Buon viaggio Fabo
Sono nato in una famiglia cattolica, con un’educazione cattolica. Battezzato, ho frequentato i miei anni di catechismo, ho ricevuto la prima comunione, la cresima e ho anche fatto il chierichetto per diversi anni. Ancora oggi vado a messa regolarmente.
Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni di liturgie e di omelie è che il buon cristiano sa essere misericordioso e ha un unico compito: amare il prossimo suo come se stesso. Nella difficoltà di credere in Dio, è l’unica certezza che sono riuscito ad assimilare. Tra profezie, precetti e parabole, l’unico comandamento chiaro e tremendamente difficile da applicare è proprio questo. Ama i tuoi fratelli almeno quanto ami te stesso.
Ed è con il cuore triste e gli occhi lucidi che ho seguito la drammatica vicenda di Fabo. Un DJ pieno di energie, costretto a vivere una vita che non poteva più sopportare. Ecco, perché prima delle posizioni politiche, delle dichiarazioni ai giornalisti, degli editoriali infuocati (o dei post su Facebook), prima di tutto questo c’è l’umana comprensione o, per chi crede, l’istinto cristiano di immedesimarsi, di cercare di comprendere le ragioni di una scelta tanto tragica.
Così non è per molte persone che si fanno portatori della bandiera del cattolicesimo, pensando di rappresentare il mondo cattolico. A questi signori invidio le certezze incrollabili, il distacco con cui esprimono posizioni così nette. Considero il suicidio, assistito e non, un grave peccato? Sì certo. Considero sbagliato rinunciare a combattere? Ovvio. Ritengo che la vita sia un dono prezioso, un dono di Dio, e per questo non è “a mia disposizione”? Sì, penso anche questo.
Ecco, le mie posizioni, probabilmente, non sono molto diverse da un Adinolfi o da una Paola Binetti. Probabilmente loro risponderebbero più o meno allo stesso modo. Magari con qualche sfumatura, ma la sostanza cambierebbe davvero poco.
Quello che mi chiedo è: quanto possono essere incrollabili le risposte teoriche a domande teoriche davanti ad una vicenda così reale e drammatica come quella di Fabo?
La scelta di Fabo deve mettere in crisi i cattolici. Ad essere sbagliate non sono le risposte, ma le domande. L’unica davvero accettabile è: quanto valgono i nostri principi davanti alla sofferenza?
Non voglio commentare le parole indegne del solito Adinolfi che paragona l’eutanasia all’Olocausto. In tutta questa vicenda, non meritano un secondo della nostra attenzione.
Ma, se possibile, le parole di Paola Binetti sono ancora più pericolose. L’invito a non strumentalizzare la morte di Fabo suonano come un “non azzardatevi a fare leva sulla nostra compassione. La legge sull’eutanasia non passerà mai”.
Ed è proprio questo il problema. Nemmeno la disumana sofferenza di un ragazzo può scuotere le nostre coscienze? Cosa deve ancora succedere affinché crollino le nostre granitiche certezze? Perché nessuno, ma proprio nessuno, alza la mano e dice “ragazzi, magari stiamo sbagliando tutto”?
Sarà banale affermarlo, ma da cittadino cattolico lo ribadisco con forza: il dibattito sui diritti civili è viziato dal fatto che siamo stati troppo abituati ad imporre i nostri principi agli altri. Abbiamo portato avanti queste battaglie senza ascoltare il grido di disperazione di chi soffre, arroccandoci sui nostri “valori” e ignorando la libertà degli altri.
Per questo, caro Fabo, non mi rimane che augurarti buon viaggio. E ti prego, perdonali, perché sono stati troppo sordi per ascoltare il tuo grido di dolore.
7 Commenti
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chi è nella convinzione assoluta,libero di vivere le sue disgrazie e i suoi mali irreversibili come vuole fino alla fine.Ma non è amore verso il prossimo pretendere che uno non possa scegliere di fronte all’imponderabile di una malattia la strada più breve per porre fine alla sua sofferenza h24.
Caro Marco, concordo pienamente con la tua vicinanza a Fabo nella sua sofferenza, nella tua comprensione per il suo dramma e per quello delle persone che vicine a lui lo hanno vissuto: tutto questo è cristiano. Ma permettimi di dirti che non concordo per nulla con il relativismo tuo e di tanti altri oggi: se la vita è un valore fondamentale, lo è sempre e non ci sono condizioni di qualsiasi genere che lo possano mettere in discussione, anche se a volte costa fatica. Questo è il senso di tante aspre discussioni di questi giorni, discussioni che mai – per quanto ho sentito io – hanno messo da parte la compassione (nel senso letterale del termine), la vicinanza umana, la condivisione del dolore. Ma questa dell’eutanasia è una frontiera, da non superare mai. Forse sei troppo giovane per ricordarlo ma io ho vissuto il ’74 (divorzio), l’81 (aborto), il 2016 (diritti”civili”), per non rendermi conto che si spinge sempre più avanti un limite che toglie ogni senso ai valori e distrugge la società. E quindi un giudizio fermo e forte contro la morte “fai da te” deve essere sostenuto, pur con tutta la compassione del mondo.
