Sotto l’ombra del Titano

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28 Dicembre 2020

E’ la fine di novembre e al PalaDesio Cantù sta affrontando la Virtus Roma in quello che, in quel momento, sembrava essere uno scontro salvezza anticipato.
La partita non è esattamente delle migliori, le due squadre non giocano un bel basket e l’importanza della partita incide sulle prestazioni dei giocatori.
A questo si deve aggiungere la situazione societaria di Roma che, per i noti problemi economici e di ritardo nel pagamento degli stipendi, si trova a dover giocare senza Dario Hunt, il centro titolare e uno dei teorici  terminali offensivi della squadra.
Parte quindi un quintetto Ygor Biordi, un giocatore che fino a quel momento aveva raccolto un minutaggio abbastanza contenuto nelle partite precedenti, e realizza il suo career high con 14 punti.
Le attenzioni dei telecronisti si concentrano su di lui e, tra le note di colore, viene segnalato il fatto che il giocatore sia il perno della nazionale sammarinese di basket.
Facciamo un piccolo salto avanti di qualche giorno. Siamo a Tallinn, in Estonia, e la nazionale italiana sta giocando due partite (alla fine si giocherà solo una partita per un focolaio di covid che colpisce la squadra macedone, prima avversaria dell’Italia) di qualificazione per gli Europei.
È un gruppo diverso dai nucleo che competerà questa estate, ricco di giovani esordienti e di giocatori con più esperienza ma che difficilmente rientreranno nella selezione, visto che, per la concomitanza tra le manifestazioni di club e quelle per le nazionali, non è stato possibile convocare in queste partite i giocatori dell’NBA e quelli dell’Eurolega.
Eppure, nonostante una squadra sperimentale, battiamo la Russia e dimostriamo di avere un livello medio più che competitivo per gli standard europei.
La nazionale rimane un’esperienza per pochi, probabilmente ancora più lontana dal giocatore medio rispetto alla serie A, ma penseremmo la stessa cosa se, come Ygor Biordi, fossimo nati a San Marino?

La parola al coach

Un’idea più precisa di cosa voglia dire fare a basket a San Marino ce la può dare Simone Porcarelli, attuale allenatore della prima squadra della Pallacanestro Titano ma che negli anni scorsi ha guidato anche delle nazionali giovanili nei vari tornei continentali.
-Partiamo da un dato numerico. Quanto è seguito il basket a San Marino?
Il basket non è certamente il primo sport, così come lo è in Italia, però muove sia a livello giovanile sia a livello senior. I tifosi sono presenti ad intermittenza con la prima squadra ma, quando ci sono le partite della nazionale in casa, il palazzetto è sempre gremito.

 -Siete l’unica società di basket presente in territorio sammarinese?
A livello giovanile ci siamo solo noi e la nostra società dipende direttamente dalla Federazione Pallacanestro San Marino. A livello senior, oltre alla nostra prima squadra che è iscritta in serie C Silver, sono presenti altre 3-4 squadre a livello UISP che appartengono sempre alla federazione ma che fanno solo attività senior.
-Quanto muove il basket a San Marino?
Purtroppo non ho i numeri precisi non facendo parte della dirigenza, ma tra il minibasket, il settore giovanile e le due prime squadre (una in serie C Silver e una in Promozione) siamo oltre 300 iscritti.
-Vi siete dati delle quote “stranieri” per la vostra squadra senior?
No, anche livello sportivo ci sono delle direttive che annettono San Marino al territorio italiano e per quello tutti sono considerati italiani. Quest’anno ho deciso di dare una forte impronta sammarinese alla squadra inserendo anche dei giocatori molto giovani, ma è una scelta presa di comune accordo con la società che non ha imposto un tetto per i giocatori italiani.
-Quali sono gli obiettivi per la prima squadra? Volete essere un trampolino di lancio per i vostri giovani o puntate a salire di categoria?
Dopo la retrocessione dalla serie C Gold del 2018 si è iniziato un percorso di inserimento dei giovani.
Con la collaborazione di RBR avevamo “in casa” la squadra U18 eccellenza e in questo modo molti dei ragazzi competevano anche in C Silver. Ad esempio l’anno scorso su una squadra da 16 giocatori solamente 4 erano senior, ossia nati dopo il 1999. Quest’anno non abbiamo più l’U18 ma l’U15 e quindi la squadra è un po’ meno giovane ma nonostante questo siamo riusciti ad inserire a roster dei giocatori del 2002 e pure un giocatore del 2004, Francesco Guida.
-Mentre per quanto riguarda le giovanili hai accennato alla collaborazione con RBR. Cosa sarebbe?
Da un paio di anni facciamo parte di RBR, un progetto che ci unisce assieme a Rimini, a Sant’Arcangelo e ad altre realtà locali e che si pone come obiettivo di radunare in un’unica squadra i giocatori più interessanti in modo da farli confrontare con un campionato d’eccellenza (il livello più alto per il basket giovanile ndr). Ci dividiamo le categorie sulla base dei gruppi locali più “pronti” e poi, una volta finito il percorso giovanile, ogni giocatore torna alla sua società.
Questo non ha mai creato problemi di concorrenza perché le varie società giocano in campionati e in regioni diverse.

