Displaced: antologia su Richard Mosse

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16 Giugno 2021

Displaced: migrazioni, conflitti e cambiamento climatico narrati dalle “psichedeliche” fotografie di Richard Mosse.

Il MAST di Bologna conferma il proprio impegno nel documentare l’impatto dell’uomo sull’ambiente, i conflitti e le crisi umanitarie, attraverso l’arte, attraverso la fotografia. A due anni di distanza dal successo di Anthropocene, è stata inaugurata “Displaced”, la prima mostra antologica dell’artista Richard Mosse. Curata da Urs Stahel, l’esposizione presenta un’ampia selezione delle opere del fotografo irlandese: un viaggio tra la fotografia documentaria e l’arte contemporanea su Migrazione, Conflitto e Cambiamento climatico. L’opera di Mosse ci mostra come non ci sia soluzione di continuità tra emergenze ambientali, cambiamenti sociali, economici e politici, conflitti.

Le origini dei progetti e delle opere di Richard Mosse, presentate al MAST di Bologna, prendono origine da un evento estremamente attuale in questi tempi.  Mosse venne a sapere di una epidemia causata da un virus in Malesia nel 1999. Quell’anno, gli immobiliaristi malesi avevano bruciato la foresta pluviale per ricavare terreno edificabile e questo aveva spinto migliaia di pipistrelli della frutta (chiamati anche volpi volanti), a volare lontano in cerca di manghi e germogli di durian. I pipistrelli si spinsero fino ai margini della foresta in cerca di cibo, fino a raggiungere alcuni allevamenti intensivi di maiali, dive venivano coltivati anche manghi e durian. I pipistrelli arrivarono per mangiare i manghi e attraverso i frutti parzialmente mangiati caduti a terra, il virus fu trasferito dai pipistrelli ai maiali. Non ci volle molto perché il virus mutasse nei nuovi ospiti suini e venisse trasmesso agli esseri umani, il cui DNA è simile a quello dei maiali. Il 40% dei contagiati morì. Gli altri ebbero danni cerebrali permanenti. Il virus venne chiamato “Nipah” dal nome del villaggio in cui fu isolato per la prima volta.
Sebene Mosse fosse stat attirato dalla possibilità di documentare questa epidemia attraverso le immagini spettrali di quei luoghi abbandonati per un decennio a causa della quarantena ed inghiottiti dalla giungla, quando giunse in Malesia si rese conto che le foto in bianco e nero di quei luoghi non erano “evocative” quanto avrebbe voluto.

Dalla Malesia pensò allora di spostarsi in un altro luogo colpito da un’epidemia causata da un virus, ed approdò in Congo, colpito in quel periodo dall’Ebola. Da questo primo tema Mosse passò a documentare gli effetti dei conflitti per l’accesso alle risorse minerarie in Congo, alle migrazioni, agli impatti sull’ambiente del cambiamento climatico. In questo percorso di ricerca artistica Richard Mosse ha esplorato anche l’uso delle più avanzate tecniche, applicate in ambito militare o scientifico, all’espressione artistica e allo story telling. Passando dall’uso della pellicola Kodak, sensibile all’infrarosso, all’uso delle fotocamere termiche, all’uso delle immagini multispettrali.  La mostra resterà aperta fino al 19 Settembre 2021. Le immagini ed i filmati, estremamente coinvolgenti, ci danno un’indicazione su alcune delle più gravi crisi sanitarie, umanitarie e ambientali che hanno colpito e tutt’ora affliggono l’umanità ed il pianeta Terra.

In mostra alla Fondazione MAST sono esposte 77 fotografie di grande formato inclusi i lavori più recenti della serie Tristes Tropiques (2020), realizzati nell’Amazzonia brasiliana. Oltre a queste straordinarie immagini, la mostra propone anche due monumentali videoinstallazioni immersive, The Enclave (2013) e Incoming (2017), un grande video wall a 16 canali Grid (Moria) (2017) e il video Quick (2010).

TAG: coltan, ebola, migrazioni, pandemie, virus
CAT: clima, Geopolitica

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