Corrente a getto: desaparecidos e reaparecidos

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28 Luglio 2019

Jet stream: in quest’estate a tratti calda (come ogni estate che si rispetti) a tratti burrascosa (ebbene sì, può anche accadere che lo sia, vedi l’ultimo movimento del concerto grosso L’estate di Vivaldi, che finisce con un tempestosissimo orage, composto in piena Piccola Era Glaciale), brillano per

assenza loro, i desaparecidos. Uomini e cose scomparsi che improvvisamente riaffiorano dall’oblio per riannegarvi subito dopo. Effetti della corrente a getto.

In primavera, gioventù dell’anno, non s’è fatto altro che riempire le cronache colle loro gesta, perché avrebbero salvato il mondo da quei cattivacci degli adulti, colpevoli di negligenza, di disattenzione, di connivenza, alla fine colpevoli e basta, per emettere così tanta anidride carbonica da arrostire il mondo intero oppure per compiere malvagi atti da alienati. Stiamo parlando dei ragazzini, due ragazzini un po’ più svegli degli altri che sventano l’attentato di uno squilibrato alla guida del bus scolastico oppure altri ragazzini o ragazzine che seguono le orme di questo o di quell’ “eroe” coetaneo e formano per le vie urbane ingombranti cortei per nobili cause ancorché incomprese anziché imparare qualcosa sui banchi di scuola, qualora questo fosse ancora possibile.

L’estate sta passando senza che nessuno di questi “eroi” adolescenti dia lezioni di vita agli adulti, per fortuna. Forse coloro credono di averne date abbastanza in primavera e, soprattutto, che siano state ritenute e non trascorse come passa un temporale primaverile.

E meno male che non c’è un Edmondo De Amicis a celebrare cotesta età fiorita come la salvezza dell’umanità. Verrebbero fuori nuovi racconti in un moderno Cuore, con scolari in sciopero per cause urgentissime e con professori che rinunciano a insegnare loro qualcosa di utile perché tanto i ragazzi sanno già tutto, tanto da potersi permettere di non andarci più, a scuola: “La piccola vedetta anticarbonica” o “I piccoli salvatori del bus” o “Dall’Atlante alle Prealpi” o cose così. Molti altri, giornalisti, opinionisti, presentatori, cantanti, artisti, politici (soprattutto), papi e altri religiosi, si sono espressi con parole entusiastiche per le paladine dell’ambientalismo svedesi, per i piccoli “eroi” di origine straniera (!) – povero ministro S., che scalogna che non fossero di etnia italica e, soprattutto, lombardi, che umiliazione, si percuoterà i coglioni col rosario a nove code per lo smacco, al momento della preghiera vespertina, che siamo sicuri non manchi mai nelle sue così importanti, identitarie e soprattutto regolari pratiche religiose – e per tutti gli adolescenti intruppati nella corrente che assolutamente bisognava seguire, pena la scomunica. Guai a osare una minima critica, si passava (e forse si passa ancora) per oscurantisti, negazionisti e cattivi senza se e senza ma. Modestamente, ho nel curriculum anche questo.

Cuori infranti da De Amicis

Desaparecidos.

Sarà che ’sti giovani non sono più utili, forse, dopo le elezioni europee? Erano forse strumentali a orientare la Pubblica Opinione verso una romantica direzione ambientalista (o creduta tale, perché di serio ambientalismo in quei venerdì di scioperati c’è assai poco), capeggiata dagli adolescenti puri che hanno capito ogni cosa del clima e che conoscono ogni rimedio per riportare ogni cosa a un equilibrio che non esiste nei termini in cui viene fatto credere a tutti dall’informazione mainstream?

Perfino Meilhac e Halévy, due ribaldi librettisti di melodrammi e operette fanno dire al personaggio della Pubblica Opinione in Orfeo all’Inferno, dell’immenso Jacques Offenbach: “I Greci mi chiamano Eudossia, e Zeus mi ha scelto perché i princìpi non siano troppo turbati dalla creatività. Guidando tutte le età di volta in volta, voglio che tutti i bambini siano saggi, che i padri vengano rispettati, e PRETENDO di restaurare la fedeltà nei matrimoni” e così via… fa proprio al caso nostro! Proprio ciò che i giornali proclamano: i bambini saggi, i padri rispettati, beh… per i matrimoni fedeli, lasciamo stare… la creatività ha avuto la meglio. Ma questo da sempre.

