L'economia di Milano si conferma la più dinamica del paese, e tuttavia questo non basta a produrre salari sufficienti al costo della vita della città

Milano

I salari e l’abitare a Milano: considerazioni e proposte per un patto territoriale

10 Ottobre 2025

È da mesi che il tema dei salari e dell’abitare a Milano occupa le colonne e gli spazi dei media locali, nazionali e dei social.
Negli scorsi mesi le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL dell’area metropolitana milanese si sono occupate della “questione” nei loro convegni e congressi. Gli assessori del Comune di Milano Cappello e Conte lo hanno affrontato nel loro Forum dell’Economia Urbana del giugno scorso.
Inoltre, sul tema si è attivato con diversi convegni, seminari e iniziative il variegato mondo dell’associazionismo metropolitano.

Milano e la petizione per “Salari giusti in una città più giusta”

Adesso Milano ha presentato una petizione all’Amministrazione Comunale contenente le motivazioni per avere a Milano dei “salari giusti in una città più giusta”.
La Fondazione Kuliscioff ha organizzato un evento sulla necessità di potenziare e strutturare la contrattazione aziendale e territoriale come risposta ai bassi salari milanesi, commentandolo con esperti, docenti universitari e rappresentanti delle forze sociali. Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto il Seminario del Coordinamento delle Associazioni Riformiste dell’area metropolitana milanese, che raggruppa più di tredici soggetti, allargando il tema dei salari alla qualità delle politiche sul lavoro, alla rappresentanza e alla contrattazione.

Gli studiosi e docenti universitari come Marco Leonardi, Pietro Ichino, Maurizio Del Conte e il giuslavorista nonché ex ministro Tiziano Treu hanno, nei loro interventi, sottolineato l’esigenza di rivedere l’attuale assetto della contrattazione nazionale e decentrata e la fiscalità sul lavoro dipendente, individuando nel territorio il luogo per sperimentare tra associazioni delle imprese, sindacali e istituzioni soluzioni, intese e protocolli affinché la Città Metropolitana milanese sia contestualmente innovativa, attrattiva, sostenibile, abitabile da tutte le classi e socialmente inclusiva, con salari giusti e dignitosi.

Stipendi e costo della vita a Milano: il divario con l’Europa

In questi incontri e seminari, tutti i soggetti coinvolti hanno convenuto sul fatto che nella città metropolitana si percepiscono stipendi italiani a fronte di costi della vita europei o internazionali.
Al punto che il solo costo dell’abitare sta condizionando nel milanese l’accettazione da parte dei candidati di posti di lavoro nella P.A. e scoraggiando il mercato del lavoro anche nel privato.

Infatti, nella dichiarazione dei redditi 2024 sul 2023 la media dei redditi da lavoro dipendente della città metropolitana è di 31.834 euro annui, più elevata rispetto alla media di 29.120 della Lombardia e dei 23.290 dell’Italia.
Una delle cause del maggior reddito nel milanese è anche da ricondurre a una più diffusa presenza della contrattazione aziendale e territoriale sia nel privato che nel pubblico, come dimostrano i dati del Ministero del Lavoro sui premi di risultato.

Il peso del caro-vita e la necessità di rivedere la contrattazione

Se prendiamo a riferimento l’indicatore Nic/Istat, che misura l’andamento dei prezzi al consumo, vediamo che – fatto 100 la base Nic nazionale – nell’area metropolitana è 112, cioè del 12% in più.
Ciò significa dover recuperare mediamente 3.820 euro annui ai redditi da lavoro. Ma per attuare questo possibile recupero, bisognerebbe prima rivedere l’attuale assetto della contrattazione nazionale e decentrata, con nuovi indicatori e strumenti, insieme a un recupero del fiscal drag su tutti i redditi da lavoro.
Operazione, questa, che non è però nella competenza e disponibilità delle parti sociali e delle istituzioni locali.

Verso un patto territoriale per Milano

Il problema esiste e non può essere eluso o rinviato. Serve una cooperazione e un’intesa tra associazioni delle imprese e sindacali con le istituzioni, a partire dal Comune di Milano e dalla Città Metropolitana.
Si tratta di trovare la disponibilità di tutti i soggetti in un percorso concretamente percorribile a livello territoriale.
Per questo bisognerebbe guardare alle altre città metropolitane europee e vedere come hanno risposto al problema di chi lavora in tali aree, prendendone spunti applicabili a Milano.
Per esempio, a Parigi (Indemnité de résidence) e Londra (Weighting/Allowance) hanno adottato da tempo un’indennità (dal 3 al 5% sul reddito lordo), suddivisa in fasce centrali o esterne a seconda della posizione del luogo di lavoro.
Le motivazioni che hanno indotto all’introduzione di un’indennità metropolitana risiedono nel fatto che un lavoratore occupato in tali aree è sottoposto a costi per trasporti, pranzo, parcheggio, alloggio ecc., che gravano sulla sua retribuzione e conseguentemente sull’attrattività occupazionale dei servizi della città.
Riguarda ovviamente tutti i lavoratori occupati nell’area, ma più da vicino gli operatori della sanità, i dipendenti degli enti locali e delle varie pubbliche amministrazioni presenti sul territorio, oltreché la fascia di lavoratori del turismo, alloggio, ristorazione, delivery ecc.
Questi ultimi infatti sono occupati in servizi h24 e spesso non hanno retribuzioni adeguate.

Mance, premi e nuove forme di integrazione salariale

Anche qui si potrebbe prendere spunto dalle esperienze delle altre città metropolitane europee, dove sono state normate e definite nel prezzo o tariffa del servizio delle quote (mance) obbligatorie che vanno esclusivamente ai lavoratori. In Italia abbiamo già, per le “mance”, introdotto una tassazione di favore al 5%, come i premi di risultato.
Perché non strutturarla con strumenti che la rendano possibile e fruibile dai lavoratori interessati del territorio? Sono possibili soluzioni che dovrebbero interessare tutte le parti: dalle imprese ai lavoratori, alle istituzioni, alle OO.SS., a vantaggio della città e del benessere di chi vi abita, fa impresa e lavora.

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