Pandemia: resistenza, resa e altri consigli inutili

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25 Ottobre 2020

Ho visto i tafferugli di ieri a Napoli, e a Roma. Militanti di destra: vogliono il Duce e poi parlano di «Dittatura sanitaria» e fanno caos. Militanti anarchici: non sanno minimamente cosa sia la non violenza di Gandhi e, prima, di Tolstoj. e non credo abbiano comunque letto alcunché. Militanti populisti, no vax, cospirazionisti etc.: Taceant verba dum imperat morbus

Il quadro generale è esprimibile in pochi punti, rigorosamente (e ossimoricamente)  a caso:

1) Esiste la pandemia, esiste un virus che si diffonde con la stessa facilità del raffreddore, e in questo sito possono vedersi i numeri reali, crescenti esponenzialmente https://www.worldometers.info.

2) Si crede troppo nel potere di indirizzo da parte di chicchessia, specie del “governo”, sulla situazione pandemica. Questo è un bias di sopravvivenza di fronte al contesto complesso che ci circonda e che non riusciamo a controllare. Tipo uomo cacciatore-raccoglitore, di prima di 12.000 anni fa (cfr. Yuval Harari).

3) V’è un narcisismo infantile che cerca sempre o un capro espiatorio o il soccorso genitoriale (del genitore fantasmatico) totipotente.

4) Si ha–d’altro canto– una visione di onnipotenza anche nella scienza, pensando che essa possa fare tutto immediatamente, trovare immediatamente un vaccino (per l’HIV ancora non esiste e sono passati 40 anni dal suo outbreak) mentre ci vorrà tempo, prove ed errori. Scienza che comunque resta l’unico strumento (debole, fallibile, ma concreto) di controllo sanitario del virus, per«venirne fuori» (ma vedi punto 8).

5) Ritornano pulsioni aggressive dettate da crisi economica, ma anche da burnout da “pandemic fatigue”. Questo è un altro fatto;

6) Anche altre vie politiche sono pericolose, intese come “ribellioni dal basso”;

7) Resta la spiritualità, come ricerca di senso in un cammino interiore in questa situazione di trauma collettivo (o, per chi ha quattrini, la psicoanalisi);

8) spero che usciremo da tutto questo (tra due-tre anni almeno), sicuramente  cambiati, come non si sa; ma ne usciremo – forse – ripulendo il linguaggio e interdicendo  l’uso di alcune parole (es. «andrà tutto bene», «venirne fuori», «ci mentono», «tenere-duro-due-mesi-fin-al-vaccino», «la politica è impreparata», «governatori di regione», «coprifuoco», (»lanciafiamme«!)  «lockdown», «salviamo-le-attività-indispensabili», «le scuole sono sicure»-«le scuole sono insicure», «dispositivi di protezione», «metti mascherina, salva la bambina», «capitaleumano», «smartworking», «salute-o-lavoro», «al tempo del covid», «occorre resilienza», «chiudere tutto», «infodemia», «servizi essenziali», ecc ecc [: il gioco potrebbe essere trovatene altre]),  e riabilitandone altre, pochissime, per la verità, ma io  ne propongo due «resistenza» e «resa»,  nel senso di Bonhoeffer:

«Mi sono chiesto spesse volte dove passi il confine tra la necessaria resistenza e l’altrettanto necessaria resa davanti al “destino”» (Tegel. 12.2.44).

9) Consigli inutili: Respirare, sentirsi come un fiore, un sasso, il vento. Non serve a nulla ma fa bene. Studiare, leggere, informarsi, serve a qualcosa, ma non farlo per quello. Fa bene ugualmente. Vedere pochi programmi talk show giornalistici (ansiogeni), autoreferenziali, etc; e più telegiornali che parlano di fatti. Ma solo una volta al giorno.

9.1) Fare post senza rileggersi. Ogni volta che lo farai usciranno refusi. E come dice la legge di Murphy : C’e’ sempre un altro refuso.

9.3) Borat 2 è una boiata pazzesca [scusate questo post scriptum non necessario: era un vezzo].

9.4) Coltivare il proprio giardino (cit).

 

(continua)

 

TAG: Diario dal coronavirus
CAT: costumi sociali

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