Dei sospetti chiedono strada e quei sospetti si tramutano presto in certezze di come l’infanzia e l’adolescenza vengano costantemente strumentalizzate da certi adulti, soprattutto da quelli che hanno il potere, sia esso politico, mediatico, economico (tre poteri che spesso sono uniti tra loro da fili più o meno nascosti), per arare e coltivare l’indolente e scocciata Pubblica Opinione, ufficialmente stanca di codesta classe politica insopportabile, spesso inutilmente chiassosa, rissosa, verbosa, incoerente, quasi che tutto fosse come una partita di calcio o il palio di Siena. Troviamo un argomento di cui si parla poco, almeno distraiamo dalla routine e dai nostri acrobatici traffici carsici. Operazione riuscita, usando Eudossia e rivoltandola come un calzino. E il pubblico ci casca in pieno. Offenbach geniaccio senza frontiere.

I mini eroi del pullman ignorati fino a ieri dopo l’exploit, non si sapeva più che cosa avessero fatto, se avessero superato l’anno scolastico (siccome non si boccia più nessuno, per carità, che ingiustizia, immaginiamo di sì), dopo i legittimi elogi ricevuti per la brillante azione antiterroristica a loro insaputa, condotta solo con uno smartphone, senza i potenti mezzi del ministero dell’Interno, almeno nella prima fase. Scopriamo che ieri hanno, giustamente, ricevuto la cittadinanza per meriti speciali. Reaparecidos. Domani ricadranno probabilmente nell’oblio. Desaparecidos again. Jet stream.

 

C’era una volta un piccolo naviglio

Greta forse sta ancora meditando su quale tipo d’imbarcazione potrà mai raggiungere i territori d’oltremare senza inquinare neanche un briciolino i mari già stracolmi di monnezza e per non spargere orrende quantità di anidride carbonica prendendo l’aereo. Forse un veliero della marina svedese tutto per lei, allestitole dalla commissione del Nobel per i meriti della fanciulla, in modo che diffonda la sua saggezza anche sulla Luna: La Gazzetta Selenita riporterà per filo e per segno tutti i suoi pensieri, in uno zibaldone in vendita col quotidiano. Ma pure lei ha momentaneamente diradato le sue incursioni a parte un avvistamento a Parigi in questi giorni, ben poca cosa rispetto ai paginoni a lei dedicati solo qualche mese fa, dov’era l’ospite d’onore ovunque. Ha di certo mancato una grande vetrina televisiva nostrana, che avrebbe avuto perfino il titolo giusto per le sue battaglie: Che tempo che fa. Immaginiamo la Littizzetto che si presenta in trecce, zainetto e borraccia per non farla sentire a disagio (se non l’ha già fatto).

Desaparecidos. Tutti digeriti ed espulsi dal clangore mediatico.

Forse sarà per le vacanze estive? E certo, senza la scuola i venerdì di sciopero climatico non possono esserci, che si fa? Si sciopera nelle vacanze? Mi rifiuto di fare le vacanze e sciopero. Potrebbe essere originale, va detto. Ma le vacanze meglio passarle in spiaggia, anche se improvvisamente una tromba d’aria può portarti via. Eh… le correnti a getto sono così…

Cosa manca a tutta questa moltitudine di giovani per essere credibile e per poter essere considerata realmente un valore aggiunto? Mancano tante e varie cose, senza dubbio, la consapevolezza della complessità degli argomenti per cui scioperano e della realtà, innanzi tutto. Ed è ovvio, perfettamente in linea coll’età e l’inesperienza e bonariamente giustificabile proprio per questo. Ma la cosa più evidente nella sua assenza è una qualità che a volte può sconfinare nel dominio dei difetti, a seconda del punto di vista. La coerenza. Chi glielo spiega a codesti marmocchi che la loro frenetica attività informatica inquina moltissimo? Che gli smartphone o i tablet o i computer che usano per darsi appuntamento, per scambiarsi fotografie o altro, per rispondere a twittate o a facebookate (spesso di minchiate) sono oggetti tutto meno che smart e altamente inquinanti? Che gli zainetti e le scarpe da ginnastica e le magliette e le tute, le pinne e gli occhiali e tutti gli accessori scintillanti che magari comprano da Decathlon (solo per dirne uno tra i tanti) o altri rivenditori magari in inquinantissimi immensi centri commerciali dove si radunano, chissà, per l’hamburger pomeridiano o domenicale (altro orrore antiecologico), sono prodotti in aree del pianeta dove lo sfruttamento del lavoro e la manipolazione di materiali pericolosi non conosce limiti? Per carità, niente di male a comprare da Decathlon, sono forniti di molte cose comode e appropriate, ma la coerenza, visto che consumando quei prodotti si difende e finanzia un sistema che, secondo Greta, sta facendo collassare il pianeta, producendo la catastrofe climatica entro dieci anni (accipicchia, che esattezza di previsioni!), esigerebbe un’attenzione maggiore verso i dettagli.

