. Unica voce dissenziente Sanchez, primo ministro spagnolo.
Noi abbiamo il territorio costellato di basi NATO e anche solo USA, alla NATO ovviamente collegate, perché all’epoca eravamo al confine colla cortina di ferro che, secondo Churchill, ossessionato dal comunismo, andava da Stettino a Trieste e quindi gli USA, ugualmente ossessionati dal comunismo, ancora oggi, armarono le loro basi nel nostro territorio, considerato di confine. E certo che costano, ma mica le abbiamo volute noi. Per dire quanto gli usoniani sappiano poco di comunismo è sufficiente dire che Obama, ex presidente democratico, è considerato dai trumpiani un comunista. Obama, seh! Poveri ignoranti. Anche gli italiani non scherzano, però non è argomento di oggi.
E così andiamo avanti nell’anestesia del dolore, senza più che ci si renda conto di quanto si debba riflettere sulle azioni e sull’appoggio a questo o quel politico o prete prima di dargli le chiavi di casa. Perché, ricordiamocelo, da un momento all’altro anche noi potremmo finire come quelli di Gaza. Basta che venga premuto un bottone. Bum.
Sprono l’italiano medio a venire a visitare Palermo, ma non solo i monumenti e i ristoranti alla moda. Palermo è l’unica città d’Italia dove siano ancora presenti i guasti dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (30.000 feriti e 2.123 morti civili), ci sono ancora palazzi diruti e anneriti nel centro storico, perché la città fu la prima ad essere attaccata dagli angloamericani nel 1943, e fu distrutta al 90%, solo per dare una dimostrazione a Mussolini. Un tour fra le rovine potrebbe essere istruttivo, anche per i turisti usoniani o quelli che vogliono sposarsi in Italia comprando tutto, per non dimenticare la fragilità e per ricordare a quell’imbecille col ciuffo biondo d’oltremare di misurare le parole quando fa paragoni offensivi.
Per alleggerire un po’ lo scoraggiamento e, forse, cambiando la seconda “a” della parola in “e”, perché di aria superflua fatta uscire da un orifizio sempre si tratta, potremmo ricordare Marcello Marchesi colle sue battute fulminanti, ecco qui:
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