L’allenatore Simone Porcarelli in palestra con la Pallacanestro Titano

-Che rapporto avete con gli allenatori delle nazionali? Immagino che la vostra società sia il principale bacino dove selezionare e visionare i giocatori
Gli allenatori possono cambiare ogni anno e generalmente vengono annunciati a dicembre per la competizione estiva. Per la mia esperienza ti posso dire che spesso essere capo allenatore di un certo gruppo giovanile (nel suo caso l’U18) porti ad allenare lo stesso gruppo a livello nazionale.
-Le nazionali giovanili che competizioni fanno?
Diversamente dalla prima squadra che compete in una competizione ad hoc detta l’Europeo dei piccoli stati (dove partecipano le nazionali dei paesi con meno di un milione di abitanti, come Gibilterra e Malta) le squadre giovanili non sono divise sulla base della popolazione ma su una sorta di ranking diviso in 3 fasce.
Le nazionali di San Marino sono in divisione C con tutte le squadre e, nonostante abbiamo in passato vinto la loro competizione e con questa vittori abbiamo guadagnato la promozione nella fascia superiore, abbiamo sempre rifiutato questa promozione per restare in una divisione competitiva.
A mio parere il livello medio è comunque più alto rispetto al livello dei tornei senior perché in divisione C si possono affrontare squadre più equipaggiate, come ad esempio l’Albania, o con una lunga tradizione cestistica come il Kosovo.
Inoltre a livello senior si riesce a fare una selezione su un numero alto di giocatori (considerando che i giocatori vengono convocati anche quando hanno 16 anni e che, ad esempio, il capitano Raschi ne ha 41) mentre a livello giovanile non c’è una grossa selezione perché bisogna scegliere 12 giocatori tra i 15 disponibili.
-Oltre a Ygor Biordi ci sono altri giocatori ad alto livello?
Oltre a Ygor abbiamo Pietro Ugolini che gioca in A2 e alcuni giovani interessanti che giocano in Serie B come Tommaso Felici che gioca per il Bologna Basket 2016 o Matteo Botteghi che gioca a Monopoli.
Poi ci sono i veterani della squadra come Andrea Raschi, che ha un passato tra serie A e serie A2, e Marko Micevic, un ragazzo serbo che gioca da naturalizzato.
Penso che con questi giocatori potremmo fare un campionato dignitoso in serie B.
-Mi viene spontaneo chiudere con un confronto col calcio. La nazionale di calcio di San Marino, se escludiamo la recente Nations League, compete spesso con squadre nazionali blasonate. È un’esperienza che vi manca?
Certamente organizzare una partita, anche amichevole o durante una fase di preparazione, con una squadra di alto livello sarebbe un’esperienza molto edificante, anche per alzare l’interesse nei confronti della nostra nazionale.
Ovviamente risulta difficile organizzarle e, anche nelle situazioni in cui si potrebbe competere come ad esempio durante le Olimpiadi tra piccoli stati, non è detto che siano presenti i nostri giocatori che possono essere impegnati con le squadre di club.
L’unico paragone che mi sento di fare con il calcio riguarda il livello dei migliori giocatori. I nostri giocatori di punta, nonostante partecipino a competizioni che sono viste come minori, giocano in categorie più alte se paragonate alle categorie dove giocano i calciatori sammarinesi.