Dettagli che non vengono spiegati ai giovani, i quali possono infervorarsi romanticamente per una causa, fermandosi alla punta del famoso iceberg, il quale peraltro co ’sto caldo potrebbe anche liquefarsi, senza capirne un tubo e soprattutto senza capire da che tipo di mondo provengono e dove vivono. Né, peggio mi sento, dove vanno. Dettagli che sfuggono, evidentemente, anche ai più anziani che li supportano e che li usano per le loro rivoltanti campagne politiche. Trovare qualcuno che capisca sistemi così complessi come l’ambiente e la climatologia in codeste masse di adolescenti e di adulti mai cresciuti è come trovare dei tulipani fioriti a dicembre nella tundra. Tundra che va a fuoco d’estate, secondo i titoloni dei giornali di ieri e di oggi. Perché nelle regioni “artiche” non ci sono foreste, come farebbero credere quei titoloni, ma solo tundra. Il ghiaccio perenne o quasi perenne e la scarsa luce invernale, che caratterizzano le zone artiche, non permettono la crescita di essenze arboree. Come quando si leggeva qualche anno fa che quando non c’erano i ghiacci alle calotte polari vegetavano le palme. Forse in quelle terre che oggi si trovano spostate di migliaia di chilometri per effetto della deriva dei continenti, le palme stavano lì, ma non certo a latitudini polari. Semplicemente perché è impossibile per degli alberi vegetare a quelle latitudini, perfino con dieci gradi di temperatura in più: non c’è la luce per sei mesi. Desaparecidas sia le palme che le foreste artiche attuali. Desaparecida anche la razionalità.

Se le foreste canadesi o siberiane o addirittura groenlandesi – vorrei sapere quali grandi estensioni in Groenlandia, quella di oggi, ospiterebbero foreste degne di questo nome – vanno a fuoco, non è, peraltro, una novità. Il ciclo del fuoco è uno dei tanti cicli ecologici che ha sempre caratterizzato i vari ambienti naturali in ogni parte della Terra. Se avviene in zone disabitate come il Canada o la Siberia, alla fine, non farà altro che rigenerare altre foreste, perché gli elementi nutrienti distrutti dal fuoco ricadono in buona parte sul terreno e in altri casi, a seconda delle temperature raggiunte dal fuoco, si liberano nell’aria e vengono trasportati altrove, nutrendo altre zone. I semi dei frutti aperti dal calore germineranno su quella lettiera e nuove foreste prenderanno il posto di quelle bruciate o, qualora fossero piante che rigenerano polloni dalle radici, ricresceranno anche più rapide. Gli incendi, anche se risulta difficile comprenderlo e accettarlo, nella nostra voglia di cristallizzazione della realtà in un presente che non esiste, paurosi di qualsiasi cambiamento, sono parte del ciclo vitale del pianeta. Ma gli allarmismi e le notizie presentate come calamità tout court, insieme a disorganiche e ben indirizzate informazioni servono, appunto, a creare apprensioni e a cercare colpevoli anche dove magari non ce n’è. Le minchiate colossali a cui la gente crede senza conoscere alcunché della geografia astronomica e della storia climatica del pianeta sono innumerevoli. Molti allarmismi, oggi, sono strumentalmente associati al fenomeno mediatico gretesco: visto? Greta lo diceva che il mondo va a fuoco! E giù orde di creduloni che l’unica cosa che dovrebbero spegnere, quando non è già spento, è il proprio cervello. Attività cerebrale 0, pace perpetua, niente opinioni, per favore, meno che mai pubbliche!

Autorigenerazione di una foresta di conifere americana dopo un incendio

Ma, se in questi caldi mesi estivi ci sono dei giovani desaparecidos, altri fanciulli, molto più drammaticamente desaparecidos tempo fa sono oggi reaparecidos e solo perché si è sollevato un velo mimetico che nascondeva tutto.

