Questione islamica
Israele ha veramente finanziato Hamas?
Ma è proprio vero che Hamas sia stato sostenuto da Israele in funzione anti OLP? La storia di Hamas ci dimostra il contrario
Nel cumulo delle disinformazioni, o mala informazione, che riguardano la questione del Vicino Oriente e il dramma di quella che, per molto tempo, sia dai cristiani che dagli islamici, venne chiamata Terrasanta, una in particolare riguarda il rapporto controverso fra Hamas ( acronimo che, in arabo significa “zelo”) e lo Stato di Israele.
Viene ripetuto infatti che Hamas sia stata inizialmente favorita e perfino finanziata dallo Stato ebraico con lo scopo specifico di delegittimare al-Fatah di Yasser Arafat. Una palese menzogna che affonda le sue radici, nella mancanza di conoscenza delle origini storiche e ideologiche della stessa organizzazione terroristica.
Ma andiamo ai fatti.
Quello che oggi chiamiamo Hamas, ma questo nome fu adottato nel 1988, nasce come costola del movimento dei Fratelli musulmani, un movimento fondato negli anni venti dal maestro egiziano Ḥasan al-Bannā’con l’intento di rigenerare l’Islam. Inizialmente, come il movimento da cui trova origine, svolge un’attività umanitaria e religiosa che propone il ritorno al rigore dottrinario dell’Islam e che promuove, contro quello che viene considerato il degrado occidentale, il ripristino fra gli arabi di Palestina degli stili di vita della millenaria tradizione musulmana. Dunque proselitismo culturale e religioso, attraverso il culto e la predicazione, attività che escludono la lotta armata. Niente dunque di eversivo quanto piuttosto utile a smorzare le tensioni conflittuali e a convertirle nel cosiddetto Grande Jihad (jihād al-ākbar), cioè lo sforzo interiore per la crescita spirituale e l’automiglioramento del credente.
Proprio cogliendo questo aspetto, i governanti di Israele ritennero accettabile tale organizzazione e non solo non furono ostili ma perfino la agevolarono, illudendosi che la sua diffusione avrebbe sottratto al fascino rivoluzionario e, quindi, alla lotta armata quei giovani musulmani che guardavano con attenzione ad al-Fatah.
Alla fine del 1987, con lo scoppio dell’Intifada – una sollevazione palestinese di massa contro il dominio israeliano che iniziò nel campo profughi di Jabaliya nel 1987 e presto si estese attraverso Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est – il Centro Islamico, cui fino ad allora facevano capo i membri dell’organizzazione originaria e che richiamava l’attenzione di molti arabi di Palestina, cominciò a perdere appeal, soprattutto fra i fra i giovani.
Fu in quel tempo che, dunque, maturò la svolta. Yassin, uno dei due fondatori, insieme con altri esponenti dello stesso Centro islamico, si rese conto della insufficienza della proposta portata avanti dal sodalizio e che fosse necessario un salto di qualità.
Nasce così nel 1988 Hamas il cui programma faceva ora riferimento non più al Grande Jihad ma al Piccolo Jihad ((jihad al-asghar), detto anche Jihad di spada, che come è noto, impone al credente uno sforzo esterno nel quale è incluso la lotta armata soprattutto in difesa della comunità musulmana o dell’Islam.
Questa trasformazione da organizzazione dedita al rinnovamento e religioso a movimento di lotta, anche violenta che si poneva l’obiettivo di distruggere lo Stato ebraico ebbe l’effetto di modificare radicalmente l’atteggiamento dei governanti israeliani che inclusero Hamas fra i nemici da combattere per la sopravvivenza dello Stato di Israele.
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