Il prossimo sammarinese in serie A?

Tra i giocatori citati da coach Porcarelli c’è anche Pietro Ugolini, ala classe 2000 in forza al Kleb Basket Ferrara e che ha fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili per poi esordire con la nazionale maggiore in occasione degli Europei del 2018.
Pietro era presente agli Europei under 16 del 2015, in cui San Marino vinse l’oro, ed era in campo anche nella partita contro Gibilterra, nella quale risultò il miglior realizzatore dei suoi.
-Come ci si sente ad indossare la maglia della Nazionale fin da giovani?
Sicuramente per me indossare la maglia della nazionale è un onore, essere sammarinese ed avere la possibilità di poter rappresentare la propria piccola nazionale in giro per il mondo è una fortuna che non tutti percepiscono.

Pietro Ugolini in una partita delle nazionali giovanili con la maglia della nazionale

-Provi più pressione, sia dal pubblico, sia dai media, quando giochi con la maglia del club o con la maglia della nazionale?
Per quanto riguarda la pressione credo che dipenda dalle situazioni particolari che si vengono a creare di anno in anno ma generalmente con la nazionale, tranne per la voglia di far bene in casa, non ci è mai stata messa grande pressione addosso.
-Parlando della nazionale giovanile, come è trovarsi in nazionale con molti dei tuoi compagni che sono probabilmente i tuoi amici del paese o i vecchi compagni di classe?
Sicuramente è bello ed essere un gruppo è un punto di forza della nostra nazionale. Essendo cresciuti tutti insieme sin da piccoli e avendo stretto dei bei rapporti siamo molto uniti e questo in campo poi fa la differenza.
-Pensi che sia così facile, come potrebbe venire spontaneo pensare, riuscire ad approdare in nazionale maggiore?
No, non lo è. Tendenzialmente non è paragonabile alla fatica che si fa ad approdare in una nazionale come quella italiana, ma per una questione perlopiù numerica. Per noi sammarinesi però far parte della nazionale maggiore deve essere un obiettivo, e tutti sappiamo che nessuno ci regala niente e che la chiamata non arriverà se non ci si impegna.
-Ho visto che hai fatto tutta la trafila dalla serie C alla serie A2. Se dovessi mettere la nazionale senior in una categoria in modo che sia competitiva dove la collocheresti?
Penso che la nostra squadra potrebbe giocare ed essere competitiva in serie B. Abbiamo ottimi giocatori, il grande capitano (Andrea Raschi ndr) ha fatto anni di esperienza tra i massimi campionati e abbiamo un giocatore (Ygor Biordi) che gioca tuttora in A1.
-C’è infine una partita per te importante con la maglia di San Marino che ti va di raccontarci?
Sicuramente la partita che ricordo con maggior piacere è stata la finale dell’europeo U16 che abbiamo giocato in casa contro il Kosovo. Quella partita ci ha portato a vincere l’oro agli europei e sono state emozioni davvero fantastiche, i legami con i compagni di quei tempi sono ancora molto forti e ci consideriamo un gruppo di fratelli. In più effettivamente nel gruppo c’era anche mio fratello Giovanni col quale ho giocato per tanti anni.

A mio parere, dalle parole di coach Porcarelli e di Ugolini possiamo trarre un grande insegnamento: non dobbiamo sottovalutare e snobbare quello che non conosciamo. Probabilmente pochi di noi (e sicuramente non io) sarebbero in grado di meritarsi una chiamata con la nazionale senior di San Marino ma non per questo dobbiamo smettere di sperare che prima o poi possa arrivare il nostro momento.
D’altronde, per che motivo hanno inventato i mondiali di maxibasket se non per farci sognare la maglia azzurra ancora per un po’?

TAG: basket, intervista, san marino
CAT: Basket

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