E già, i giovanissimi sono pure oggetto di orrende mercificazioni (oltre a quelle già legate al consumo e al loro assoggettamento e indottrinamento), come spunta da indagini condotte in quell’area dell’Emilia Felix (o ex tale); anche lì, per altri versi e vicende, si parla di desaparecidos, cose che ricordano alla lontana gli orrori riguardanti i figli degli autentici scomparsi in Cile e Argentina. Lì i genitori veri erano uccisi dai regimi fascisti; qui ed oggi non si può fare (ancora, per lo meno) ma li si uccide metaforicamente, sempre con metodi altrettanto fascisti, negando loro la propria famiglia, distruggendo reputazioni di persone che non c’entrano nulla e rubando i bambini, plagiandoli e facendo loro il lavaggio del cervello. Ci s’indigna, giustamente, ma subito se ne fa un caso politico, accusando solo un partito – unicamente per l’appartenenza a un partito di alcuni degli attori della vicenda – e non, per esempio, singole persone e tutto un sistema connesso, sì, anche alla politica ma, guarda che combinazione, a un mondo in cui gli oscenamente ipocriti valori di una religione sono inestricabilmente legati a questi casi. Ci sono spesso, in queste oscure vicende legate alle infanzie rubate, preti e suore di mezzo, con case famiglia, istituti per la gioventù, e poi ci sono anche onlus trasfigurate da nomi infantili quali “Hänsel e Gretel” (tetra favola dei tetri Grimm dove, peraltro, esiste anche la figura della tetrissima strega Marzapane che attrae, imprigiona, cucina e mangia i bambini, corto circuito freudiano dei fondatori), visioni di famiglie “tradizionali” e di valori altrettanto “tradizionali”. Tradizionali, quindi, per l’immagine pubblica e la Pubblica Opinione, sempre lei, assolutamente credibili e difendibili contro un qualsiasi “disordine”, presunto o autentico, e usati come un’arma di sfondamento da sedicenti, indecenti e convincenti psicologi, assistenti sociali, funzionari, medici legali, giudici, per compilare e contraffare documenti e moduli in modo da far apparire indegne le famiglie di provenienza dei piccoli individuati per il commercio dei loro corpi e coll’inevitabile e conseguente sfacelo delle loro menti. Un disastro umano e sociale in nome dell’egoismo e dell’irresponsabilità. L’inchiesta di Repubblica “Veleno” svelò i risvolti agghiaccianti di uno di questi orrori di vent’anni fa, orrori che si ripresentano regolarmente oggi in luoghi prossimi, come se nulla fosse successo. E questi sono solo quelli di cui si è venuti a sapere.

Tra l’altro, chi accusa un certo partito di essere il burattinaio delle orrende vicende emiliane, non si accorge che la suddetta onlus grimmiana era stata anche oggetto di donazioni del suo stesso partito attualmente di governo o almeno della sua divisione regionale. Roba da far rigirare tutte le stelle, altro che cinque solamente. Costellazioni d’irresponsabilità e superficialità nelle sfere celesti, con meteoriti, comete, supernovae e buchi nerissimi. La bocca di coloro ogni tanto dovrebbe essere tenuta chiusa, per prudenza. Forse cucita? Ma l’incontinenza è più forte.

Donazioni senza frontiere

Le indagini ci rischiareranno e speriamo che ci mostrino almeno un qualcosa di più vicino alla verità, ammesso che ci si possa arrivare, anche per riempire i giornali di qualcosa di diverso dalla banalità quotidiana e dalla depravazione verbale della politica.

Tornando ai primi desaparecidos è probabile che, appena ricominceranno le scuole, dell’ambientalismo da ricreazione di Greta se ne parlerà sempre meno avendo perso di freschezza, anche perché l’argomento alla fine risulta monotono e scialbo, soprattutto tra gli adolescenti che troveranno un altro oggetto per la loro incoerente attenzione, e si cercheranno nuovi fenomeni per riempire il vuoto ideologico e narrativo della nostra società attuale. Forse nuove religioni, nuove profezie di fini del mondo, nuovi immigrati-mostri, “nuove” dottrine politiche per sottrazione di quelle già esistenti e obsolete. Più facilmente nuovi videogiochi, violenti e sanguinolenti. Se invece non sarà così, assisteremo al monitoratissimo viaggio attraverso gli oceani – speriamo senza scontri con iceberg vagabondi, vista la canicola polare, o con tempeste perfette – della giovane velista svedese, forse accompagnata dai fan, familiari e non, argomento per una vera saga, quasi degna di un reality televisivo in stile Pechino Express. Forse potrebbe avere più successo degli insipidi e superflui videodocumentari dibattistiani. Chi vivrà vedrà.

Nel frattempo riesumate il brano Jet Stream del sassofonista Grover Washington jr. (sono passati 35 anni… e lui è desaparecido senza speranza dal 1999):

Pushing on a sound so bright

Let’s stay home alone tonight

Be the one to light my life

Be the one to take my life

On a jet stream…

 

Vi aiuterà.

 

 

© 2019 Massimo Crispi

 

P.S. Il giorno dopo che ho scritto questo intervento ho appreso che la piccola pizia svedese andrà oltre l’Atlantico sulla barca a vela di Pierre Casiraghi. Bel colpo, Greta, a bordo scortata da un membro della famiglia reale di Monaco… l’avresti mai detto che uno sciopero del venerdì ti avrebbe portato nelle braccia di un principe? Manco Cenerentola! Tutti ecologisti upper class!

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CAT: clima, costumi sociali

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