Il Terzo Pilastro di Rajan, quanto contano comunità e quartieri nell’era globale

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28 Maggio 2019

Perché i nostri vicini contano per noi, se possiamo raggiungere persone che si trovano in ogni parte del mondo mediante un click? Quale ruolo svolgono oggi le comunità basate sulla prossimità in un Paese avanzato che ha uno Stato funzionante e dei mercati vitali? Malgrado Stato e mercati si siano presi carico di molte delle funzioni assolte inizialmente dalle comunità, la comunità basata sulla prossimità ne svolge ancora di importanti. Aiuta a definire chi siamo. Ci conferisce un senso di potere, la possibilità di creare il nostro futuro di fronte a forze globali. Inoltre ci aiuta nei periodi difficili in cui nessun altro è disposto a farlo. Ovviamente la comunità può anche essere tradizionalista, di vedute ristrette e riluttante nei confronti dei cambiamenti. Una buona comunità moderna supporta i propri membri pur essendo al tempo stesso aperta, inclusiva e dinamica. Vedremo perché fare tutto questo è difficile ma anche necessario se si vuole che la comunità faccia fronte ai problemi che dobbiamo risolvere.

Tutti noi siamo influenzati dalle persone che ci circondano. Le gioie che proviamo sono più piacevoli quando i nostri amici se ne rallegrano; i successi che otteniamo ci danno ancora più soddisfazione quando vengono applauditi dalle persone alle cui opinioni teniamo; le nostre proteste sono meno isolate e la nostra indignazione è meno incerta quando sono condi-vise dalle persone che ci sostengono; il nostro odio è più corrosivo quando viene pungolato da altri individui che lo provano; le nostre pene sono meno gravose quando la nostra famiglia ne porta il fardello insieme a noi. Oltre a tutto ciò, valutiamo i nostri atti in base al loro effetto sulle persone a noi vicine, ai solchi che lasciano nella loro vita. Se così non fosse saremmo solo dei passanti fugaci e ci sarebbero poche evidenze del fatto che siamo mai esistiti. Ciascuno di noi attinge da varie comunità parzialmente sovrapposte che ci aiutano a definire chi siamo, ci conferiscono un’identità oltre e al di sopra del nucleo che consideriamo noi stessi e solo noi. Esistono comunità di vario tipo, alcune caratterizzate da legami più stretti di altre. Una comunità può essere un gruppo di persone tra le quali esiste un legame di sangue (come una famiglia o un clan) oppure esiste, o è esistita in passato, una prossimità fisica, come le persone che vivono in un villaggio o ci abitavano prima di emigrare. Una comunità può essere costituita da persone che hanno la stessa visione del modo in cui bisognerebbe vivere (come in una setta religiosa), o svolgono la stessa professione (come nel settore cinematografico), o frequentano lo stesso sito o le stesse chat (come il gruppo degli ex studenti della mia università, nel quale ciascuno sembra avere un’opinione diversa su ogni cosa e l’assoluta necessità di esprimerla). Ognuno di noi ha più identità, in base ai gruppi a cui appartiene. Inoltre alcuni di noi hanno una o più identità virtuali che si aggiungono a quelle reali.

A mano a mano che la comunicazione è migliorata e i costi dei trasporti sono diminuiti, le comunità caratterizzate da una maggiore distanza fisica tra i membri hanno acquisito importanza. Per alcuni di noi possono essere molto più importanti del quartiere in cui viviamo. Di fatto un tema fondamentale di questo libro sono le passioni che si scatenano quando una «comunità immaginata» come lo Stato soddisfa quel bisogno di appartenenza che il quartiere non può più soddisfare.

Ciononostante ci occuperemo prevalentemente della comunità basata sulla prossimità, per varie ragioni. Per gran parte della Storia, quando le distanze contavano davvero, questo è stato l’unico tipo di comunità che influiva davvero sulla vita della maggior parte delle persone. È ancora oggi l’ambito in cui perlopiù si concentra l’attività economica. Per la maggior parte di noi, il nostro quartiere è ancora l’ambito con cui interagiamo ogni giorno ed è ciò che ci tiene ancorati al mondo reale. È l’ambiente al quale partecipiamo come esseri umani socievoli, non come membri di un clan, correligionari, professionisti o opinionisti senza volto sul web.

È il luogo in cui abbiamo più probabilità di riuscire a convincere gli altri che la nostra umanità ci unisce più di quanto la nostra etnia, la professione che svolgiamo o le nostre origini nazionali ci rendano diversi. È senza dubbio l’ambito in cui dibattiamo e ci persuadiamo a vicenda, mentre eleggiamo i nostri rappresentanti e partecipiamo alla gestione dei servizi pubblici locali che hanno ripercussioni su di noi. È il luogo in cui ci riuniamo per dare inizio a movimenti politici più ampi. Come vedremo più avanti, una comunità sana, partecipe e prossima è il mezzo mediante il quale potremmo ovviare al contrasto fra il tribalismo che noi tutti abbiamo ereditato e i requisiti imposti da un Paese grande e variegato. Pensando al futuro, a mano a mano che più impieghi dell’area produttiva o di quella dei servizi verranno automatizzati, dal bisogno umano di relazionarsi e dai bisogni sociali esistenti nei quartieri potrebbero facilmente scaturire molte professioni di domani.

Nelle comunità basate su legami stretti avvengono transazioni di vario tipo che non prevedono l’impiego di denaro o di contratti esecutivi. In alcuni casi può succedere che tutti i benefici vadano a una sola parte. L’aspettativa a volte è che questa restituisca il favore, ma può darsi che ciò non avvenga mai. In una famiglia normale, solitamente i membri si aiutano a vicenda senza stilare documenti o versare rate. In molte società, agli amici non importa davvero chi paga la cena; anzi, di fatto la possibilità di non tenere il conto è il segno distintivo dell’amicizia vera. Proviamo a confrontare le transazioni che avvengono in una comunità con la tipica transazione di mercato. Ho appena comprato una gomma per la mia bicicletta. Ne ho cercata una di qualità adeguata a un prezzo ragionevole su una piattaforma online, l’ho pagata con carta di credito e mi è stata consegnata nei tempi previsti. Malgrado questa transazione abbia richiesto poco tempo, si fonda su un’elaborata comprensione esplicita o su un contratto. Se lo pneumatico non viene consegnato o è difettoso ho a disposizione per contratto alcuni rimedi. La transazione avviene a debita distanza e una tantum. Il venditore e io non ci conosciamo. Ognuno di noi rimane soddisfatto e trae un guadagno dalla transazione, anche se non ne avverranno altre fra di noi. Non cerchiamo un’ulteriore soddisfazione mediante un rapporto continuativo.

(testo tratto dall’Introduzione a Il terzo pilastro di Raghuram Rajan, pubblicato in Italia da Bocconi Editore. L’autore sarà presente al Festival dell’Economia di Trento: domenica 2 giugno 2019)

 

TAG: Raghuram Rajan
CAT: costumi sociali

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