La religione, da sempre, qui come altrove, implica leggi cattive: il problema sono i cattodementi in politica (binetti, alfano et cetera) che fanno il gioco del vaticano, vuoi per intima cattodemenza, vuoi per interesse personale. Il problema però è alla radice: come mai c’è gente che crede a queste evidenti frottole religiose? La risposta è da ricercare nell’incessante opera di propaganda evangelizzazatrice: battesimi e catechismi elargiti a bambini in fasce o comunque facilmente influenzabili, che presentano la superstizione come ottima, così come l’operato dei cristiani non appare come è stato in realtà. Ciò implica che vengano sempre ripetuti glistessi errori: ieri i cristiani discriminavano gli ebrei, le donne, i neri; oggi i gay e chi chiede eutanasia ed aborto. Occorrerebbe dire chiaramente a tutti che la la divinità crsitiana è una superstizione come le altre ed ha portato, costantemente dalla propria nascita, danni alla società, esattamente come ISIS, esattamente come tutte le altre religioni (con poche eccezioni).
come dimostrano anche i post qui sotto, la religione è terreno fertile per intolleranza e fanatismo: con una legge che permettesse l’eutanasia il cristiano potrebbe comunque “morire alla cristiana”, ma gli altri sarebbero liberi di scegliere; SENZA una legge siamo TUTTI costretti a morire “alla cristiana” ed ecco il vero motivo per il quale la legge manca: il credente si IMPONE. Idem per il crocefisso in aula. La religione in generale è come il fumo ed occorre lottare contro il fumo passivo
circa l’esistenza di dio, ecco un quesito che dovrebbe sistemare tutto:
sia che si creda ciecamente alle favole bibliche, sia che si sia un credente “fai da te” (cioè non si crede alle evidenti frottole bibliche, però “dio c’é”, ovviamente creatore ed onnipotente), è lo stesso:
Si pensi ad una sciagura qualunque, nostra o di altri, è indifferente: un tumore infantile, un terremoto, quel che ci pare.
Ci sono 3 SOLE possibilità:
1. Se dio fosse onnipotente, potrebbe raggiungere i suoi fini (anche quelli imperscrutabili) in ogni modo possibile, cioè anche senza sofferenza umana;
Poiché invece sceglie modi che questa sofferenza la provocano (timori infantili, terremoti), allora è sadico.
Oppure
2. Non è onnipotente;
ma allora che divinità è?
Oppure
3. NON ESISTE
Questa è la sola possibilità che fa quadrare tutto ciò che accade nella realtà, anche il caso del bene che capita ai cattivi e del male che capita ai buoni:
non ci sono disegni imperscrutabili, ma solamente il caso, che per alcuni sarà buono e per altri no
(ad es. se un tumore uccidesse un serial killer ne saremmo lieti, perché non potrebbe fare più vittime, ma per i parenti sarebbe un lutto).
solamente così si spiega un hitler che era un ottimo cristiano;
un totò riina con l’altare della madonna nella sua tana bunker;
papi e santi assassini e misantropi;
un bambino che nasce con un tumore;
La divinità quindi onnipotente NON ESISTE, tranne che nella testa dei credenti;
un dio sano di mente e comunicatore come descritto in tutti i libretti sacri, del resto, si sarebbe rivelato a tutti fin dall’inizio dell’umanità;
anzi, un dio serio non avrebbe creato un bel nulla, in quanto perfetto e completo e quindi senza necessità di avere figli da “bacchettare”
(indimenticabile il controsenso di concedere il libero arbitrio, salvo poi affogare con un diluvio tutti quelli che lo avrebbero usato male).
fino a prova contraria, un genitore fa dei figli esclusivamente per una spinta biologico-psicologica, cioè per se stesso;
solamente in uno stadio successivo può volere bene ai figli, ovviamente;
chi ama qualcuno che non c’è, né conosce, è uno psicopatico ;-)
Grazie Marco, esprimo solo il mio pieno accordo a quanto scrive. Se mi fossi espresso su questa questione, avrei scritto tutto esattamente come ha scritto lei. Compresa la nostra storia comune, da educazione in tradizionale famiglia cattolica… Per lo meno capace di pensare al rispetto per il prossimo, senza giudizi da sacra inquisizione… Il Cristianesimo ha già dato. Resta l’insegnamento di Cristo.
Arriva un momento in cui ogni persona onesta deve comprendere che le opinioni personali (ad esempio un credo religioso) può essere in conflitto con la democrazia, e deve decidere da che parte stare. Questo è l’articolo di una persona di fede (io non lo sono) che questo conflitto l’ha risolto. Si chiama laicità.