Dipinto storico di Milano

Milano

Milano resta attrattiva, ma case e stipendi devono migliorare

Milano resta attrattiva, ma bisogna prendere di petto i temi casa e stipendi. Una narrazione insistente dice che questa città espelle i più deboli: in parte è vero, ma se respinge alcuni, accoglie altri. Sui costi dell’abitare deve essere la mano pubblica a intervenire

10 Agosto 2025

Negli ultimi anni, ed in particolare negli ultimi mesi, il diffuso storytelling sottolinea l’idea che Milano sia una città che respinge e allontana le persone, un luogo difficile in cui mettere radici. Ma questa narrazione, a mio avviso, non racconta tutta la verità. Come sociologo dell’Università Statale di Milano, da una decina d’anni misuro la percezione della qualità della vita a Milano, aggiornando ogni anno la ricerca che si basa su capillari interviste fatte dai miei studenti zona per zona, quartiere per quartiere, per raccontare le diverse anime territoriali della metropoli attraverso gli occhi di chi la vive.

E la realtà si manifesta secondo modalità più complesse e sfumate dei “racconti” che la circondano in maniera apodittica e manichea. Fino al periodo del Covid, era prevalente l’identificazione di una sorta di Modello Milano da seguire, una combinazione equilibrata tra risorse innovative, miglioramento delle periferie e attrattività nazionale ed internazionale. Da qualche anno a questa parte, ha preso forma il suo esatto contrario: una città respingente e subalterna al grande capitale perlopiù immobiliare. Né l’una né l’altra di queste narrazioni sono corrette; non lo erano del tutto quelle positive, non lo sono quelle odierne.

Milano, nonostante le sfide economiche, continua ad attrarre fasce di popolazione come giovani e stranieri. I dati demografici del Comune indicano che entro meno di vent’anni quasi un quarto dei residenti avrà più di 65 anni, mentre i nati e i bambini piccoli diminuiranno del 40%. Tuttavia, la popolazione giovane sembra destinata a crescere, confermando che Milano resta un polo di attrazione.

Questa città rappresenta ancora un’opportunità per chi studia e lavora, anche se mettere radici diventa più complicato per chi non le ha già. La questione abitativa, infatti, resta uno dei nodi principali. È fondamentale che le istituzioni pubbliche, a livello comunale, regionale e statale, intervengano con decisione per risolvere il problema casa.

Ma non basta: anche gli stipendi sono un ostacolo. Un piccolo esempio personale: come professore universitario, percepisco uno stipendio di quasi un terzo inferiore rispetto ai miei colleghi europei, e questa disparità influisce sulla possibilità di vivere e formarsi una famiglia in città. La percezione diffusa – e ovviamente corretta – è che il costo della vita sia più alto, ma in realtà il vero problema sono le retribuzioni, spesso insufficienti per sostenere uno stile di vita adeguato.

Questa situazione rischia di trasformare Milano in una città sempre più per single e anziani, con meno famiglie e meno bambini. Per invertire questa tendenza, è prioritario adottare iniziative come ad esempio quelle di Genova, dove le imprese sono incentivate ad offrire salari dignitosi ai propri dipendenti, creando così un ambiente più sostenibile per i giovani.

Ma come dovrebbe essere la Milano del futuro? Le indagini ci dicono come sia necessario riprendere un’idea già proposta alcuni anni fa, quella di una città policentrica, con più centri vivaci e autonomi, dotati di servizi culturali, teatri e spazi di aggregazione. Questa strategia potrebbe favorire una migliore qualità della vita, anche per le persone più anziane, e contribuire a creare un tessuto urbano più sicuro e vivace.

Nonostante le difficoltà, le ricerche di un decennio sottolineano come la percezione della qualità della vita a Milano rimanga piuttosto elevata: il 75% dei residenti è soddisfatto del proprio quartiere, anche nelle zone periferiche, e una percentuale limitata dichiara la propria volontà di cambiare quartiere. Questo dato dimostra che, pur con i problemi da affrontare, il capoluogo lombardo continua a essere una città attrattiva e vivibile.

Milano si trova in un momento di transizione. Le sfide legate all’abitare, alle retribuzioni e alla composizione demografica sono reali, ma la città possiede ancora le risorse e le potenzialità per reinventarsi. Investire in politiche abitative, salari dignitosi e una pianificazione urbana policentrica potrebbe essere la chiave per costruire un futuro più equo e sostenibile, in cui tutti possano sentirsi parte di questa grande metropoli.

 

Università degli Studi di Milano

 

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