La condizione delle donne è difficile. Perché, quella maschile no?

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13 Dicembre 2016

Sono tanti. Piu’ di quaranta. Appartengono all’Associazione “Papà Separati, Lombardia” . Sono padri di famiglia che si sono divisi dalle loro mogli o dalle loro compagne e la cui situazione ha portato alla sottrazione dei loro figli da cui non vogliono essere divisi.
“La separazione dovrebbe riguardare i genitori, non i bambini”.
Sono tutti insieme, questa sera. Ognuno di loro si porta in dote un dolore enorme. La perdita dei propri figli. Sono bambine e bambini, le cui madri hanno sottratto al loro cuore di papà. Soffocati da forme d’amore a volte malate, da ricatti, da condizioni psicologiche insostenibili. Alcuni di loro si sono ammalati. Altri hanno perso tutto e hanno passato le pene dell’inferno. Donne che in alcuni casi loro stessi definiscono “violente”. Spesso smentite dai magistrati, o dagli assistenti sociali. Giacomo (nome di fantasia) mi racconta che la sua compagna, straniera, mentre lui – unica fonte di guadagno – portava a casa uno stipendio per sfamare la propria compagna e il piccolo appena nato, un bel giorno si è trovato “un’amica di lei in casa per sei mesi.” Senza lavorare.

O quella di Davide (altro nome di fantasia) che mi racconta di un rapporto andato in fumo, senza che fosse stato celebrato un matrimonio, ma già con due figli. Per cui il giudice ha riconosciuto il diritto di lei a prendersi la sua casa. “Non siamo tutelati da sposati figurati se come uomo hai dei diritti, da semplice convivente”.Poi un bel giorno arriva la crisi economica, e la malattia di un familiare. “E a quel punto il mondo crolla tutto insieme”. E si ritrova senza niente. Storie di ordinaria sopraffazione e di una categoria, quella degli uomini, costretti ai soprusi di donne che li hanno privati di tutto. Li hanno lasciati soli. ” Forse sono stato assente, è vero, mi dice Davide, ma io tornavo tardi perché lavorare tanto significava poter mantenere la famiglia. Poi un bel giorno non c’è più nulla”. In alcuni casi, la vera ragione per cui è nata l’Associazione “Papà Separati,Lombardia”, non hai neppure il diritto di vedere la creatura che hai messo al mondo. Ti tolgono l’aria che respiri.Nell’esercizio di una conflittualità giuridica ci sono genitori maschi che vengono privati del diritto di stare accanto ai propri figli.
Non li vedono per mesi. Fermati da accuse “che non hanno un supporto probatorio”,dicono molti di loro.
A Leo( anche questo nome di fantasia) rimasto con pochi soldi a causa di una situazione che definire precaria è poco, sono arrivate addosso nove denunce, spesso per accuse dimostratesi, a suo dire, assolutamente false. “Altrimenti non sarei qui”. Però adesso ha una valvola nuova al cuore perché nel frattempo si è ammalato a 43 anni. Dolore nel dolore, chi usa le bugie in rapporti che sono finiti, per millantare violenze che non ha mai subito. Sento che dentro questo dolore c’è un enorme amore per la vita e per la donna. Ad un certo punto Davide, musicista, che per l’occasione ha deciso di partecipare alla cena natalizia portando le sue canzoni che parlano anche di queste tragedie personali e cantandole insieme agli altri, suona una musica leggera: un valzer. Anche lui padre separato. Uno dei papà ,allora, si mette a ballare con una delle due donne presenti. Ognuno di loro ha voglia di amare i propri figli. Ha voglia di una vita normale.

Un professore, Giorgio, dice rivolto ai presenti: “”Siamo nati due volte. La prima volta da un utero di una donna. La seconda siamo nati da un utero sociale. Quell’utero è padre”.

Antonio Saggese fondatore dell’ Associazione “Padri separati dai figli”

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TAG: Antonio Saggese, Padri separati dai figli
CAT: clima, Milano

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