Non destra sociale, ma lo stato per i più forti: l’economia di Fratelli d’Italia

27 Settembre 2022

Questa tornata elettorale ha premiato Giorgia Meloni e il suo partito, Fratelli d’Italia. Il prossimo governo, quasi certamente, sarà espressione della maggioranza di destra. Vista la congiuntura economica estremamente delicata e la stagnazione che affligge il nostro paese, i riflettori sono puntati sulle proposte che il governo metterà in atto sia per tamponare la situazione che ci aspetta questo inverno sia per risollevare le sorti di un paese che ha smesso di generare ricchezza.

Bisogna innanzitutto smentire l’opinione comune all’interno del dibattito pubblico che ritiene il partito di Giorgia Meloni come espressione di quella destra sociale che ha caratterizzato le formazioni di estrema destra italiana fin dall’inizio dell’era repubblicana, come il Movimento Sociale Italiano. Un partito quindi lontano dai dogmi del libero mercato, che caratterizzano invece il conservatorismo liberale, intriso di forti tinte stataliste sulla falsariga del Rassemblement National.

Non è così, a un esame più approfondito. Anzi, scorrendo i programmi depositati nel corso degli anni si assiste a uno slittamento verso il conservatorismo liberale più tradizionale con sprazzi di protezionismo.

Partiamo ovviamente dal tema stato, che è tornato preponderante nel dibattito economico.

Di certo questo gioca un ruolo fondamentale nel programma del partito, ma questo non significa né che Fratelli d’Italia sia di destra sociale né statalista. Anzi, lo stato è sempre stato un attore fondamentale nelle economie moderne: basti pensare che nell’epoca del liberismo ottocentesco, ad esempio, si assistette a una forte presenza dello stato. Quelle infrastrutture necessarie per far funzionare un’economia di mercato richiedevano l’intervento della mano visibile dello stato.

Anche gli economisti più intransigenti sostengono la necessità di investimenti statali in infrastrutture o istruzione: quelli che tecnicamente sono beni pubblici e rappresentano una violazione degli assiomi dei teoremi dell’economia del benessere- la versione moderna della mano invisibile.

Proprio su questo punto il programma di Fratelli d’Italia appare chiaro: lo stato deve modernizzare il paese, partendo dalle grandi opere in grado di ridare slancio all’economia italiana. 

Oltre alle infrastrutture il ruolo dello stato per Meloni si inserisce anche nella necessità di ripensare la globalizzazione, in particolare sulla difesa delle aziende italiane e sulle catene di approvvigionamento più sicure e locali. Si tratta di un tema in cui vale la pena citare il detto popolare “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Certamente si inserisce in un dibattito odierno necessario e lungamente atteso, ma appunto la sua applicazione dipenderà da vari fattori non tutti in mano allo stato.

Allo stesso tempo serve, secondo Giorgia Meloni, una rivoluzione del sistema fiscale italiano. Poiché una flat tax secca come quella proposta da Forza Italia rischierebbe di compromettere i conti pubblici del nostro paese, Fratelli d’Italia propone uno step intermedio: la flat tax incrementale.

Invece di un’aliquota unica sull’intero reddito, infatti, la proposta di Fratelli d’Italia si basa sull’introduzione di una flat tax sul reddito in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Questo meccanismo, ha sostenuto il responsabile economico del partito Maurizio Leo, incentiverebbe il lavoro spingendo le persone “ad alzarsi dal divano”.

Non si può che rimanere perplessi davanti a una proposta di questo tipo. 

In primo luogo favorisce chi parte da un reddito più elevato. Consideriamo infatti due individui che, negli ultimi cinque anni, hanno guadagnato in media rispettivamente 20 mila e 100 mila euro. L’anno successivo entrambi vedono un incremento pari a 5 mila euro.

Questo incremento verrà tassato allo stesso modo sia per chi guadagnava 20 mila sia per chi ne guadagnava 100 mila. Eppure non è, nei fatti, equivalente: un euro guadagnato in più da una persona che già ne guadagna 100 mila è più utile se va a finanziare scuola, sanità, infrastrutture, piuttosto che finire interamente nelle tasche di una persona che non ne ha bisogno.

In secondo luogo il problema risiede in quel termine: incrementale. Un tale meccanismo favorirebbe chi ha avuto, appunto, un incremento di reddito rispetto a chi, invece, si è trovato con meno soldi in tasca.

Non convince nemmeno quel incentivo ad “alzarsi dal divano” di cui parla Maurizio Leo di Fratelli d’Italia: secondo la ricerca empirica un taglio delle tasse ai più ricchi, perché di questo si tratta, non ha effetti sull’offerta di lavoro né sulla produttività. Gli effetti sono invece maggiori disuguaglianze in un paese che già oggi è dilaniato da drammatiche divisioni sociali.

Anche il principio “più assumi meno paghi” fa sorgere perplessità: non siamo a conoscenza del modo in cui il suo partito implementerebbe questa politica, ma il problema sul lato dell’offerta in Italia non riguarda l’elevata tassazione, semmai il contrario.

Storicamente il nostro paese presenta una bassa quota salari- la parte di reddito nazionale che va al fattore lavoro- con un’esplosione dei profitti a fronte di stipendi stagnanti. Il tutto in un paese afflitto da una profonda asimmetria tra piccole aziende poco produttive- soprattutto sul lato servizi- e grandi aziende produttive spesso ex colossi statali o ancora oggi controllate dallo stato.

Si noti la mancanza di una strategia per i prossimi mesi: oltre a qualche riga, ad esempio sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, il programma di Fratelli d’Italia sembra completamente ignorare la difficoltà che il paese affronterà questo inverno. 

Chi quindi riteneva Fratelli d’Italia come un partito statalista con un’anima sociale ne resterà deluso- sia i suoi detrattori sia i suoi sostenitori. Quello che invece emerge è un programma tutto votato al sostentamento del capitalismo straccione italiano, che attraverso proposte di dubbia efficacia rischia di aumentare il divario tra chi in questi anni ha visto aumentare il suo reddito e le sue ricchezze e chi invece è rimasto indietro. A queste persone Fratelli d’Italia è in grado solo di offrire un passato mistico in cui rifugiarsi: di certo consolatorio, ma che non risolve i problemi.

TAG: economia, flat tax, fratelli d'italia, Meloni
CAT: Bilancio pubblico, macroeconomia

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