Boasson-Hagen, quando basta una rotonda per un numero da fuoriclasse

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21 Luglio 2017

Dobbiamo a Riccardo Magrini, passista capace in carriera di vincere nel 1983 una tappa al Giro e una al Tour (il che è una mezza impresa oggi, figuriamoci allora, quando i corridori italiani sulle strade francesi facevano una fatica terribile ad emergere), l’invenzione del termini “fagianata”. Direttore sportivo di Pantani e Cipollini passato poi a commentare il ciclismo per Eurosport, oggi Magrini è seguitissimo per le sue trovate linguistiche, dalla “catena incatricchiata” al “veglione del tritello” sino alla “miciola”, cavate talvolta dall’attività venatoria, tra l’altra dalla sua verve di bon vivant della Valdinievole (è di Montecatini).

Chi lo segue è ormai abituato a sentirlo comparare le asperità delle corse internazionali al San Baronto o ad altri strappi del Pistoiese. La fagianata è un allungo che viene compiuto da un corridore che si trovi in testa a un gruppo o un gruppetto. Non dunque uno scatto perentorio (e d’altronde non si scatta mai dalla testa): è piuttosto un tentativo che il fuggitivo prova a dissimulare, accelerando gradualmente, quasi a eludere l’attenzione degli altri corridori.

Non proprio una fagianata in piena regola, ma comunque un’intuizione nata dalla capacità di leggere istantaneamente le situazioni di corsa ha consentito a Edvald Boasson Hagen di vincere la 19a tappa del Tour, che si chiudeva a Salon de Provence dopo 222,5 chilometri (dunque la frazione più lunga dell’edizione 2017). In fuga con altri 19 corridori, evasi dal gruppo dopo una trentina di chilometri, in una giornata in cui le squadre degli uomini di classifica hanno opposto ancor meno resistenza del solito, il norvegese della Dimension Data si è ritrovato a 20 Km dall’arrivo all’interno di un gruppetto scremato da una lunga progressione del fiammingo Jens Keukeleire. Oggi ricorreva la festa nazionale belga, e oltre all’alfiere della Orica-Scott erano diversi i corridori de “le Play Plays” che aspiravano al successo. In testa erano infatti rimasti due tra i ciclisti più combattivi di tutto il Tour, Bakelants e De Gendt, entrambi ancora alla ricerca della vittoria di tappa, unitamente all’italiano Bennati, al tedesco Arndt, allo svizzero Albasini, al francese Chavanel e all’altro transalpino Gesbert, promettente passista 22enne che è in assoluto l’atleta più giovane presente al Tour.

Boasson Hagen, che ha conteso le volate di gruppo a Kittel, Sagan e Matthews, era indubbiamente la ruota più veloce del gruppetto, e dunque era marcato a vista un po’ da tutti. Ma a 3 chilometri dalla fine ha deciso assieme ad Arndt (anche lui sprinter eccellente) di affrontare una rotonda in modo contrario agli altri fuggitivi, trovando una traiettoria migliore che gli ha consentito di lanciarsi, guadagnare prima qualche metro sui sette e poi staccare di ruota anche il tedesco. Con una progressione spettacolare ha corso in apnea da grandissimo finisseur gli ultimi 2 km, vincendo per distacco. É così il primo corridore che porta a termine in solitaria in una tappa di pianura una fuga da lontano in questo Tour, nobilitando una condotta di corsa che lo ha visto protagonista ogni volta che c’era un finale in volata, a ranghi compatti, così come a plotone ristretto.

Anche una grande impresa può dunque originare o passare da una “fagianata”. Sul piano della classifica generale invece la frazione non ha detto nulla, limitandosi i leader a un mero trasferimento, in attesa della cronometro di domani, ancora ricca di incognite. A 48 ore dall’arrivo a Parigi, l’ordine d’arrivo per quanto riguarda il podio è ancora da scrivere. Froome ha la corsa in mano, ma i francesi ricordano ancora lo smacco di quando nel 1989 Greg Lemond correndo a 54 Km/h di media la breve prova contro il tempo di 24 Km da Versailles ai campi Elisi strappò il Tour al compianto Laurent Fignon, grazie al manubrio da triatleta e ai disturbi fisici che avevano tolto forze al “professore”.

Il futuro non è scritto: Romain Bardet e Rigoberto Uran hanno diritto a reclamarlo almeno sin alla linea d’arrivo di domani.

TAG: Edvald Boasson Hagen, Greg Lemond, Laurent Fignon
CAT: ciclismo

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