Ci tocca dire #jesuisChiaraFerragni
Stamattina, leggendo distrattamente i Trending Topics di Twitter, mi è balzato all’occhio l’hashtag #chiaraferragni. “Ma allora è proprio vero, sta arrivando una ferragnina!” ho subito pensato… e invece no.
La Ferragni è finita tra gli argomenti più dibattuti del social network a causa di una fotografia, pubblicata su una rivista patinata, che la ritrae nei panni di una Madonna del Sassoferrato: un fotomontaggio delicato, del tutto innocuo, ma che le ha attirato le accuse di blasfemia e di offesa al sentimento religioso (con tanto di esposto in Procura) da parte del Codacons, sedicente “associazione di consumatori” che in passato ha già più volte attaccato la famosa influencer.
L’immagine incriminata è in realtà opera di Francesco Vezzoli, artista di fama mondiale che ama mescolare l’arte antica con le icone pop contemporanee e fa parte di un progetto artistico per celebrare le donne italiane e mettere in discussione “lo schema patriarcale e gli stereotipi di genere“; poco importa, perché secondo gli zelanti censori essa “ha generato indignazione e raccapriccio nell’opinione pubblica e sul web” in quanto è “una grave mancanza di rispetto per i cristiani, per l’intero mondo religioso e per l’arte in genere” (bum!). La colpa imperdonabile è “lo sfruttamento indegno della figura della Madonna (…) a scopo commerciale, essendo noto come la Ferragni sia una vera e propria macchina da soldi finalizzata a vendere prodotti“. Per non farsi mancare nulla, l’esposto è stato presentato anche al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e addirittura al Papa (!), “affinchè si pronunci contro tale squallida e inutile provocazione“.
Poichè la denuncia non è stata presentata contro l’autore dell’opera contestata, ma contro la sua modella (peraltro accusata di inesistenti interessi commerciali) e poichè non si tratta del primo attacco, viene proprio da pensare che il Codacons abbia un’autentica ossessione verso la Ferragni; le motivazioni, tanto bigotte quanto infondate, fanno nascere il sospetto che dietro la sigla di un’associazione di tutela dei consumatori si nasconda un’accolita di talebani del tradizionalismo cattolico, scandalizzati dall’utilizzo dell’iconografia mariana per il ritratto di una giovane donna emancipata che si è pubblicamente espressa contro il razzismo e l’omofobia.
Sono passati quasi sei anni dalla strage di Charlie-Hébdo: allora, l’Occidente scese in piazza al grido di “je suis Charlie” per opporsi al fanatismo religioso che aveva voluto punire nel sangue l’uso satirico dell’immagine del profeta Maometto. Oggi, a chiunque in Italia abbia a cuore la laicità e la libertà di espressione tocca compiere un gesto di solidarietà via social alla vittima di un attacco mediatico farisaico e bacchettone: scrivete anche voi, insieme a me,
#JeSuisChiaraFerragni
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