Che ‘Happy’ quei ‘Days’

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10 Gennaio 2024

Il 15 di gennaio saranno 50 anni tondi tondi di ‘Happy Days’. La prima puntata della serie che conquistò le platee televisive di mezzo mondo andò in onda negli Stati Uniti – esattamente – la sera del 15 gennaio del 1974: lanciata nell’etere dalla Abc restò sulle scene fino al settembre del 1984 diventando un ‘cult’ indiscusso ad ogni latitudine. Italia compresa. Da noi la ‘situation comedy’, nata da un’intuizione di Garry Marshall, sbarcò su Rai Uno più o meno tre anni dopo, l’8 dicembre del 1977. E fu amore a prima vista. Nel tinello davanti alla tavola apparecchiata o in salotto – prima del rito del Tg delle 20 – non c’era famiglia che si perdesse la saga imperniata sulle vicende dei Cunningham – babbo Howard, mamma Marion e i due figli Richie e Joanie, per tutti ‘Sottiletta’ – divenuti, di serata in serata, quasi dei parenti stretti. Come tutti gli altri personaggi a gravitare intorno a loro: dagli amici di Richie, Ralph Malph e ‘Potsie’ Webber, da Alfred a Arnold – i titolari di ‘Arnold’s’, la ‘tavola calda’ quartier generale della gioventù di Milwaukee – fino a Arthur Fonzarelli, nato come ‘spalla’ dello stesso Richie – nelle idee dei creatori del telefilm – e diventato, invece, la star nelle vesti di ‘Fonzie’, meccanico rubacuori e ‘guru’ dell’allegra combriccola. Non c’era famiglia italiana – a cena – che si perdesse il racconto di quegli Anni 50 fatti – con un occhio alla narrazione cinematografica di ‘American Graffiti’ – di buoni sentimenti, Rock ‘n’ Roll, goliardia e amicizia. Un racconto ‘borghese’, incentrato su valori rassicuranti. Divertente senza strafare. Ambientato non in una metropoli come New York ma in uno stato ‘periferico’, il Wisconsin e in una città, Milwaukee – che ha persino dedicato una statua a ‘Fonzie’, cittadino illustre seppur di celluloide – di certo non sulla ‘mappa’ di quelle che contano. Finita al centro dell’attenzione – ‘Happy Days’ a parte – giusto per questioni baskettare con il titolo Nba finito da quelle parti nel 1971, grazie alle magie di Oscar Robertson e di Lew Alcindor-poi Kareem Abdul Jabbar e, nel 2021, con i Bucks trascinati da Giannis Antetokounmpo. Non c’era famiglia – salvo gli appassionati di Goldrake che arrivò a queste latitudini il 4 aprile del 1978 alle ore 18.45 su Rai 2 – disposta a rinunciare ai Cunningham e compagnia bella. Difficile, d’altronde, resistere a quelle immagini allegre e spensierate – mentre nel Paese soffiava l’aria pesante degli ‘anni di piombo’ – e a tutta l’iconografia classica degli ‘States’: dal juke-box al ‘Drive In’, dalle felpe e i cardigan dell”high school’ e dei college agli hamburger giganti, dal baseball e dal basket ai ‘macchinoni’ rombanti. Un’iconografia molto amata da questa parte dell’Oceano Atlantico in un Paese come l’Italia – in cui la serie televisiva ha registrato anche punte di 13 milioni di spettatori – molto presente nello show: ‘Fonzie’ è il soprannome di Arthur Fonzarelli; suo cugino (poi fidanzato di Joanie), Chachi Arcola; il proprietario di ‘Arnold’s’ il locale dove si ritrovano Richie e i suoi amici si chiama Al Delvecchio (il suo posto verrà poi preso da Pat Morita, interprete anche del signor Miyagi nella trilogia di ‘The Karate Kid’) e la fidanzata di ‘Fonzie’, Pinky Buscadero. ‘Happy Days’ fa cinquant’anni. E se li porta ancora benissimo.

TAG: serie televisiva, serie tv, televisione
CAT: costumi sociali

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